Milena Barberis o l’ossessione del bello mutante

milena barbersiMostra, a cura di Alberto Crespi, in collaborazione con Fondazione Giosuè Carducci, Associazione Amici dei Musei di Como e Associazione culturale – artistica Inform’Arti internazionale, con il patrocinio del Comune di Como, di 30 pitture digitali su tela eseguite tra 2010 e 2012 e un’installazione. Inaugurazione giovedì 14 marzo alle 18 (fino alle 21) al Broletto di Como. Apertura fino al 9 aprile da giovedì a domenica dalle 16 alle 19, domenica 31 marzo e lunedì 1 aprile dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19

«Racconto attraverso l’immagine femminile situazioni, fatti, stati d’animo – dice Milena Barberis –. Dipingo corpi e volti: questi cambiano continuamente, subiscono trasformazioni fisiche. Occhi, bocca, mani, torsi, gambe si modificano nelle diverse circostanze, mentre il soggetto interpreta parti diverse. Uso la tecnica digitale in chiave pittorica, trasformo e manipolo la base fotografica con un procedimento totalmente manuale. Utilizzo tutti gli strumenti del computer, pennelli, matite, colori, esattamente come quando, prima del 2000, dipingevo in modo tradizionale».

«Le opere che presentiamo oggi in mostra parlano di un significativo incremento del dinamismo conferito alla figura, ottenuto con la trasformazione di un’immagine in altre contigue ma differenti, leggibili alfine come sequenza di fotogrammi, talvolta “montati” a computer a bella posta a suggerire un’azione, un movimento – scrive nel testo critico Alberto Crespi –. Nei volti, il lavoro sulle labbra e sugli occhi comporta minime ma significative mutazioni nelle fisionomie. Altrettanto quello sulle capigliature e quello d’ombreggiatura, con strumenti digitali paralleli a quelli di un pittore tradizionale».

«Tutti comportano lunghissime ore di lavoro a video – prosegue Crespi –. È proprio in questo tempo prolungato in cui l’artista interviene, opera, abita nel velario dell’immagine che si innescano l’empatia – al limite di un impossibile possesso – poi il distacco, inevitabile per imposizione dello strumento di lavoro. L’icona, volto femminile, gode di una precarietà assoluta nella sua inesistenza fisica e proprio perciò richiama più energia, più amore da parte dell’artefice che al tempo stesso ne è assoluto padrone. In ogni momento un click del mouse la salva o la elide, in un tempo infinitesimale. A questo potere assoluto su un’icona di cui è negato il dominio definitivo aderisce un gioco erotico sottile».

«L’artista vi mette in gioco un alter ego, una modella, conosciuta in ogni piega – conclude lo scritto –. Amplissimo è il potere degli strumenti della pittura digitale paragonato alla pittura tradizionale fino ad essere molte volte più freddo e crudele o al contrario più caldo e avvolgente. Variazioni cromatiche dello sfondo ottenute in breve selezionando un’area ed assegnandole un tono diverso dalla paletta dei colori piombano in tempo reale sulla figura che sembra vacillare sotto il peso della massa di colore accendendosi di riflessi. La pittrice ridisegna la bocca, abbassa le palpebre, stira impercettibilmente i lineamenti, prova nuovi volti senza remore nel violare l’altrui intimità. Cancella zone del corpo con lame di bianco facendolo in pezzi, accende le capigliature in un fuoco di fila di trasformazioni, in uno sfrenato make-up tra apoteosi e gioco al massacro: una ossessione del bello mutante dagli infiniti e pericolosi risvolti biografici allargati ad una famiglia virtuale di figure che sono sempre lo specchio – luminoso od oscuro – della propria».

Per informazioni tel. 339.8276279, Internet www.milenabarberis.it. [md – coinformazioni]

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