
Razzismo elvetico/ Sel: allarme per le europee
Titti Di Salvo (deputata Sel), Luca Fonsdituri (Forum lavoro Sel), Marco Lorenzini (coordinatore provinciale Sel Como) commentano l’esito del referendum zenofobo svizzero: «Il risultato del referendum del 9 febbraio scorso, proposto dalla destra xenofoba svizzera (UDC e Lega dei Ticinesi), ci preoccupa molto perché dimostra che in quel paese ci sono paure e sentimenti antistranieri che rimangono forti, soprattutto nei cantoni tedeschi e nel canton Ticino (dove i Verdi hanno purtroppo appoggiato le richieste della destra), minoritari invece nei cantoni francesi. I risultati ci dicono che nelle grandi aree urbane, più interessate a fenomeni migratori, ha prevalso il no mentre nelle periferie e nei piccoli cantoni dove il fenomeno è marginale ha prevalso il sì. Nel canton Ticino, dove il fenomeno del frontalierato è importante per l’economia di quel territorio, i dati diffusi nel gennaio 2014 sulla disoccupazione, secondo la Segreteria di Stato dell’economia e il Dipartimento delle Finanze e dell’Economia di Bellinzona, sono questi: 8.247 disoccupati, dei quali 3.913 svizzeri (47,4%), 4.334 stranieri (52,6%). Anche questo dato dimostra la natura ideologica e irrazionale del voto e deve spingere le forze politiche democratiche europee ad un rinnovato impegno per contrastare la deriva xenofofa che si sta diffondendo nel nostro continente.
La vittoria di misura dei sì (50,3%) contraddice i trattati tra U.E e Svizzera di libera circolazione e trasforma di fatto i migranti da libere persone portatrici di diritti a braccia da inserire nei settori lavorativi secondo il sistema dei contingenti. Non ci saranno ripercussioni immediate perché il Governo federale ha 3 anni di tempo per adeguare la vigente legislazione con gli esiti referendari, ma i 60.000 lavoratori frontalieri, dei quali più di 23.000 sono comaschi, sono fortemente preoccupati per il loro futuro. Il nostro partito a livello locale e parlamentare si impegnerà affinché il governo apra subito un tavolo di trattative con la Svizzera su questi temi e, con i nostri circoli svizzeri, appoggerà il referendum di maggio che propone un salario minimo uguale per tutti in ogni cantone della Svizzera L’inserimento di un salario minimo, a prescindere dal settore, permetterebbe di superare il ricatto che molti datori di lavoro fanno ai lavoratori di accettare, a parità di mansioni, una paga inferiore a quella dei lavoratori svizzeri. Siamo consapevoli che l’esito del referendum è un campanello di allarme per le prossime elezioni europee, per cui il nostro impegno sarà ancora più marcato per promuovere una Europa sociale dei diritti per tutti, per il superamento della politica di austerity, per lo sviluppo di politiche economiche che favoriscano il lavoro, per la difesa del modello sociale europeo». [Titti Di Salvo (deputata Sel), Luca Fonsdituri (Forum lavoro Sel), Marco Lorenzini (coordinatore provinciale Sel Como)]