La Cisl non occupa, si occupa delle fabbriche

cisl dei laghiPer il segretario della Cisl dei Laghi Gerardo Larghi il tema articolo 18 non è centrale, più importante l’acquisizione di maggiori tutele per coloro che oggi non le hanno. La questione nodale per la Cisl  non è «la flessibilità in uscita ma la mancanza ormai strutturale della domanda di lavoro».

 

«La  discussione sull’art 18 non costituisce oggi il vero problema dell’economia e dello sviluppo.

Il falso problema  di  modificare o  meno tale norma e in che portata, è nella realtà un modo per sviare l’attenzione da ciò che invece è più importante per il nostro paese: lavoro ed occupazione.

Allo stato dei fatti  la  normativa  recente che  ha riformato  l’istituto  del contratto a termine, con l’abolizione della causale per tutta la sua durata e con la possibilità di prorogarlo per ben cinque volte ha fatto sì che  la portata reale dell’art. 18 si  sia nella  pratica  fortemente  ridimensionata, dato  che le imprese hanno la possibilità di assumere i lavoratori con un’uscita di sicurezza dal rapporto di lavoro, per almeno un triennio. L’art. 18 quindi, è già superato per i giovani e i neoassunti per i quali si può utilizzare la forma contrattuale sopra ricordata.

A tutto ciò si aggiunga che la riforma Fornero del mercato del lavoro ha già sostanzialmente  liberalizzato   i  licenziamenti  economici  (per  i  quali non  opera più  la reintegrazione).

Malgrado ciò, effetti  positivi sul mercato non ce ne sono stati.

Se una riforma dell’ art 18 nei fatti deve essere effettuata, essa deve concernere il mantenimento della sua applicazione nei casi di licenziamento illegittimo di tipo discriminatorio e disciplinare e la sua non applicazione solo per i primi 3 anni in caso di licenziamenti economici ( con, a questo proposito , nei primi 3 anni, la sostituzione della reintegra con un’indennità economica maggiore rispetto a quella attualmente prevista)

Non è esente dal ragionamento poi la considerazione sulla percentuale di aziende interessate all’ambito di applicazione dell’art 18 in Italia e , nello stesso ordine percentuale, nella nostra provincia, laddove il totale costituisce una parte non rilevante del novero dei lavoratori dipendenti occupati nel settore privato dell’industria e dei servizi.

Il merito della questione si dovrebbe allora spostare anche sulle differenze radicali nel trattamento  fra  lavoratori, laddove  si può assistere perfino alla  possibilità  di  trattamenti  radicalmente diversi, successivi nel tempo, di un medesimo lavoratore nel corso dello stesso rapporto di lavoro.

Le considerazioni sull’art 18 devono dunque rientrare in una cornice di più ampio respiro: oggi le imprese non si fanno spaventare da tale norma. Sono libere di assumere, ma non lo fanno e questo deve necessariamente far riflettere sul vero nodo della vicenda, e cioè come la questione nodale dell’argomento non sia la flessibilità in uscita ma la mancanza ormai strutturale della domanda di lavoro.

Per questo la Cisl ha scelto una forma di manifestazione che, senza perdere di vista le tutele generali, riporti al centro il problema vero: che non è quello di occupare le fabbriche ma di occuparci delle fabbriche». [Gerardo Larghi, segretario generale Ust Cisl dei Laghi]

 

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