
Priorità/ Il Consiglio comunale per le spese sociali
Stasera il Consiglio comunale di Como darà senso alla parola democrazia. Lunedì 14 marzo il massimo organo politico della città non si annoierà a seguire diatribe di potere, polemichette da avanspettacolo, questioni di lana caprina, sfoghi violenti di asti da casta e tra caste. E per una volta la politica più importante non sarà relegata nelle dichiarazioni preliminari, bizzarra forma di censura delle idee costrette in un limbo senza discussione.
Stasera c’è una mozione firmata da tanti e tante che parla di cose concrete, quindi globali. Sì dirà che se è tanto condiviso il documento è vago. Si dirà che alcuni (gli “alzatori di mano”, definizione che qualche anno fa abbiamo dato a coloro che votano tanto e non intervengono mai) voteranno solo perché così fan tutti, spinti da quell’orrore democratico definito “disciplina di partito”. Ma sono dietrologie.
La realtà è che il Consiglio comunale di Como si accinge a decretare che le persone valgono (almeno) quanto le armi. Palazzo Cernezzi chiederà che l’accoglienza sia considerata (almeno) importante quanto la sicurezza. Se passerà (e passerà) all’essere Città Messaggera di Pace e sede del Monumento alla Resistenza europea, Como aggiungerà il titolo di essere attiva contro la barbarie, capace di chiedere risorse adeguate che eludano patti che stabilizzano solo l’ingiustizia e alimentano la follia razzista che sta invadendo l’Europa negandone la stessa esistenza e disseminandola di muri assassini e stupidi.
E non è la prima volta che il Consiglio comunale si pone dalla parte dei diritti umani. Si pensi alla preliminare di Mario Forlano nel precedente Consiglio nel quale grazie a lui e al Coordinamento comasco per la Pace forte è stato levato l’urlo: No alla guerra in Libia. Si pensi a quante volte, anche solo ricordando gli ultimi sei mesi, consiglieri e consigliere (tra essi Italo Nessi, Luigino Nessi, Marco Butti, Celeste Grossi, Andrée Cesareo, Stefania Soldarini e molti/ e altri/ e ) hanno lamentato la ferita all’umanità della città determinata dalla negazione dell’accoglienza con il bivacco in stazione, hanno chiesto libertà per tutte le culture e tutte le religioni, hanno denunciato il mercato che imprenditori spregiudicati, travestiti da samaritani, fanno sulla pelle dei profughi in fuga da guerre, violenze e povertà ricavando dal loro dolore ingenti guadagni. Sbaglia chi dice che il Consiglio è capace solo di occuparsi di marginale burocrazia e di diatribe di potere che non spostano la bilancia della giustizia se non per aumentare il dislivello dei bracci. Non è così. E se troppe ore vengono spese per il confronto tra le forze politiche su paracarri e rotonde, su incarichi e procedure, su dettagli tanto localistici da essere microscopici, talora – oggi – nella sala consiliare va in scena la politica, quella vera quella delle Priorità che interessano le persone. Evviva. [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]
Leggi nel seguito il testo della delibera che sarà discussa nella seduta di lunedì 14 marzo in Consiglio comunale a Como.
«Deroga al patto di stabilità per le spese sociali
Premesso che:
il 18 novembre2015 il presidente della Commissione Europea Juncker ha annunciato ai cittadini europei che le spese per la sicurezza e l’acquisto di armi saranno considerate spese straordinarie da non far rientrare nel patto di stabilità in nome della lotta al terrorismo. Visto che: il rispetto del patto di stabilità è la motivazione con la quale negli ultimi anni sono stati imposti nel nostro paese tagli ai trasferimenti agli enti locali per 19 miliardi e 12 miliardi di mancati trasferimenti erariali;
in nome delle politiche di austerità il Fondo Nazionale per le politiche sociali rispetto al 2008 ha subito un taglio complessivo di quasi l’80% e la quota del Fondo destinata a regioni ed enti locali ha subito una riduzione del 58%;
la drammatica riduzione dei fondi per il contrasto alla povertà e l’esclusione sociale e l’assenza di misure strutturali di sostegno al reddito hanno fatto esplodere gli effetti della crisi sulle fasce più deboli della popolazione producendo un drammatico aumento della povertà. Visto che: la povertà assoluta è triplicata arrivando a colpire oltre 4,5 milioni di italiani, così come sono cresciute la dispersione scolastica, la povertà minorile e la disoccupazione giovanile, tra le più alte d’Europa;
gli ultimi dati Istat denunciano come il 28,3% della nostra popolazione sia a rischio povertà.
Visto che:
l’aumento delle diseguaglianze e delle povertà favoriscono mafie e corruzioni, rischiando di innescare guerre tra poveri e generare frammentazione sociale e rancore tra le fasce più deboli della popolazione, sempre più marginalizzate e considerate un problema invece che cittadini portatori di Diritti e Responsabilità;
a causa dei tagli alle politiche sociali ed all’imposizione dalle politiche di austerità in tutta Europa le diseguaglianze sono aumentate a livelli insopportabili e rappresentano il problema principale che oggi mette seriamente a rischio coesione sociale e tenuta democratica: sono 128 milioni i cittadini europei in povertà relativa e 43 milioni nell’indigenza;
in nome della lotta al terrorismo si è data la possibilità ai governi di derogare al patto di stabilità non inserendo nel conteggio del deficit le spese per la sicurezza;
le politiche sociali rappresentano un investimento sulla coesione sociale e sulla sicurezza ancor più necessario in questa fase dinanzi all’esplosione delle diseguaglianze ed alle contraddizioni e tensioni che queste generano.
Considerato che:
il terrorismo e le mafie si sconfiggono soprattutto combattendo le diseguaglianze ed investendo in diritti sociali, istruzione e cultura, le vere armi in grado di isolare socialmente e politicamente l’ideologia del terrore e della guerra,
Chiediamo
di derogare al patto di stabilità per le spese relative ai servizi sociali, fondamentali per il contrasto alle diseguaglianze ed all’esclusione sociale di cui il terrorismo e le mafie si nutrono per diffondere i loro messaggi di odio.
Impegniamo il comune e la giunta
a chiedere al governo nazionale di manifestare presso il presidente della Commissione Europea la volontà politica del nostro paese di derogare in nome del rispetto dei Diritti e della intangibilità della dignità umana sanciti nella Carta di Nizza.
Firmatari: Grossi, Nessi, Cariboni, Luppi, Tettamanti, Soldarini, De Feudis, Favara, Greco, Grieco, Frigerio, Rovi, Imperiali, Marzorati».
Tutte le informazioni su im Patto sociale sul sito di Miseria ladra.