Liberare la politica da arredo urbano e viabilità

circonvoluzioniNon è più il momento di giocare sulla spiaggia con la sabbia per fare dighe posticce e neppure con le automobiline. La realtà dei problemi non è posta solo dalle inchieste che rivelano  gravi deficienze politiche nell’affidamento fideistico a “tecnici” oggi inquisiti. proponiamo una riflessione a prescindere sulla irrealtà del dibattito sul Nuovo piano del traffico in una contesto di gravissimi problemi sociali e politici che non posso essere elusi occupandosi di arredo urbano e di parcheggi.

Quello che mi chiedo ogni giorno è se davvero la politica sia la gestione del traffico o non sia qualcosa di più interessante per le persone. Da tempo, a Como come altrove, i riflettori sono puntati su buche, rotonde, corsie preferenziali. Persino i toni del confronto politico si alzano fino alla rissa (c’è addirittura chi usa termini bellicisti) quando in ballo ci sono parcheggi e arredi stradali. Sembra che l’essenza stessa della democrazia sia l’asfalto e come esso viene fruito dal popolo. Così i conflitti tra maggioranza e opposizione e all’interno degli schieramenti assumono aspetto di lotta senza esclusione di colpi e persino di rissa personale se si tratta di ztl o di sensi unici. Navigati esponenti politici tengono memorabili interventi in Consiglio comunale con frasari apocalittici. Io ritengo che tale degenerazione sia la misura di quanto la realtà fatta di lavoro, di miseria, di malattia e naturalmente anche di relazioni, affetti, gioia, salute e benessere sfugga ai più tanto che politica e media mi sembra divaghino tra paracarri e tombini ostinandosi allo sguardo fisso sul dito non vedendo la Luna. Le persone sono esseri viventi e senza di essi persino le strade e le piazze non hanno senso. Nessuno dei comaschi si alimenta di asfalto. Mi stupisco che i governi della città (sarebbe ingenuo pensare che ci sia solo quello di Palazzo Cernezzi) abbiano un accanimento maniacale per la viabilità (importante, ma non vitale) e un certo grado di disinteresse verso la popolazione (vitale fino a che resiste, poi morta). Oppure forse bisognerebbe applicare nuovi piani anche a essa: creare rotonde per risolvere il problema degli indigenti, oppure rivendicare che il parcheggio dei migranti in tante discutibili strutture sia una forma innovativa di sosta, oppure, usando vecchi paradigmi economici, dire che per aumentare la ricchezza basterà circolare. Intanto, mentre non è raro trovare assembramenti di alte cariche (con grappoli di cronisti intenti a documentare il “fatto” senza sosta) attente e angosciate da linee bianche, gialle o blu e, mentre il diritto al parcheggio si afferma a dispetto del suo mancato riconoscimento nella Dichiarazione universale dei Diritti umani, la distrazione della politica dall’essenza della vita pubblica contribuisce a formare una generazione di giovani convinta che la libera circolazione delle persone sia un concetto semaforico. [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]

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