Betto Lotti in mostra: il viaggio di una vita

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Rimarrà aperta fino al 18 giugno la mostra Da Firenze a Como, esposizione che porta alla scoperta di Betto Lotti, pittore fiorentino, proponendo una raccolta di opere che ne presentano il percorso artistico dagli esordi alla maturità.

Grazie a un articolato percorso, il pubblico è in grado di esplorare l’animo variopinto di un artista altrettanto vario, che nel corso della vita ha saputo sperimentare e crescere: dai tratti scuri dei disegni a carboncino che risalgono al periodo della formazione, alle tempere delle illustrazioni pubblicitarie, ai morbidi acquerelli e ai colori a olio dell’ultimo periodo.

Betto Lotti, vissuto tra il 1894 e il 1977, pur essendo toscano di origine, è fortemente legato al territorio comasco, dal momento che nel 1936 si reca a Como, dove vince il concorso per essere docente di disegno; nella città lariana ricopre anche il ruolo di vice presidente della Società di Belle Arti.

All’inizio della mostra i carboncini e le acqueforti ci portano in una realtà cupa e a tratti macabra (uomini al lavoro in cantieri navali, processioni funebri, donne dai liberi costumi); sono esposti anche alcuni schizzi eseguiti durante la reclusione nel campo di concentramento austriaco di Sigmundsheberg durante la prima guerra mondiale

Poi scompaiono le sensuali figure femminile e i degradati ambienti delle bettole, al loro posto prevalgono eleganti rappresentazioni di donne in abiti da ballo, opere grafiche destinate alla collaborazione dell’artista con alcune riviste dell’epoca.

Ma lo stacco più significativo dai temi delle opere della formazione è quello che avviene nel corso del soggiorno a Como. I temi cambiano radicalmente: l’artista predilige l’atmosfera della malinconia e del ricordo, di un sentimento che dalle pennellate morbide sfuma verso qualcosa di più lontano, distante non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Questo è chiaro anche nel riconoscere tra i paesaggi rappresentati le luci della campagna toscana e le sfumature del mare ligure; sono gli ambienti del passato dell’artista, di un tempo ormai perduto, che armoniosamente si legano alle rappresentazioni di paesi briantei e paesaggi lariani, in cui a lungo è vissuto. Non mancano tuttavia quegli stessi paesaggi rustici e popolani che avevano caratterizzato fin da subito la sua produzione artistica: ambienti che con la loro umiltà e naturalezza ci portano direttamente dentro all’animo di un artista che pur nel corso di una vita ricca di sperimentazioni e cambiamenti resta fedele a se stesso e a quella volontà di dare vita, attraverso l’arte, a realtà di cui non è sempre facile riconoscere la bellezza. E che, grazie a questa intensa vicenda, ha lasciato un segno significativo nel patrimonio artistico locale.

[Pietro Caresana, Martina Toppi per ecoinformazioni]

 

Alcune opere esposte in mostra:

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