
Il cavallo di Miguel
La Piazza dell’ippocastano è detta anche Piazza Ecuador perché qui gli ecuadoriani comaschi hanno creato un loro luogo di comunità (e uno stadio artigianale dove si disputa un vero campionato di volley). Non c’ è la targa, non si trova con i navigatori e non c’è nemmeno nello stradario di Como.
Eppure vi assicuro che c’è, ed è proprio una piazza, con i suoi monumenti (il grande e vetusto ippocastano, appunto, ma anche il maestoso platano che si candida ormai a sostituirlo dalla parte opposta, su viale Aldo Moro), la ferrovia, il parcheggio nuovo, edifici inconfondibili, nel bello e nel brutto (il “dadone”, il ponte-ascensore), una tradizione di pomeriggi multietnici e anche di eventi politici. È vero, non è nella città murata, però la piazza un muro ce l’ha, eccome. E quel muro è diventato il “fondale” di questo spazio di risulta, aperto e sghembo. Negli ultimi vent’anni il combattimento tra pittori irregolari e cancellatori implacabili ha dato luogo ad almeno tre scenografie diverse, di autori vari. Dopo mesi di desolata vernice color “fuori le mura”, ecco in questi giorni comparire una nuova figura della quarta scena: il cavallo di Picasso. Ma anche un po’ di Mirò e seguenti, se volete. E perfino di Miguel de Cervantes Saavedra. [foto Andrea Rosso, ecoinformazioni]