Mussie Zerai/ Oltre la legalità per la giustizia

4ottobredonguanellaDon Mussie Zerai, sacerdote eritreo da anni impegnato nell’accoglienza e nel riconoscimento dei diritti  dei migranti in arrivo in Europa, ha parlato al don Guanella di Como il 4 novembre, affollatissimo di persone,  nell’incontro testimonianza introdotto e coordinato da Michele Luppi.

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L’auditorium Don Guanella è davvero pieno per l’incontro, che intende fornire elementi di approfondimento e documentazione su un problema che ha destato l’attenzione e l’azione della città nella scorsa estate e che proprio per questo non può essere semplicemente affrontato come una questione di buona volontà, ma va invece studiato come uno dei nodi centrali di questa fase storica.

Don Mussie Zerai ha presentato un quadro molto articolato della situazione. Forte della sua esperienza personale (è arrivato dall’Eritrea in Italia nel 1992 a 16 anni come richiedente asilo) e del successivo, quotidiano impegno per la risoluzione del problemi (anche piccoli) delle persone approdate in Italia seguendo i più difficili percorsi, Mussie Zerai ha inteso coniugare gli aspetti del vissuto dei singoli con le dinamiche politiche e macroeconomiche. Nel suo lungo intervento, molti sono stati gli argomenti interessanti, ma alcuni meritano una sottolineatura particolare, e soprattutto quelli che mettono al centro le responsabilità dirette delle società occidentali (e anche di quella italiana).

Una lunga parte del suo discorso ha riguardato gli interventi dei paesi occidentali nei territori di origine dei migranti: interventi spesso presentati come intesi a sviluppare l’economia di quelle nazioni, ma che invece si risolvono costantemente in un ulteriore depauperamento di quelle popolazioni, a causa di un radicale mutamento delle basi stesse della sopravvivenza (grandi piantagioni al servizio delle multinazionali, per esempio, che soppiantano i piccoli appezzamenti di terreno a coltivazione familiare), e in un progressivo indebitamento nei confronti delle economie occidentali. Ancora più duro l’atto d’accusa nei confronti di quegli “accordi” tra le nazioni europee e alcuni stati extraeuropei (come Libia, Turchia e Sudan) perché “contengano” i flussi migratori: enormi trasferimenti di denaro che non risolvono i problemi, peggiorano la situazione dei gruppi costretti a spostarsi e rendono sempre più lucrosi i guadagni di chi “offre” percorsi illegali alternativi, guadagni che si contano in miliardi di dollari all’anno. Senza mezzi termini, Mussie Zerai ha ricordato che ogni inasprimento delle condizioni di trasferimento si risolve in un aumento di tragedie per chi è costretto a muoversi e in un’esponenziale crescita di introiti per la criminalità organizzata. La creazione di stabili e controllabili canali di immigrazione, viceversa, potrebbe significare un netto miglioramento per le condizioni di vita delle persone e, persino, un sensibile risparmio per le nazioni.

Sono questioni, come si può facilmente capire, certamente non nuove per chi ha anche solo sommariamente affrontato i problemi legati alle dinamiche migratorie, ma certo per il pubblico presente all’auditorium Don Guanella sono suonate ancora più rilevanti proprio per la forza dell’oratore che, con il suo tono pacato, ha sostanziato queste argomentazioni generali con la conoscenza delle vicende individuali, con il ricordo diretto delle torture subite dagli uomini e dalle donne bloccate in Libia o nel Sinai, con il racconto della vita quotidiana di questa gente prima e durante e dopo il viaggio.

Proprio su questo doppio binario della responsabilità politica generale e di quella individuale si è giocata l’ultima fortissima affermazione, sollecitata dal pubblico da un intervento di Flavio Bogani, della mensa di Sant’Eusebio. «L’osservanza della legge non significa necessariamente affermazione della giustizia» ha ricordato “evangelicamente” don Mussie Zerai; quando le leggi sono fatte a difesa dei privilegi e in disconoscimento dei diritti – ha aggiunto – è necessario agire per cambiarle ma anche, da subito, non è fuori luogo opporvisi e disobbedirle. È un dovere (politico) che va insieme a quello (etico) dell’assistenza e dell’accoglienza e che è ineludibile proprio per il popolo dei credenti che costituiva in massima parte il pubblico in ascolto. [Fabio Cani, ecoinformazioni]

L’iniziativa Nessuno è clandestino dalla parte degli ultimi per guardare il mondo con i loro occhi è parte del cartellone condiviso  #Itinerarimigranti. Mussie Zerai la mattina del 5 parlerà agli studenti e alle studenti del Teresa Ciceri al cinema Astra. Sono on line sul canale di ecoinformazioni i video di Abramo Francescato dell’iniziativa.

Guarda tutti gli altri video dell’iniziativa sul canale di ecoinformazioni.

 

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