Celeste Grossi: Sinistra italiana-Leu non partecipa alla farsa delle elezioni provinciali

Con una nota Celeste  Grossi, segretaria provinciale di Sinistra italiana-Leu, comunica la decisione del partito di non partecipare alle elezioni del 31 ottobre del presidente della Provincia e stigmatizza la scelta del Pd di sostenere  un candidato di centrodestra.

«Quelle del 31 ottobre del presidente della Provincia di Como non sono elezioni vere. Sinistra Italiana non parteciperà. Necessaria prima una Riforma che ridia competenze e risorse alle Province e il diritto di votare a cittadini e cittadine.

Il governo di M5S e Lega ha deciso, con il “Decreto milleproroghe” di confermare le modalità con cui si voteranno Presidenti e Giunte delle Province. Nel comasco per il solo presidente si voterà il 31 ottobre.

La vittoria del No nel Referendum del 4 dicembre del 2016 – alla quale avevano contribuito anche tante e tanti iscritti al Movimento Cinque Stelle, che ora dovrebbero sentirsi traditi – , accanto al risultato fondamentale di mantenere la Carta, voluta da madri e padri costituenti, impedì anche la cancellazione delle Province dalla Costituzione. Il voto espresso allora da elettrici e i elettori, indicò con chiarezza la bocciatura dell’architettura, fortemente accentratrice, della riforma amministrativa Delrio.

La riforma Delrio, oltre a proporre un sistema elettorale non democratico (la sovranità, sancita nella Costituzione, viene sottratta al popolo), ha determinato lo svuotamento di ruolo delle province, rendendole nei fatti enti che gestiscono flussi di denaro (peraltro inadeguati a soddisfare competenze importanti tra cui scuole secondarie superiori, strade, ambiente…), invece di svolgere la funzione di tutela dei territori, offrendo servizi utili alla comunità. Ha determinato tra dipendenti e dirigenti frustrazione, incertezza sulle prospettive e la sensazione di subire decisioni sbagliate. Invece di colpire gli sprechi sono stati colpiti i lavoratori meno tutelati. Invece di assumere iniziative velleitarie e non adeguate alla dimensione e al ruolo dell’Ente, altre scelte andavano fatte in una riforma seria: si potevano ridefinire le competenze, completare l’accorpamento degli ambiti territoriali ottimali. E soprattutto ridare a cittadine e cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Il taglio dei trasferimenti, i vincoli del Patto di stabilità, il Codice degli appalti hanno fatto il resto rendendo problematici i bilanci e difficoltosi gli investimenti, anche dei fondi a disposizione.

Ma invece di ripensare a una Riforma delle Province giusta ed equilibrata anche il governo Gentiloni ha perseverato nell’errore e non ha restituito a cittadini e cittadine la sovranità di eleggere i propri rappresentanti, rivitalizzando la democrazia anche come stimolo per una maggiore funzionalità ed efficacia delle Province.

Se si ignora quello che hanno detto nelle urne referendarie cittadine e cittadini, si fa una politica di destra, che non favorisce democrazia e partecipazione. Questa è la prima lezione che il Pd non ha capito [lezione numero uno, 4 dicembre 2016].

Noi di Sinistra Italiana eravamo convinti nel 2016 e lo siamo ancora della necessità di un Ente intermedio che funga da raccordo fra la Regione e i Comuni, un Ente rigenerato con rappresentanti eletti da cittadini e cittadine e non, come avviene ora, da sindaci, da consiglieri e consigliere chiamati il 31 ottobre a scegliere con voto ponderato (neppure una testa un voto), chi sarà presidente della Giunta. E non sono eleggibili nemmeno tutti i 149 sindaci dei Comuni del territorio comasco, ma solo quelli il cui mandato scada non prima di dodici mesi dalla data di svolgimento delle elezioni, tra questi i sindaci di Mariano, Cantù, due delle città sopra i 5000 abitanti che vanno al voto a maggio 2019. I voti pesanti di consigliere e consiglieri di Como faranno la differenza. Dunque possiamo supporre che il prossimo presidente della Provincia sarà di destra.

Allora cosa ha pensato il Pd di Como? Scegliere direttamente un candidato di centro destra, per sperare di rimanere in partita. E questa è la seconda lezione che il Pd, almeno a Como, non ha capito: se si fanno politiche di destra, vincono le destre [lezione numero 2, 4 marzo 2018].

Eppure, pochi giorni fa, il 30 di settembre, Maurizio Martina aveva detto che: «il PD ha capito la lezione».

Sinistra Italiana è nata per affermare più democrazia e partecipazione popolare. Per questo a Como già nel 2017 decidemmo di non contribuire alla composizione della lista “Amministratori Democratici e Civici” e chiedemmo a consigliere e consiglieri della nostra area di non votare alle elezioni di secondo grado del Consiglio provinciale. Oggi a maggior ragione diamo indicazione a consigliere e consiglieri di non partecipare a un’elezione non democratica. Quello che ci interessa è discutere di una vera riforma delle Province, necessaria e urgente. Nessun confronto è, però possibile con il Pd se non fa autocritica, una parola che appartiene ad una stagione politica passata, ma a noi questi tempi di amnesia obbligatoria proprio non piacciono. E siamo convinti che la nottata non passi da sola e che le scelte “furbette” abbiano le gambe corte». [Celeste Grossi, segretaria provinciale di Sinistra italiana -Leu]

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