
Uds chiede scuola, il governo risponde consumi

L’Unione degli studenti Lombardia ha pubblicato i risultati dell’inchiesta Di nuovo in Dad e chiede allo stato e alla regione l’immediato stanziamento di risorse che rendano possibile il ritorno a scuola in condizioni di sicurezza.
Era già successo a maggio, sta riaccadendo adesso: in estate erano i lavoratori del settore vacanziero, ora sono i commercianti. È quasi ironico che proprio tutto ciò che riguarda le vacanze sia destinato ad affossare le speranze di migliaia di studenti e studentesse, ma la strada imboccata sembra esattamente questa.
Oltre 7000 studenti/esse, attraverso il sondaggio effettuato da Uds, hanno espresso il bisogno di tornare tra i banchi e di fruire di una didattica che oltre che funzionale sia anche vera.
L’85% di coloro che hanno risposto al questionario hanno lamentato l’impossibilità di accedere ai laboratori previsti dal proprio istituto, mentre l’84% sottolinea come la didattica a distanza non sia formativa.

Ma non è solo questo: si è parlato molto, alla fine della prima ondata di covid, della priorità rappresentata da una sostanziale modifica del sistema di trasporti lombardo. Stando alle persone intervistate, però, sono state solo parole: durante la mini-riapertura delle scuole da settembre a inizio novembre, il 59% di loro ha trovato i mezzi di trasporto affollati, mentre il 37% in condizioni normali. Considerato lo stato dei trasporti pre-pandemia, viene da chiedersi che cosa si intenda per mezzo di trasporto “normale”, soprattutto alla luce della successiva voce, “vuoto”, che raggiunge uno striminzito 3%.
L’allarme è evidente e andrebbe aggiunto all’enorme peso psicologico che la privazione della socialità in favore dell’immunità sta comportando soprattutto sui ragazzi e sulle ragazze.
Molte posizioni politiche, però, sembrano non curarsi del problema.
C’è fermento per le riaperture, questo non si può negare, ma sono le riaperture sbagliate. Il prossimo dpcm che emanerà il governo Conte verterà sull’accesso ai luoghi di consumo: i negozi dovrebbero riaprire fino alle 21 e i centri commerciali saranno accessibili nel weekend. Che lo scopo sia favorire gli acquisti natalizi, ça va sans dire.
Si parla anche di regolamentare le funzioni religiose legate alle festività, tra deleghe al coprifuoco e battute sulla possibilità che Gesù nasca prima, per una volta.
Solo marginale la questione delle scuole superiori che comunque, pare, potrebbero riaprire a gennaio.
Il punto, però, e lo sottolinea anche l’Uds, non è quando, ma come riaprire per evitare un ulteriore momento di dramma ed emergenza.
Moltissime persone, colpevoli solo di essere giovani e di andare a scuola, sono state additate sa alcuni come cause prime della pandemia dall’opinione pubblica. Da un lato, fin da inizio estate sono state mosse accuse al volersi divertire, al voler socializzare e al voler vivere; dall’altro, si è criticato il malcontento per la didattica a distanza e si è imputato alla riapertura delle scuole la risalita dei casi autunnale.
Loro, è ovvio ma fondamentale sottolinearlo, ritengono di non avere colpe.
Se i contagi sono risaliti è responsabilità di giunte locali e regionali che hanno rifiutato di rimediare alla saturazione dei mezzi pubblici e alla loro insufficienza, così come hanno preteso di punto in bianco che tutti gli studenti fossero uguali e potessero seguire le lezioni “comodamente” a distanza.
Il mondo politico dovrebbe aprire gli occhi sulla realtà, che è ben più grave: la pandemia ha reso evidenti quelle disuguaglianze socioeconomiche che il servizio pubblico cerca di nascondere, rinchiudendo tutti in una gabbia che per alcuni è dorata, ma per i più no. Questo chiaramente non è vero solo a livello studentesco, ma riguarda la popolazione nella propria interezza.
Purtroppo, invece, la risposta istituzionale promette di essere nuovamente inadeguata. La scuola, almeno per quanto riguarda l’istruzione superiore, per ora rimane chiusa, mentre a dicembre le persone dovranno svolgere il proprio ruolo di consumatori nell’ennesimo tentativo disorganizzato di salvare un economia sempre più in tracollo.
Ad ogni allentamento, ad ogni tentativo di restaurare una normalità insostenibile, corrisponde una chiusura uguale e contraria.
La malagestione scolastica e dei mezzi di trasporto è solo uno dei tanti aspetti devastanti del neoliberismo, è la parte vissuta e subita dai e dalle giovani che si sentono (almeno quelli che hanno partecipato all’intervista) sempre più senza futuro.
Questa questione è secondaria rispetto solo alla quantità di vite che sta mietendo il coronavirus, ma resta ignorata, colpevolmente taciuta forse per paura delle tragiche conclusioni a cui porterebbe una riflessione sul presente a cui milioni di ragazzi sono condannati e al futuro che ad esso segue.
Contro il covid, però, forse arriverà il vaccino e la situazione tornerà normale. Il presente invece non si può restituire e sarà pagato a caro prezzo da una generazione che chiede istruzione, ma si vede insegnare solo il consumismo. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]