
Pd/ A Como mancano medici
A Como mancano 64 medici di base e come nel resto della Lombardia, è emergenza. Ma la Regione invece che intervenire incolpa il Governo centrale e rimane a guardare.
I pazienti comaschi vogliono la certezza di essere assistiti in maniera efficiente sul territorio, specie nelle aree più logisticamente complesse e remote della nostra provincia come le zone montuose o le valli dove la medicina di prossimità è fondamentale. Di questo trito scaricabarile non sanno che farsene afferma è il consigliere regionale Angelo Orsenigo, a seguito della discussione e del voto in aula di due mozioni abbinate sul tema, della Lega e del Movimento 5 stelle e una del Pd stesso, bocciata dalla maggioranza.
«La Regione potrebbe fare molto e da subito per risolvere la cronica carenza di medici di base. Invece chiede al Governo di accorciare i tempi di formazione, ma già potrebbe farlo da sola. Chiede di aumentare i posti nelle facoltà di medicina e nelle scuole di specializzazione, ma non si preoccupa di riattivare sul tema il tavolo avviato in passato con i rettori lombardi. L’unico provvedimento che ha saputo chiedere e che ha ottenuto è stato di aumentare il numero degli assistiti fino a 2000, affibbiando ai medici un ulteriore carico di lavoro. La pandemia non ha proprio insegnato nulla, evidentemente.»
A prova di ciò, il consiglio ha bocciato la nostra mozione in cui proponiamo un piano per aumentare il numero dei medici di base con più borse per specializzandi e medici di medicina generale, utilizzando gli oltre 340 milioni di euro residui del bilancio del 2020, 90 dei quali sulla sanità. Abbiamo anche chiesto di incentivare i medici di base a coprire gli ambiti territoriali carenti da almeno 12 mesi, con spazi pubblici in concessione gratuita e rimborsando fino all’80% delle spese sostenute per il personale infermieristico e amministrativo. Abbiamo chiesto di pianificare in largo anticipo le sostituzioni dei medici che vanno in pensione e di aumentare il numero di pazienti che i medici in formazione possono convenzionare, come sostituti, dai 500 pazienti attuali a 1500. C’è poi il bisogno di semplificare per i cittadini l’iter di scelta e revoca del medico di base. Servono poi le risorse necessarie da destinare alle ATS lombarde affinché possano assumere giovani medici neo-formati in medicina generale da impiegare sul territorio, così da poter effettivamente creare un welfare di comunità e di prossimità. Il no della maggioranza è una cartina tornasole del fatto che la Lombardia non sta andando nella direzione di riforme strutturali rese evidenti dalla pandemia. Piuttosto, stiamo ripetendo gli stessi errori di sempre spiega Orsenigo.
[Gruppo consiliare del Partito Democratico in Regione Lombardia] [Sara Malacrida, ecoinformazioni]