Lettera aperta/ Cure palliative umanamente essenziali

Lettera aperta di Italo Nessi a Riccardo Bertoletti, direttore Sanitario dell’Ospedale Valduce di Como. «Ho seguito la vicenda della chiusura dell’attività di Cure Palliative Domiciliari dell’Ospedale Valduce e ho letto articoli e commenti sulla stampa locale. Mi permetto, umilmente, alcune considerazioni.

Come Lei sa, in tutte le attività mediche si svolgono atti che sono essenziali sia dal punto di vista umano che clinico: l’ascolto del paziente, un sorriso, uno sguardo, un bicchiere d’acqua… Atti che non hanno prezzo, per cui non rientrano nel budget. L’accompagnamento di una persona alla morte ne prevede migliaia, oltre alle specifiche cure farmacologiche, psicologiche, infermieristiche.

La Direzione del suo Ospedale ha deciso di smantellare una équipe medico, psicologica, infermieristica che sapeva gestire il fine vita umanamente e professionalmente, evitando ai pazienti, ovviamente fragilissimi, il ricorso all’ ospedalizzazione.

Il medico responsabile dell’équipe con professionalità, costanza e caparbietà si è impegnato per anni per garantire un servizio di questo genere. Senza tornaconti personali, anzi spellandosi le mani a furia di bussare a tante porte per ribadire il valore della gestione del fine vita.

In un periodo in cui la Sanità va verso la domiciliarizzazione dei servizi (PNRR, Case della Comunità, ecc.) la Direzione del suo ospedale ha deciso di andare in direzione ostinata e contraria. A quanto si evince, a causa di problemi economici.

Ma mi chiedo come faccia ad essere in perdita un servizio domiciliare che per definizione abbatte i costi sia di ospedalizzazione, sia di specialistica che di diagnostica e interventistica ambulatoriale. Un servizio così dovrebbe avere un ampio credito.

Vero è che bisogna considerare le normative Ministeriali e Regionali ed i rimborsi agli ospedali sulla base delle differenti diagnosi. Ma, mi permetta, proponiamo stent coronarici o protesi d’anca perché sono più remunerativi delle Cure Palliative o delle cataratte o delle emorroidi? Ben sapendo che l’essere umano si ammala e muore di patologie diverse, non solo di quelle più rimborsate?

Se i rimborsi regionali non arrivano nelle casse dell’ospedale, nel percorso di finanziamento del sistema sanitario c’è qualcosa da modificare. E il problema non sta certo nei pazienti fragili, fruitori dei servizi.

Difficile pensare che la Direzione ospedaliera non riesca a conciliare servizi più remunerativi con servizi meno remunerativi o addirittura in perdita. Mi rendo conto che dovendo considerare diversi aspetti non ci sia nulla di facile. Ma tagliare i rami presunti secchi, mi permetta, è semplice. Il virtuosismo sta nell’esatto opposto, ovvero nel far fruttare i diversi rami, conciliando i servizi.

Il sottoscritto per anni si è dedicato, in Africa, all’organizzazione sanitaria, facendo l’impossibile per consentire alle persone veramente povere di accedere ai servizi sanitari, pena l’aggravamento delle malattie e la morte. Non abbiamo mai escluso nessuno.

Anche lì si incontravano aspetti problematici. Ma abbiamo cercato di compiere la nostra parte, fedeli alla nostra Missione: rendere accessibili i servizi sanitari a tutti, specie ai meno abbienti e ai pazienti più fragili, senza distinzione di razza, religione o reddito.

La Missione dell’ospedale Valduce mi sembra allineata agli stessi valori. Mi chiedo quindi perché la stessa Missione venga talvolta usata come una foglia di fico e non venga invece puntualmente perseguita.

Egr. Dr. Bertoletti, le auguro di trovare la quadratura del suo cerchio, ma soprattutto di non perdere quell’umanità e quei valori che hanno contraddistinto la Fondatrice del suo ospedale.

Un cordiale saluto». [Italo Nessi, medico Medicina generale]

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