L’immagine de L’isola

Non ci è mai piaciuta l’immagine de “L’isola” fin quando insieme a Rete Lilliput, Garabombo, Forum comasco del terzo settore e molte altre realtà la fondammo. Ci sembrava inadeguata al progetto comune di un Altro mondo possibile che proprio in quegli anni veniva represso a Genova e non solo. La trasformazione di Primaverafesta, che si era svolta in piazza Cavour e alla Ticosa, nella Fiera delle economie e della relazioni solidali portò per tessere la trame del Distretto di economia solidale alla nascita dell’associazione L’isola che c’è. Si disse allora che essere isola non è essere altro, ma è utile per avviare con più nettezza la “conquista” del “continente”. Pensammo che effettivamente anche Pangea era un’isola circondata da Pantalassa e questo fu solo l’inizio della storia.

Bene nella diciottesima edizione ci sembra, più che nel passato, si sia potuta vedere L’isola con gli occhi di Wegener e la deriva dei Continenti (o se preferite la moltiplicazione dei “centofiori“), finalmente in grado di contrastare la spinta a richiuderci in un’isola di buone intenzioni, incapaci di generare il necessario fecondo conflitto. No, noi non siamo anime belle e siamo insieme non in vista di un premio paradisiaco post mortem ma per evitare che a morire siano tanti/e/u e sempre di più uccisi dall’economia del profitto, dalla degenerazione liberista, dalla guerra e dalla distruzione del pianeta.

Nelle bellissime giornate del 17 e 18 (per una volta serene anche atmosfericamente), L’isola ci è sembrata estendersi, creare ponti, colorarsi ancora di più. Ci è sembrata forte per scienza e coscienza contro la crisi bioclimatica e quella sociale, abbandono tentazioni new age e dando valore al lavoro e alla cultura. Noi dell’Arci che siamo sempre de L’isola (ma non siamo su un’isola) condividiamo la sintesi che ci ha confidato la sera del 18 settembre Micol Dell’Oro, una delle persone senza le quali L’isola sarebbe sommersa da acque burrascose: «Sono stanca, molto. Ma sono felice». Alle nostre spalle (e avanti) un lavoro immenso nel quale l’Arci ha brandito l’ombrello arcobaleno come bacchetta magica per realizzare Invece della guerra. L’arcobaleno di azioni e le tante persone protagoniste del nostro impegno le trovate nel blog News Km zero. Impossibile mettere le foto di tutte/i/u in questo post. Eccovi però almeno la fotografa e anche coordinatrice delle iniziative. Beatriz Travieso Peréz ha condiviso con Dario Onofrio e Sara Sostini l’onere e l’ansia perché tutto funzionasse grazie all’impegno corale di Arci ecoinformazioni e dei circoli Arci della provincia. [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni] [Foto Pietro Caresana, ecoinformazioni]

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