
ecoinformazioni mensile maggio/ eQua seconda edizione
«Avevamo bisogno di capire meglio cosa sta succedendo nel nostro Paese facendoci aiutare da chi studia da anni fenomeni che oggi sono diventati centrali per capire l’aumento esponenziale delle disuguaglianze e il fallimento delle politiche pubbliche nel campo dei servizi come la sanità e la scuola».
«La nostra rete di associazionismo civico diffuso aveva già da tempo registrato segnali preoccupanti dell’aumento delle povertà e dei fenomeni di esclusione, non solo nelle fasce più a rischio della popolazione ma anche in quelle famiglie che fino a qualche anno fa vivevano serenamente. A questo si aggiunge un fenomeno che ci preoccupa particolarmente: la diminuzione drastica del tempo liberato dal lavoro. Quel tempo fondamentale per crescere culturalmente, per rafforzare i legami sociali, per frequentare luoghi ed attività che ci fanno sentire parte attiva di una comunità.
Il confronto che abbiamo voluto organizzare ad eQua dal 13 al 15 aprile ci ha confermato, non solo la dimensione insostenibile della povertà relativa e assoluta, la dimensione del “lavoro povero”, la continua precarizzazione del lavoro, l’arretramento dei servizi pubblici come la sanità e la scuola, ma ha messo in luce come i recenti provvedimenti del governo delle destre peggiorerà la situazione. È un disegno preciso: attraverso la colpevolizzazione di chi non ce la fa, perché disoccupato, precario, donna o giovane, si da mano libera alle imprese nel rendere il lavoro ancora più povero e flessibile, di privatizzare i servizi di welfare aumentando i costi delle prestazioni, di creare una società fragile e più diseguale tenendo
sotto scacco un numero sempre più ampio di persone.
Non c’è un’idea di sviluppo del sistema che combatta davvero le povertà. I provvedimenti fin qui adottati sono ridicoli a fronte della situazione drammatica del Paese. Meno male che l’Autonomia Differenziata proposta da Calderoli avrà vita difficile visto lo straordinario numero di firme raccolte in questi mesi per un referendum costituzionale. Quel regionalismo differenziato farebbe esplodere le disuguaglianze e privatizzerebbe maggiormente i servizi pubblici. Siamo consapevoli che per contrastare questo scenario e ribaltare il tavolo c’è bisogno di un’alleanza vasta. Già a Cremona ci hanno accompagnato il Forum delle Disuguaglianze e Diversità, la Fondazione Feltrinelli, Medicina Democratica, Sbilanciamoci. Stiamo lavorando con l’Alleanza Contro la Povertà, con la Cgil e il tavolo associazioni, con chi si occupa di
diritti civili, con le reti sociali e con i partiti dell’opposizione per una mobilitazione che sia anche culturale.
Dobbiamo far sapere, far capire qual è la posta in gioco e come si intreccia con la necessità di una urgente transizione ecologica. Tanti di questi temi sono al centro dell’appello della campagna Ci vuole un Reddito che ci chiama alle mobilitazioni per sostenerla. È urgente partecipare attivamente per ritrovare la forza di cambiare davvero, partendo dalle migliaia di esperienze di civismo dal basso. Sono la nostra forza e la nostra speranza». [Carlo Testini, Arci nazionale]