
Sono solo 18 migranti/ Notizia derubricata
18 turisti morti nei roghi in Grecia. Donne, bambini e ragazzi giovani. Trovati i corpi carbonizzati, si stanno verificando le identità. Se questa fosse davvero la notizia, cosa starebbe succedendo nel nostro marasma mediatico ed emotivo? Invece non preoccupatevi, sono solo 18 migranti.
Potere mediatico ed emotivo irrisorio. Notizia derubricata. Di fatto, per altro, stavano attraversando una foresta clandestinamente, normale che muoiano carbonizzati senza poter essere identificati (o dopo essere stati sparati? come non raramente succede lungo quel confine).
Non scopro nulla in termini di peso mediatico delle identità. Lo so bene. Ma almeno una cosa questa ennesima disumana bilancia delle esistenze ci racconta. Il rapporto tra migranti e turisti. Il flusso turistico in questi giorni si calcola in milioni, in decine di milioni. E la mala gestione di uno solo degli hub turistici, porti, aeroporti, autostrade, farebbe imbufalire migliaia di clienti. La logistica di questi flussi è una delle priorità dell’economia nazionale e mediterranea. Infrastrutture. Fiumicino, Malpensa, Palermo, Bari, Venezia, Olbia, Ancona, Pireo, Santorini, Patrasso, Corfu. Tutti gestiscono quotidianamente centinaia di migliaia di esseri umani in transito. Centinaia di migliaia ogni giorno. Contemporaneamente governi nazionali e locali lanciano allarmi ormai annoiati e annoianti per l’emergenza di qualche decina di migliaia di sbarchi in un mese. E’ ridicolo e inaccettabile.
E uno solo scopo: serve a coprire la grande responsabilità di chi non solo non si occupa di corpi minori, carbonizzati o affogati che siano, ma tantomeno di saper accogliere quelli sopravvissuti. L’Italia (come la Grecia) ha un sistema di accoglienza totalmente inadeguato e volutamente destrutturato.
Da sempre è così e da sempre l’Europa ci chiede di migliorarlo. Ma se possibile negli ultimi anni è peggiorato.
Quel poco che esisteva di sistema di accoglienza integrato al welfare locale (si chiamava SPRAR e ultimamente è stato ribattezzato SAI) è stato profondamente ridotto e squalificato, isolando se non addirittura attaccando le esperienze più virtuose e spostando sempre più il sistema verso una gestione emergenziale e privatistica. Una gestione che ha bisogno di urlare sempre alla crisi e all’insostenibilità, perché è da essa che trae profitto.
Non esiste alcuna emergenza nei numeri degli arrivi. Esiste la solita emergenza di assenza di vie legali e sicure che diano non solo ai turisti il diritto di attraversare il Mediterraneo senza malfunzionamenti o morte.
Esiste la solita emergenza profondamente umana, quella di un Paese (e di un mondo) sempre più incapace di dare spazio a politiche di equità e tutela e sempre più anestetizzato, ormai definitivamente lontano dalla capacità di ascoltare l’urlo di dolore di corpi carbonizzati e vite affogate. [Andrea Segrè da Facebook]