Basta capitozzature
Dopo un intervento su un filare di platani nel parco del Segrino alcuni arboricoltori hanno preso posizione contro questi interventi che: «Danneggiano gli alberi, deturpano l’ambiente ed il paesaggio e causano ingenti danni economici, oltre a penalizzare la professionalità di chi opera secondo le corrette tecniche arboricolturali».
Di qui una iniziativa di protesta e un lettera a firma di Marelli Massimiliano, arboricoltore Associazione DiSanaPianta, indirizzata ai Comuni di Canzo, Eupilio, Longone al Segrino, Consorzio parco lago del Segrino, Provincia di Como e Regione Lombardia, in cui si legge «I lavori in oggetto sono stati eseguiti senza alcun criterio tecnico e paesaggistico relativo sia alla sicurezza che alla fisiologia degli alberi ed a più evidenti caratteri paesaggistici».
Infatti «La capitozzatura, realizzata con l’asportazione della totalità della chioma e delle branche primarie, porterà questi alberi, negli anni futuri, a divenire un serio pericolo alla sicurezza dei fruitori dell’area verde. I tagli saranno ingresso preferenziale per patogeni fungini, i quali innescheranno con estrema probabilità un processo di infezione e decadimento dei tessuti legnosi, con conseguente produzione di zone di degrado legnoso interno ed in seguito marciume, che si estenderà poi negli anni agli altri organi dell’albero».
«Non va inoltre sottovalutato l’aumentato costo economico relativo alle capitozzature così effettuate – prosegue lo scritto –, allo smaltimento della enorme quantità di risulte e delle relative spese di gestione futura degli alberi in questione».
La richiesta al Parco è quella della «istituzione di un tavolo di confronto tra esperti del settore, tra qualificati arboricoltori, associazioni per la tutela territorio e dell’ambiente ed istituzioni, per poter discutere e condividere il modello di pianificazione della corretta gestione del patrimonio arboreo del nostro territorio», oltre alla adozione «di un nuovo regolamento del verde che vada a colmare la lacuna normativa e che tuteli così i cittadini tutti dal punto di vista economico/ paesaggistico, ma soprattutto della sicurezza giornaliera», e di «vietare la capitozzatura all’interno dei nostri territori come pratica pericolosa, antieconomica, antiestetica ed inoltre non professionale e concorrenzialmente sleale verso gli arboricoltori professionisti».
Anche la Società italiana di arboricoltura onlus Sia chiede, in una lettera, «la costituzione di un tavolo di confronto locale, [che] in questo caso come in moltissimi altri, sarebbe un utile strumento per andare ad analizzare la situazione ed individuare nel rispetto delle norme e della autonomia degli Enti responsabili le migliori soluzioni e qualora decideste di costituirlo sappiate che parteciperemmo volentieri con un nostro referente».
Alla protesta si può aderire scrivendo alla e-mail bastacapitozzi@gmail.com. [md, ecoinformazioni]