Made in Maarc

Mostre/ Due architetture a confronto da Como a Mosca

Due architetture emblematiche per le loro rispettive storie si incontrano e si confrontano in un gioco di rimandi complesso e ancora non scontato. Nella mostra dello spazio espositivo di San Pietro in Atrio, il Novocomum di Giuseppe Terragni e il Club operaio Zuev di Ilya Golosov vengono raccontati, con l’intento non tanto di sciogliere l’enigmatico rapporto che li lega, quanto per illuminare l’orizzonte che li comprende.

Chi si è occupato di architettura “moderna” del primo Novecento, non può non aver incontrato queste due architetture: il Novocomum di Terragni è tra le prime opere razionaliste e il Club operaio Zuev di Golosov è tra le antesignane del costruttuvismo sovietico; e chi le ha incontrate non può non aver notato la singolare assonanza che le accomuna: lo spigolo “svuotato” attorno a un grande cilindro vetrato, e ricomposto poi, quasi per gioco volumetrico, da un elementi parallepipedi. Per questo, il Novocomum si è guadagnato il nomignolo di Transatlantico (autentico esempio di denominazione popolare), il Club operaio Zuev, non sappiamo… Ma, certo, a partire da questa percezione di similitudini stereometriche è nata la convinzione che le due opere dovessero in qualche modo in relazione diretta, e allora la domanda sempre ripetuta e sempre elusa è stata: chi è venuto prima? e – consequenzialmente – chi ha copiato?

La mostra, ovviamente, non si pone questo problema, palesemente forzato (le due opere sono pressocché contemporanee, nate con genesi indipendente e rese note, solo una volta terminate, in tempo quasi perfettamente coincidenti), ma si propone più correttamente di indagare gli orizzonti culturali e i procedimenti progettuali che hanno dato vita, in un periodo quasi perfettamente coincidente e del resto estremamente breve, a due opere capitali, con obiettivi assai diversificati, ma – appunto – con un esito “formale” quasi coincidente.

La mostra, d’altronde, non si sottrae all’inevitabile gioco di specchi e di rimandi tra i due edifici, ma – nell’approfondimento delle loro specifiche vicende e dei loro contesti culturali di riferimento – evidenzia la ricchezza delle differenze. Un portfolio di fotografie appositamente realizzate, una serie di riproduzioni di materiali progettuali (alcuni del tutto inediti, soprattutto quelli di provenienza moscovita), strumenti di sussidio come accurate cronologie e filmati d’epoca servono a illuminare le rispettive storie, a chiarirle, ma anche a suscitare nuove domande e richieste di approfondimento.

Se il Novocomum comasco, per quanto originato dall’elaborazione formale di una configurazione eclettica (quella del “vecchio” Novocomum di cui costituisce il completamento sullo stesso isolato di lottizzazione), tende a una sintesi volumetrica, il Club operaio sovietico propone una “decostruzione” delle forme che accosta in maniera anche rude elementi di enorme potenza.

C’è materia sufficiente per infinite riflessioni (e discussioni), e in effetti già all’inaugurazione si sentivano aleggiare – qui e là – alcune domande e molti dubbi.

Una mostra significativa, quindi, assolutamente non pacificatoria, proposta ed efficacemente allestita da Made in Maarc, con la collaborazione scientifica di alcuni studiosi e studiose di fama internazionale, e comunque in grado di affascinare anche le persone non addette ai lavori, ma semplicemente curiose della storia dell’architettura e della cultura del secolo appena trascorso.

Sugli annessi e sui connessi, del resto, si propone di gettare ulteriore luce un nutrito ciclo di incontri, visite guidati e contributi vari collegati all’esposizione.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

Alcuni scorci dell’allestimento

La locandina con le manifestazioni collaterali:

Terragni e Golosov: Novocomum a Como, Club Zuev a Mosca. Avanguardie a confronto

a cura di Alessandro De Magistris e Anna Vyazemtseva
San Pietro in Atrio, via Odescalchi, Como
fino al 30 giugno 2019
orari: martedì-domenica 10.30-19.30; lunedì chiuso
ingresso gratuito