Evoluzione dei mass media: questione aperte e prospettive dell’infoetica
Più consapevolezza del potere dei media, più responsabilità per chi gestisce l’informazione, due dei messaggi lanciati da Simone Carlo nell’incontro Evoluzione dei mass media: questione aperte e prospettive dell’infoetica mercoledì 12 marzo a La nostra famiglia.
«Un titolo impegnativo» ha esordito Simone Carlo, cultore del corso di Teoria e tecnica dei media dell’Università Cattolica di Milano, chiamato a relazionare sul tema. Non meno impegnativa la definizione che l’esperto ha dato dei media, definiti apparati socio tecnici che svolgono funzione di mediazione nella comunicazione tra soggetti.«Fondamentale è interpretare i media non solo come strumenti tecnologici. Ogni media nasce e si sviluppa in un contesto storico e sociale, che ne decreta la popolarità. Se la funzione è sempre la stessa, cioè mettere in condivisione informazione e cultura, uno stesso media assume caratteristiche diverse a seconda del contesto nel quale si sviluppa».
Ad esempio i nuovi media – sempre a detta del professore – rispondono all’esigenza di avere a disposizione strumenti orizzontali e paritetici per la trasmissione dell’informazione, superando il modello classico verticale, proprio dei media tradizionali. La stessa dinamica si ritrova nella dimensione economica dei nuovi media: si sviluppano forme di scambio, basate sul dono e controdono (il file sharing ad esempio), aumentando i rapporti sociali e ridimensionando quelli di natura economica.
Se lo sviluppo dei nuovi media ridefinisce la società ampliando la conoscenza, rendendo più facile l’acceso a molti contenuti e abbattendo i confini spaziali e temporali della comunicazione, queste innovazioni aumentano il cultural divide fra chi ha accesso al mezzo e chi no.
Internet è un universo di opportunità in continua espansione, ma solo per coloro che possono entrarvi e sanno come sfruttarlo. Chi non ha la possibilità di accedere alla grande rete scivola nell’emarginazione e vede quindi peggiorare la
propria situazione. «Anche l’epoca dei new media è superata – ha continuato Simone Carlo – la copertina di Time del gennaio 2007 indicava ognuno di noi come protagonista dell’anno passato. Questo perché siamo entrati nell’era dei new new media, fondata sulla valorizzazione dell’intelligenza collettiva e la costruzione del sapere basato sulla condivisione di informazioni e conoscenze. Wikipedia ne è l’esempio più eclatante, ma sono disponibili sulla rete molti strumenti che permettono la libera pubblicazione di qualsiasi contenuto.

Tra questi il fenomeno più rilevante rimane quello dei blog, stimati in circa 112 milioni. Il loro successo deriva, oltre che dalla semplicità di utilizzo, dalla possibilità di condividere gratuitamente i contenuti, quasi un ritorno ad una società precapitalista. I mass media invece continuano a dipingere i blog come luoghi di sfogo per soggetti deviati, facendo passare l’idea che il blog nasconda una figura torbida e sola».
«Se consideriamo l’infoetica come rapporto tra media e società, dobbiamo chiederci com’è cambiata la società stessa. Io credo di vivere nella network information society, in cui la struttura a rete prevale su quella gerarchica. Dalla metà del ventesimo secolo le reti si sono sviluppate, ad ogni livello, tanto da essere l’elemento centrale della vita di tutti noi. Siamo quindi passati dalla società di massa, che aveva nelle diverse collettività il proprio cardine, ad una società a rete, in cui ogni individualità è potenzialmente connessa con tutte le altre.
In questo scenario la comunicazione che prima avveniva faccia a faccia o tramite i media di massa, risulta sempre più mediata da strumenti interattivi e di nicchia». In questo nuovo scenario comunicativo è evidente l’importanza che i media rivestono nella costruzione dell’opinione pubblica. Al dì la delle varie teorie sulla bontà della comunicazione moderna occorre essere consapevoli del potere di cui dispongono questi nuovi mezzi, così da poterli analizzare con occhio critico. Ma anche chi fa informazione, a vari livelli, dovrebbe responsabilizzarsi proprio per l’importante ruolo che assume. Dovrebbe porsi delle regole etiche per svolgere al meglio la propria funzione. Regole che dovrebbero difendere i soggetti più deboli nella relazione con i media.
Allo stato attuale è impensabile ritornare all’uso della censura come strumento di controllo dei media perché, ad esempio, chiudendo YouTube per non permettere l’upload del video del tredicenne che filma la compagna di banco nuda, verrebbero aperti dieci altri siti che permettono la stessa operazione. Occorre quindi lavorare a monte del problema, trovando strumenti che depotenzino il potere educativo dei media in favore di altre agenzie educative, responsabilizzando la persona nel sistema complessivo dell’informazione. [Francesco Colombo, ecoinformazioni]