Il Consiglio comunale di Como di giovedì 19 marzo 2009
No all’election day! La maggioranza a Palazzo Cernezzi decide di non votare nello stesso giorno per le europee ed i referendum comunali. Csu: cambiare lo statuto per gestire i rifornimenti nella città murata.
Nelle preliminari al Consiglio comunale di giovedì 19 marzo Francesco Pettinano, An, ha dato la propria disponibilità alle dimissioni dal Cda della fondazione La presentazione se ritenuto necessario dal sindaco dopo un chiarimento a seguito dei pareri del segretario generale, Nunzio Fabiano, e del suo vice, Oliviero Emoroso, in cui venivano vanzati dubbi di legittimità circa la designazione di membri del consiglio comunale a “ricoprire incarichi presso enti ed istituzioni dipendenti o comunque sottoposti al controllo ed alla vigilanza dei relativi comuni”». Sorpresa in aula «Noi non abbiamo visto nessun parere – ha detto Vincenzo Sapere, Socialisti – non facciamo parte del consiglio comunale?». L’ha rassicurato il presidente Pastore che ha dichiarato che già l’indomani sarebbero stati consegnati i materiali ai consiglieri di minoranza. Primo punto all’ordine del giorno la deroga al regolamento comunale per poter votare in unica tornata elettorale, il 6 ed il 7 giugno, per le elezioni europee ed i referendum cittadini per il mantenimento di una cittadella sanitaria nell’area ex Sant’Anna e l’apertura tutto l’anno di un centro per l’accoglienza dei senza tetto. Dopo la presentazione di Marcello Iantorno, Pd, che chiedeva «l’accorpamento per un sensibile risparmio dei costi ed il contenimento della spesa pubblica» ma non solo anche per una gestione migliore delle strutture scolastiche che non dovranno essere chiuse due volte per lo svolgimento delle operazioni elettorali. Precisamente la richiesta era quella di una «deroga in via eccezionale» agli articoli 6 e 12 del Regolamento comunale che impongono altre tempistiche. Dopo di lui nessuno è intervenuto e nessuno ha espresso la propria dichiarazione di voto, così la mozione lampo è stata votata, e bocciata, nel giro di un quarto d’ora con una netta contrapposizione tutta la maggioranza contraria e la minoranza a favore. Differenti le dichiarazioni a margine dei lavori. «I 300mila euro che verranno spesi per le votazioni avrebbero potuto andare ad incrementare il fondo per aiutare chi è in difficoltà per la crisi – ha affermato Donato supino , Prc, che ha poi attaccato il Pd – Se avessero aderito e aiutato nella raccolta firme non ci saremmo dovuti trovare in questa situazione e chiedere una deroga al regolamento». Infatti il sindaco ha dichiarato recisamente «il regolamento o si applica o si cambia». Combattivo Bruno Magatti, Paco, «Se credono che così facendo non si raggiungerà il quorum si sbagliano. Avremo più tempo per sensibilizzare i cittadini e finché saremo in fase referendaria nessun privato s’arrischierà a comprare l’area del Sant’Anna permettendo ai comaschi di esprimere il proprio parere». Iantorno ha sottolineato l’irresponsabilità della votazione e affermato che avrebbe depositato un’altra mozione d’urgenza sull’argomento per poter ottenere la deroga. Il secondo argomento della serata è stato il cambiamento statutario di Como servizi urbani (Csu) a cui aggiungere, fra i vari campi di attività, «autotrasportatore per conto terzi» come ha spiegato l’assessora Molinari. Ne è seguito un dibattito che ha visto schierarsi in maniera trasversale i consiglieri. Una discussione che,come ha detto Mario Lucini, si è concentrata «sull’oggetto occulto della serata al posto che del suo soggetto», valere a dire il progetto di intermediazione per il carico e scarico delle merci da affidare a Csu, con mezzi ecologici, in città murata e nella Convalle in generale. Un’idea proposta dall’assessore Caradonna che è il vero centro della questione anche perché, come affermato dal presidente Pastore, «noi voteremo ora questo cambiamento di statuto e poi l’iter passerà attraverso atti di Giunta e il progetto non lo vedremo più». Sostanzialmente l’idea della Giunta è di fermare i vettori che riforniscono i negozi del centro a Lazzago e da lì proseguire con mezzi ecologici verso il centro città. «Una proposta che interessa sia i commercianti che i trasportatori – ha detto Caradonna – il costo maggiore per i secondi è l’ultimo miglio, una volta usciti dall’autostrada, qui si fermerebbero appena fuori dalla stessa e dopo scaricato potrebbero subito ripartire senza affrontare il traffico del centro». Un progetto che dovrebbe togliere dalle strade cittadine 90-100 camion, seguendo l’esperienza padovana, ma che ha suscitato forti perplessità per la gestione e l’impatto reale. Anche perché come sottolineato da diversi consiglieri non verrebbero interessati l’umido ed i beveraggi, oltre che la grande distribuzione, lasciando quindi da gestire una quota residuale del traffico. Lapidario Alessandro Rapinese, Area 2010, «il Polo delle libertà a livello nazionale predica più privato, meno stato, mentre a livello locale promuove l’esatto contrario». [Michele Donegana, ecoinformazioni]