Il Consiglio comunale di Como di giovedì 24 settembre
Paratie e non solo al centro delle preliminari al Consiglio comunale di Como di giovedì 24 settembre.
Donato Supino, Prc, ha chiesto delucidazioni sulla nomina di Colombo nel Cda di Spt e alla presidenza di Asf: «il sindaco non aveva detto che lui non sarebbe potuto essere la persona designata perché aveva già una volta lasciato il bilancio aziendale in rosso?».
Vittorio Mottola, Pd, ha attaccato frontalmente il vicesindaco sulla riqualificazione dell’area del “Castello” di Quarcino, sui cambiamenti, del progetto iniziale, e gli abusi. Riguardo ai cambiamenti al progetto, ha replicato Caradonna, «Si sono espressi i tecnici comunali , mentre i vigili hanno riscontrato un abuso edilizio e hanno fatto regolarmente denuncia».
Emanuele Lionetti, Lega, ha quindi letto una lettera, firmata assieme a Luigi Botttone e Carlo Ghirri del Gruppo misto, indirizzata al sindaco per avere un incontro personale: «alla luce delle critiche che quotidianamente compaiono sulla stampa in merito a paratie, Ticosa, Politeama, Palazzina comando vigili e rifiuti solidi urbani».
E dalla Ticosa, la lettera secretata, «vogliamo sapere cosa ha scritto Multi», è partita l’offensiva di Alessandro Rapinese, Area 2010, che poi ha toccato le «ignobili paratie» e facendo riferimento ad alcune dichiarazioni di Bruni ha domandato: «è vero che lei ha proposto le sue dimissioni? Chi del suo partito gliele ha rifiutate?»
Il nuovo muro a lago è stato quindi definito «un oltraggio alla città di proporzioni inaudite – così Mario Lcini, Pd – Il progetto che era visibile sul sito del Comune e sulla recinzione del cantiere era del tutto diverso da quanto si sta realizzando».
Supino ha presentato una mozione chiedendo «che il muro della passeggiata a lago venga abbattuto, il licenziamento del direttore dei lavori e le dimissioni dell’assessore alla partita», oltre che «verificare se vi sono i presupposti per risarcimento danni».
Bruno Magatti, Paco, ha ricordato le iniziative svolte dal suo movimento sin dal 1996 contro la realizzazione del Mose lariano per «non stravolgere il rapporto naturale della città con il lago con interventi basti sulla filosofia della difesa da un nemico che nessun cittadino comasco considera tale».
Timidissime reazioni anche dai banchi della maggioranza. Pasquale Buono, vicecapogruppo Pdl, specificando che «alcune situazioni si possono rimediare e non tutto è perduto», ha chiesto un’assemblea straordinaria sul tema, una proposta formalizzata in una richiesta scritta da parte delle minoranze in cui è sottolineato come il progetto paratie non sia mai stato formalmente illustrato e discusso in Consiglio comunale.
Bruni è quindi intervenuto illustrando la sua versione dei fatti, per un progetto definito come ambizioso e straordinario. «Il 95-99 per cento di quanto realizzato è in coerenza con il progetto originario» ha dichiarato, anche se ha aggiunto «io per primo mi sono spaventato vedendo il muro e ho avuto incontri ripetuti con i tecnici», con una nota di colore «anche mia moglie, la prima minoranza che ho in famiglia, mi ha chiesto spiegazioni». Il primo cittadino alla luce delle dichiarazioni dei tecnici si sente infine «assolutamente tranquillo» e ha promesso di togliere il muro, qualcuno in aula ha urlato: «lo paghi tu!».
In realtà Bruni ha poi meglio articolato le prospettive di lavoro, con «una riduzione della costruzione del muro tendente alle dimensioni originali, un ampliamento delle aree protette da strutture mobili, che per il momento dovrebbero essere di 30 metri, già di molto superiori alle originali, valutare nei siti delicati come i pontili la possibilità di utilizzare materiale trasparente».
Meno di una decina di ragazzi si sono presentati fra il pubblico con magliette arancioni con scritto «Per il bene della città, Bruni va a Cà», prontamente bloccati dal presidente del Consiglio Pastore che coadiuvato dai vigili è riuscito a contenere la micro rivoluzione arancione, alcuni dei giovani sono rimasti in aula con e magliette rovesciate.
Il dibattito è ripreso sulla mozione rifiuti, fra il disinteresse generale, tanto che Rapinese, stizzito per i vuoti creatisi fra le file della maggioranza ha chiesto la verifica del numero legale, obbligando i transfughi a rientrare in aula.
Dopo la bocciatura della proposta del consigliere di Area 2010 di premiare le imprese che garantissero una raccolta dei rifiuti più silenziosa nelle ore mattutine, i lavori dell’assemblea si sono bloccati, per non proseguire sostanzialmente più, disperdendosi in riunioni collaterali, dopo la riproposizione da parte di Supino dei dieci emendamenti, che non erano stati accolti nella seduta precedente, come subemendamenti alla mozione in discussione, provocando la rottura con le forze di Paco e dell’opposizione «se dovessero passare i subemendamenti di Supino, ritirerò l’emendamento» ha dichiarato Magatti.
Il consigliere comunista chiedeva di introdurre nel capitolato d’appalto la pulizia in maniera uniforme di tutte le strade della città, la raccolta porta a porta del polistirolo, il posizionamento in ogni via cittadina di raccoglitori per pile esauste, l’utilizzo del dialetto e di lingue straniere nei materiali informativi sulla raccolta dei rifiuti, sconti sulla tassa dei rifiuti per i cittadini virtuosi, raddoppiare la raccolta differenziata, il passaggio da tassa a tariffa, il prolungamento del periodo della gara da 7 a 10 anni, agevolazioni per il servizio di raccolta degli ingombranti a chiamata, l’utilizzo di mezzi a gpl o metano,
Tutte proposte che per i consiglieri di minoranza rischierebbero di riaprire completamente la partita e portare alla messa in discussione dell’impianto della delibera che era stata condivisa da maggioranza e opposizione, da qui la loro recisa contrarietà.
In loro aiuto è intervenuto, compiaciuto per l’inusitata situazione, il segretario generale Fabiano che ha dichiarato inammissibili i subemendamenti non venendo gli stessi accolti dai firmatari della mozione.
Data l’ora la seduta è stata sospesa e aggiornata per la settimana prossima. [Michele Donegana, ecoinformazioni]