Il Consiglio comunale di Como di giovedì 8 ottobre 2009
Seconda seduta sul muro del lungolago a Palazzo Cernezzi giovedì 8 ottobre. L’assembla è stata messa in onda da Etv ed è stata seguita “dal vivo” oltre che dai 15 “palchettisti” nella sala del Consiglio anche su grande schermo nell’attigua Sala stemmi.
Scema l’interesse popolare costruito intorno alla vicenda dell’ecomostro di Como. Solo un’ottantina i presenti al Consiglio dell’8 ottobre che però, nonostante le porte e finestre chiuse, volute così da Pastore sin dalle preliminari, sono riusciti ogni tanto a far sentire la loro approvazione o disapprovazione rispetto agli interventi del dibattito consiliare.
Della serata ha anche approfittato la Fiamma tricolore per distribuire volantini contro il sindaco di fronte al Palazzo comunale.
Nelle preliminari Roberta Marzorati, Per Como, è ritornata sull’accorpamento di due Circoli scolastici in città ed ha chiesto un minuto di silenzio per il ragazzino di 11 anni che si è tolto la vita a Breccia.
«A che punto siamo con quanto deliberato per i terremotati dell’Abruzzo?» ha chiesto Giampiero Ajani, Lega, mentre Vittorio Mottola, Pd, ha chiesto di rendere pubblica la lettera che Multi ha spedito al Comune.
Alessandro Rapinese, Area 2010, ha precisato che la Commissione biblioteca, di cui è membro da 10 mesi, non si è mai riunita.
«Tutta la città chiede di sapere come si esprimerebbero i consiglieri sul sindaco» ha detto Mario Molteni, Per Como, chiedendo ad almeno un consigliere di maggioranza di firmare la mozione di sfiducia al sindaco presentata e firmata dalle minoranze, 15 consiglieri, a cui servirebbe una sola altra firma per poter essere discussa.
Marcello Iantorno, Pd, ha domandato se le annunciate dimissioni di Caradonna, rifiutate dal sindaco, siano state protocollate dato che negli uffici non ce n’è traccia. Una prima risposta gli è arrivata da Pastore «Caradonna non è stato revocato e non si è dimesso». Il sindaco ha poi precisato «sono state delle dimissioni verbali e dato che siamo entrambi galantuomini il problema di averlo scritto non si pone». «Per le paratie le deleghe sono coperte da me – ha precisato il primo cittadino comasco – le altre verranno ridistribuite».
Appena insediato il Consiglio ha rispettato il minuto di silenzio e poi è iniziato il dibattito.
Il primo a prendere la parola è stato Mottola che ha definito come «argomento mondiale» quello trattato e, stimolando le proteste di Pastore, ha mostrato un cartellone con i nomi di quanti della maggioranza avevano espresso la propria contrarietà alla discussione in aula delle paratie nel 2003, «dovete andare a casa, questo è l’invito della città!» ha concluso.
«Il muro va abbattuto, va ridata la vista alla città» ha affermato Piercarlo Frigerio, Pdl, che, dopo aver spiegato come il capoluogo lariano sia fra l’incudine delle società idroelettriche a monte e il martello delle chiuse di Olginate e della distribuzione di acqua per usi agricoli e industriali a valle, ha chiesto «un accordo di programma con il Consorzio dell’Adda per la realizzazione e gestione delle paratie» anche per i futuri costi di manutenzione.
Proprio sulla manutenzione è tornato Vincenzo Sapere, Gruppo misto, che ha ricordato come l’ex sindaco Pigni, accortosi di una variazione ad un progetto fatta dagli uffici si dimise: «Lei invece ha un atteggiamento di superbia e arroganza». Il consigliere socialista si poi espresso contro lo scippo dell’opera da parte della Regione, «se accade sarò anch’io sulle paratie!». Il sindaco però ha tenuto a tranquillizzare gli animi definendo positivo il clima con Regione Lombardia.
Marco Butti, capogruppo del Pdl, ha quindi presentato la mozione della maggioranza in cui si chiede l’abbattimento del muro e che d’ora innanzi venga comunicato lo stato di avanzamento dei lavori, mantenendo comunque il richiamo alla necessità della valorizzazione del lungolago. «Chiediamo anche scusa alla città» ha poi aggiunto il consigliere.
Bruno Magatti, Paco, coperto inizialmente in televisione dalla pubblicità provocando le urla di protesta dei cittadini presenti in Sala stemmi, ha riepilogato il percorso di iniziative approntate dal suo movimento contro le paratie. Come fare a sapere cosa vogliono veramente i cittadini si è chiesto: «Qualcuno ha pensato di andare alle urne». Ma non è la soluzione migliore per il consigliere della rondine che ha lanciato l’idea di un referendum ed ha presentato una delibera in tal senso chiedendo agli altri consiglieri di condividerla.
Massimo Serrentino, Pdl, ha lodato gli interventi più pacati rispetto alla serata precedente seguito da Dario Valli, Area 2010, che ha denunciato «l’assalto alle colline della città», raccogliendo gli applausi del pubblico, e ha precisato «l’abbattimento del muro è uno slogan», chiedendo di uscire dall’impasse con «consulenze esterne. Necessarie e economiche» rispetto a quanto fatto dagli uffici comunali.
«Votammo contro la presentazione in Consiglio del progetto – ha spiegato Stefano Rudilosso, Pdl – perché ci fu detto che il Consiglio era incompetente al riguardo, dato che era un ambito di pertinenza dei tecnici». Gli stessi che hanno permesso la variante del progetto del 5 per cento facendo il muro «ma non si può solo vedere delle paratie la quantità di cemento da gettare e non il contesto», difendendo. Il consigliere, dopo aver difeso il sindaco stigmatizzando i manifestanti che si sono recati sotto casa sua due domeniche fa, erano trasferiti ha poi proposto di chiedere aiuto al Politecnico di Milano per trovare soluzioni al progetto paratie.
Luca Gaffuri, capogruppo Pd, ha quindi, in maniera accalorata, parlato di retromarcia della maggioranza che non è per lui in grado di governare la città affidandosi al detto «portem a ca’ i dané queiscos farem» così sulle paratie, l’autosilo di Valmulini. «Non avete mai fatto vedere i rendering di piazza Cavour, non si parla delle bitte che impediranno di vedere il lago – ha affermato in un crescendo – nessuno ha parlato della barriera verde a S. Agostino». Un affondo per la Lega «come Ponzio Pilato» e un altro per Caradonna «bisogna smetterla con l’arroganza di chi dice di guardare i muri di casa propria e che aveva già detto di svegliarsi prima e di spazzarsi la neve!». Raccogliendo gli applausi del pubblico ha quindi terminato l’intervento chiedendo le dimissioni di Caradonna e Bruni.
«Non difenderò questo progetto – ha esordito Stefano Molinari, Pdl – deturperà irrimediabilmente la nostra passeggiata». «Ho sbagliato a votare contro la proposta di parlarne in Consiglio – ha aggiunto – mi sono fidato del sindaco». Molinari ha quindi attaccato il primo cittadino chiedendo conto della secretata della multi, della cittadella dello sport e della Borgovico bis: «Serve una guida che sappia riportare il centrodestra nel cuore dei comaschi». «Sono pronto a dimettermi sia per il bene del Pdl e per la città!» raccogliendo gli applausi del publbico e l’appoggio di Franco Fragolino, Pd, che ha chiesto uno scatto d’orgoglio da parte della maggioranza.
Gianni Imperiali, Pd, ha domandato al sindaco di chiedere scusa alla città, senza sortire risultati. Roberto Tenace, Pdl, ha chiesto di chiarire le responsabilità definendo quanto accaduto come improvvisazione progettuale.
La serata si è conclusa con la consigliera Marzorati che ha chiesto al sindaco le dimissioni. La discussione, data l’ora, è stata interrota e riprenderà sullo stesso argomento lunedì e martedì 19 e 20 ottobre. [Michele Donegana, ecoinformazioni]