Giulietti in Biblioteca a Como per difendere la Costituzione
Più di ottanta persone, molti i giovani, giovedì 3 dicembre in Biblioteca hanno partecipato con interesse all’incontro, organizzato dal Comitato per la difesa della Costituzione, con Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. Applausi scroscianti in tutti passaggi nei quali il relatore ha invitato alla difesa dagli attacchi del governo dei principi fondanti stabiliti dalla Costituzione italiana.
Presentato da Aniello Rinaldi del Comitato per la difesa della Costituzione di Como e dal consigliere comunale Bruno Saladino, per il Comitato per la libertà di stampa comasco, Giuseppe Giulietti è intervenuto giovedì 3 dicembre alla Biblioteca comunale di Como. Sul palco anche Luciano Forni, esponente del Comitato e rappresentante come ex senatore di un ruolo delle istituzioni rispettoso dei principi fondativi della Repubblica.
Giulietti ha Un percorso nato per la difesa dell’articolo 21 da cui prende nome l’associazione rappresentata dal parlamentare democratico arrivato da un incontro partecipato con più di 80 persone di cui la metà giovani.
«Ci siamo messi in rete per la libertà di stampa – ha spiegato Saladino – e abbiamo subito avuto risposte positive. Ci sono grandi potenzialità inespresse che non riescono ad essere rappresentate dalle grandi organizzazioni forse un po’ anchilosate».
Saladino ha sottolineato anche la partecipazione della società comasca per la libertà di stampa: «alla manifestazione organizzata il 5 ottobre abbiamo raccolto 450 adesioni di singole persone e 24 di associazioni, partiti, sindacati».
Giulietti ha brillantemente ripercorso la nascita della propria associazione difendendola da chi la definisce di parte «il presidente nazionale è Federico Orlando, l’ex braccio destro di Montanelli, che non c’entra niente con la sinistra». «Infatti Montanelli ruppe con la destra con l’avanzare dell’idea autoritaria e illiberale» ha proseguito Giulietti.
Il relatore si è concentrato sul discorso pubblico e di come i media possano influenzarlo.
«Nessuno ha ripreso le affermazioni di Ciampi, intervitato da Repubblica, che si è detto preoccupato perché la Costituzione è snaturata dall’interno».
Anche la questione del fuori onda di Fini è emblematica per Giulietti: «il presidente non ha detto niente di eccezionale ha solo affermato che bisogna verificare la fondatezza delle accuse e che il consenso non dà l’impunità». Perché tanto scandalo?
Si è creata una democrazia populista molto lontana da quelli che sono gli standard europei.
Un mea culpa è stato fatto sul conflitto di interessi, raccogliendo gli applausi del pubblico.
L’Italia si è avvicinata a paesi semiliberi per la libertà di informazione in tutte le classifiche, da Freedom House a Réporters sans Frontière, a causa della concentrazione dei mezzi di informazione.
«Se si parla di sicurezza ci hanno fatto imparare a memoria ogni passaggio dei processi di Garlasco o di Perugia, ma chi sa dei 3.200 morti di amianto a Casale Monferrato? – ha deninciato Giulietti – i delitti collettivi, la scuola pubblica, la sanità, la povertà, non hanno visibilità».
Rispondendo alle domande dei ragazzi del liceo Classico intervenuti Giulietti ha chiarito la differenza fra privacy e diritto d’informazione in riferimento al Ddl Alfano: «Se ci fosse già stato con il crac Parmalat 50 mila persone non avrebbero saputo di avere perso tutto».
Se il decreto dovrebbe essere approvato ha annunciato un ricorso alla Corte di Strasburgo dei più eminenti costituzionalisti italiani tra cui Valerio Onida.
«Questa democrazia populista aumenta i consensi prendendo gli umori di pancia della gente che vengono seguiti e stimolati anche dalle aperture dei telegiornali».
«Non è privo di significato che si guardi ai modelli autoritari dell’ex Unione sovietica – ha detto il portavoce di Articolo 21 – come dimostrano il viaggio in Bielorussia e l’amicizia con Putin».
Positiva per Giulietti la mobilitazione di base, così come è avvenuta a Como, che ha auspicato un migliore utilizzo della rete, «bisogna fare corsi di alfabetizzazione informatica», per creare reti di informazione alternative, partecipate e dirette. [Michele Donegana, ecoinformazioni]
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