Ribellarci è Giusto. Campagna per Joy ed Hellen

In un comunicato viene ripercorsa la storia di Joy ed Hellen: «Una sera dei primi d’agosto 2009 Vittorio Addesso, ispettore-capo del Centro di identificazione per immigrati (Cie) di Milano, cerca di violentare Joy, una donna nigeriana, nella sua cella. Grazie all’aiuto di Hellen, sua compagna di reclusione, Joy riesce a difendersi. Qualche settimana dopo nel Cie scoppia una rivolta contro le condizioni disumane di reclusione. In quell’occasione Joy, Hellen e altre donne nigeriane vengono ammanettate, portate in una stanza senza telecamere, fatte inginocchiare e picchiate violentemente. In seguito alla rivolta, a Milano si è svolto un processo contro 14 donne e uomini migranti, tra cui Joy e le altre. Durante una delle prime udienze, quando in aula entra Addesso per testimoniare, le/ i migranti processati denunciano pubblicamente gli abusi quotidiani da parte di quell’ispettore-capo e Joy trova il coraggio di raccontare del tentato stupro».
Condannate a 6 mesi di carcere (altri a 9 mesi) le due ragazze vengono divise e detenute in carceri separate.
«La data della scarcerazione per Joy e le altre si avvicina, il 12 febbraio prossimo – prosegue il comunicato – ma nel frattempo un evento tragico rende evidente il rischio che le ragazze corrono: venire di nuovo rinchiuse in un Cie».
«Cosa potrebbe succedere se Joy ed Hellen all’indomani della scarcerazione verranno portate in qualunque Cie d’Italia – si chiedono le scriventi –? Se tornano in quello di Milano ritrovano Vittorio Addesso & C.; se vengono mandate in un altro Cie, si troveranno davanti altri gestori dell’ordine, colleghi loro, che sanno chi sono le ragazze e che coraggio hanno avuto… E allora cosa potrebbe accadere?».
La situazione poi si complica: «Ad una settimana dalla scarcerazione l’avvocato di Joy scopre di essere stato revocato e che al suo posto è stata nominata un’avvocata d’ufficio. Non sappiamo quali pressioni e ricatti abbia subito Joy per arrivare a questa scelta, ma una cosa è certa: qualcuno ha molto interesse ad insabbiare tutta questa vicenda e, per fare ciò, sta cercando di isolare in tutti i modi Joy e le altre da chi ha espresso loro, fattivamente, solidarietà in questi mesi. Ma la nostra solidarietà deve continuare a tradursi in concretezza, non possiamo permettere che Joy ed Hellen tornino nelle mani dei loro aguzzini. Nasce così la campagna “Ribellarci è giusto”, a sostegno di Joy e delle sue compagne».
Le Donne contro i Cie denunciano che «col pretesto della “sicurezza”, le donne migranti vengono rinchiuse in lager in cui ricatti e abusi sessuali sono all’ordine del giorno» per questo chiedono che «chi non intende essere complice di questo sistema basato sullo stupro e la violenza deve impedire che Joy ed Hellen vengano rimesse nelle mani dei loro aguzzini».
Per informazioni tel. 327.2029720, Internet http://noinonsiamocomplici.noblogs.org.