Mafia export

Le mafie, fenomeno economico globale, possono essere combattute sviluppando un nuovo senso democratico e civile contro la cultura dell’illegalità. Presentato giovedì 25 febbraio in biblioteca il libro Mafia export di Francesco Forgione.

Il circolo culturale Willy Brandt ha organizzato una serata con Francesco Forgione, già presidente della Commissione parlamentare antimafia e ora docente di storia e sociologia delle organizzazioni criminali all’Università dell’Aquila.
Mafia export il titolo dell’incontro, dall’omonimo testo di Forgione nel quale si descrive, anche attraverso carte geocriminali, la globalizzazione delle organizzazioni mafiose italiane che in questo modo hanno accresciuto in maniera davvero preoccupante il loro potere.
L’idea errata che la mafia non esista al di fuori delle regioni d’origine è il primo muro da abbattere. «Bisogna rompere l’ipocrisia per cui fino a quando le strade non sono insanguinate, le mafie non si vedono e non esistono – ha spiegato Forgione – e poi la falsità secondo cui anche se arrivano in un territorio i soldi dei mafiosi, non arrivano i mafiosi».
Attualmente la mafie italiane sono grandi holding economico-finanziarie: un fatturato tra i cento e i centocinquanta miliardi di euro annui reinvestiti in gran parte in attività legali e quindi difficilmente rintracciabili.
Il recente caso di cronaca che vede accusato il senatore Nicola Di Girolamo per essere stato eletto con i voti della ‘ndrangheta conferma quanto la doppiezza del potere abbia accompagnato la presenza e lo sviluppo della mafia in Italia e all’estero. «La ‘ndrangheta è oggi l’organizzazione criminale più potente – ha commentato il docente –: muove grandi capitali in tutto il mondo e controlla il traffico della cocaina; inoltre non ha pentiti perché ha una struttura fondata su legami familiari e di sangue».
Milano è oggi la capitale della ‘ndrangheta e anche la prima piazza di consumo di cocaina per abitante. E il prezzo di questa droga passa dai 1000/1200 euro al chilo del produttore in Colombia ai 60000 al chilo per lo spaccio in Europa: un guadagno davvero imponente per chi la commercia.
Una mafia arcaica e moderna al tempo stesso è quella descritta nel libro di Francesco Forgione. Nel retro del ristorante di Duisburg, in Germania, dove avvenne, il 15 agosto 2007, la strage di sei giovani originari del piccolo paese aspromontano di San Luca, venne ritrovata una sala per riunioni con tredici sedie e la statua di san Michele arcangelo, protettore della ‘ndrangheta. Questi simboli, così come i riti di ammissione nelle cosche, creano appartenenza e producono un modello di vita sociale anche lontano dai territori non tradizionalmente mafiosi.
Gli ordini attraverso i pizzini di Provenzano, difficilmente intercettabili, o le telefonate tra Locri e La Paz nelle quali i finanzieri dell’antidroga ascoltavano solamente fischi (gli stessi utilizzati dai pastori dell’Aspromonte per comunicare in montagna) dimostrano come anche a livello internazionale siano ancora radicate tradizioni e stili di comportamento arcaici.
L’esercito e l’azione giudiziaria nulla possono contro questa potenza: è necessario smontare l’ipocrisia dei governi che non vogliono vedere questa presenza sempre più diffusa e pericolosa.
Rispondendo alle domande di alcuni dei presenti, Forgione ha quindi offerto una possibile via da percorre: «Il mio libro non è ottimista, ma presenta una testarda volontà: tentare sempre perché la parola rassegnazione non può esistere! Dobbiamo creare un’alternativa di società, un nuovo senso democratico e civile che contrasti lo sviluppo della cultura illegale mafiosa».
Indispensabili anche nuovi meccanismi vincolanti per la scelta dei candidati dei partiti, per l’espulsione dalle imprese di chi delinque, così come per tutte le categorie di professionisti che vengono coinvolti in affari mafiosi e una discussione sul diritto penale europeo per poter sequestrare e confiscare in tutta Europa i beni dei boss.
«Dobbiamo avere fiducia nella lotta alla mafia, i passi avanti degli ultimi vent’anni ci spingono a farlo; era impensabile poter lavorare nelle terre di mafia e condurre certe battaglie sociali e civili – ha concluso Forgione – : non è importante quello che loro ci hanno fatto, ma quello che noi facciamo di quello che loro ci hanno fatto».
Francesco Forgione, Mafia export, Baldini Castoldi Dalai editore, p. 384, 2009, 20 euro. [Tommaso Marelli, ecoinformazioni]

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