Abrogare la privatizzazione dell’acqua
Sala Noseda piena il 25 febbraio, per l’incontro sulla «Gestione pubblica dell’acqua in provincia di Como» promosso dal Comitato comasco per l’acqua pubblica. Al centro della discussione le iniziative verso i tre referendum abrogativi delle norme che hanno privatizzato l’acqua, per rendere possibile la gestione pubblica di questo bene comune.
Grande partecipazione da parte dei cittadini *giovedì 25 febbraio all’incontro sull’acqua pubblica che si è svolto presso la Sala Noseda della Camera del Lavoro. La serata è nata per fare il punto della situazione sul quadro normativo sul quale si inserisce il referendum nazionale per l’acqua pubblica e sulla situazione a livello locale. Per quanto riguarda i referendum, sono stati presentati i tre quesiti (non ancora depositati definitivamente) per i quali ad aprile inizierà la raccolta firme. Il primo quesito, il più sostanziale, chiede l’abrogazione totale dell’articolo della legge votata a novembre 2009 che contiene il principio della privatizzazione dell’acqua. Il secondo quesito è contro l’introduzione di altri elementi alla privatizzazione, legati all’affidamento a società di capitali dell’acqua; il terzo quesito referendario infine concerne la rilevanza economica a chi gestisce l’acqua.
Il dibattito di ieri sera, al quale hanno preso parte anche alcuni amministratori locali, si è focalizzato molto su quest’aspetto, come spiega Roberto Fumagalli, presidente del Circolo ambiente “Ilaria Alpi”, ovvero sul «principio secondo il quale la tariffa deve coprire tutti i costi». Secondo i movimenti e le associazioni impegnate contro la privatizzazione dell’oro blu, questo principio va assolutamente contrastato: «spetta alla fiscalità generale risanare le opere e la rete idriche, i fondi non vanno coperti attraverso la tariffa». Come dire, basterebbe una “grande opera” inutile in meno, per riqualificare il sistema idrico nazionale.
A livello locale, nel frattempo, le acque sono ferme, è il caso di dirlo. La situazione di stallo attuale riguarda il percorso avviato a livello di ATO in merito alla suddivisione del servizio in due parti – gestione ed erogazione – da affidare a due società diverse, con l’obbligo di mettere a gara – e quindi di privatizzare – il servizio di erogazione: le associazioni comasche avevano paventato ai Comuni il rischio di incostituzionalità, così è stato e dunque tutto è stato azzerato. «I sindaci hanno sentito solo le sirene della Regione a favore della privatizzazione dell’acqua e hanno ignorato le mille voci della società civile che chiedevano che l’acqua restasse pubblica: abbiamo avuto ragione noi» commenta Fumagalli.
Si muove invece qualcosa sul fronte della mobilitazione verso il referendum, anche a Como. Ieri sera alcuni cittadini presenti all’incontro si sono presi l’incarico di seguire la raccolta firme sul territorio, organizzando iniziative, banchetti ma anche eventi e serate ad hoc. La campagna inizierà dopo le elezioni regionali e in particolare dal 10 aprile; in concomitanza di quella data si terrà a Como un’altra iniziativa pubblica per lanciare la raccolta firme verso il referendum per l’acqua pubblica. [Barbara Battaglia, ecoinformazioni]