Il Consiglio comunale di Como di lunedì 26 aprile 2010

Ancora Ca’ d’industria nelle preliminari del consiglio comunale di lunedì 26 aprile. Poi sono stati dati nuovi chiarimenti sul bilancio e si è passati alle dichiarazioni delle minoranze. Roberta Marzorati, per Como, ha esordito facendo sentire alcune registrazioni di interviste a ospiti della Casa albergo di via Volta a Como in cui chiedeva delle condizioni dell’alloggio e del vitto; in una tra le tante una signora diceva: «in principio era passabile adesso è un po’ un guaio». «Il sindaco ritiri la fiducia a quel Cda» ha rincarato la dose Vittorio Mottola, Pd, rimarcando come, in un’aula deserta, ci fosse un solo esponente della maggioranza. «Lei non può far finta di niente – ha aggiunto Donato Supino, Prc – stare in silenzio sembra una sfida alla città e ai consiglieri». Il consigliere comunista ha poi chiesto di poter far entrare in aula il pubblico presente, quasi una trentina di dipendenti della struttura per anziani comasca, dato che in Sala stemmi non era ancora stato approntato uno schermo per vedere in diretta l’assemblea; cosa poi fatta dai tecnici del Comune.

Bruno Magatti, Paco, ha rimarcato il fatto di non aver ricevuto risposte dal segretario generale alle richieste fatte e ha sottolineato la “distrazione” del primo cittadino sulla Ca d’industria, oltre a chiedere la pulizia del muro, imbrattato, in viale Innocenzo XI dove è posta una lapide in ricordo di alcuni caduti della Resistenza.

La mancanza di fondi per la polizia locale al centro dell’intervento di Alessandro Rapinese, Area 2010, per permettere alle pattuglie di vigilare sui posteggi per residenti, «spesso occupati indebitamente», e dopo gli atti di vandalismo accorsi lo scorso fine settimana. Il consigliere ha quindi denunciato la chiusura di alcuni appartamenti comunali in via Volta, «inutilizzati da anni solo perché hanno il contatore del gas all’interno, non credo costi eccessivamente portarlo all’esterno e renderli fruibili».

«Abbiamo un fittissimo programma di lavori, ma non ho visto iscritta la rendicontazione sul Pgt – ha affermato Silvia Magni, Pd – lei signor sindaco aveva promesso di relazionare sull’avanzamento dei lavori a dicembre per gennaio, poi per febbraio, infine per dopo pasqua e non si è visto ancora nulla!».

Dopo l’appello è iniziato il Consiglio che avrebbe dovuto affrontare il bilancio, ma ha dovuto aspettare l’assessore della partita, Gaddi, che, scusandosi, è arrivato in ritardo.

È potuta riprendere, dopo le congratulazioni a Luca Gaffuri per la nomina a capogruppo del Pd in Consiglio regionale, così la fase dei chiarimenti con nuove domande. Mottola, ha chiesto degli interventi nelle scuole, Magni, della scuola di via S. Bernardino, Emanuele Lionetti, Lega, degli stanziamenti per l’acquisizione di tutte le quote di proprietà del Politeama, Franco Fragolino, Pd, della Fondazione proposta per Villa Olmo.

A queste e alle domande poste nella seduta precedente ha risposto l’assessore Gaddi che ha precisato tra l’altro che l’intervento allo Yacht Club consiste in un anticipo di fondi che verranno restituiti dalla associazione e dalla regine in 20 anni. Sulla Ticosa ha precisato «per quanto riguarda la fideiussione non è certa la escussione». Il Comune pensa poi di recuperare molto dalle sanzioni per le infrazioni edilizie grazie a progetto di recupero delle pratiche, soldi che però non basteranno a sostenere la cultura «mi metto sulla sua spalla a piangere insieme a lei» ha detto, riferendosi ad una domanda posta da Rapinese, l’assessore nella doppia veste del bilancio e della cultura.

Anche la prospettata Fondazione Villa Olmo per le grandi mostre resta per il momento al palo dato che guardando altre realtà «a Gallarate il Comune eroga milioni di euro», per un’ipotesi di tal fatta «i costi sarebbero enormemente superiori a quelli attuali per cui non paghiamo praticamente nulla». Un’assicurazione invece per il Politeama le quote prospettate per quest’anno, 50mila euro, vanno ad aggiungersi a quelle degli anni scorsi, così da poter procedere all’acquisto: «io – ha chiarito Gaddi – assieme all’assessore Cenetiempo siamo stati delegati a seguire la vicenda ed abbiamo già avuto un incontro con gli altri proprietari».

Si è passati quindi alle dichiarazioni a cui hanno preso parte solo esponenti delle minoranze.

Marcello Iantorno, Pd, ha attaccato la maggioranza sulla Ticosa e la sua mancata vendita, «perché non avete tenuto la fideiussione, la responsabilità è vostra!», mentre Supino ha attaccato Iantorno sull’appoggio dato alle grandi mostre per poi chiedere la salvaguardia del trasporto pubblico, «paghiamo senza guardare ala qualità, ad esempio al rinnovamento del parco automezzi, ed ora ci propongono un dividendo che va solo incontro agli interessi dei privati».

«Un anno fa il sindaco mi aveva dato del “gufo” sulla vendita della Ticosa che lui dava per certa – è intervenuto Rapinese – oggi abbiamo l’incertezza di un’entrata e la certezza di un debito, quello per la bonifica».

Un accorato Vincenzo Sapere, Gruppo misto – socialisti, ha chiesto «dateci un segno di libertà, liberateci da voi…» alla maggioranza, ricordando come fra tutte le strutture pubbliche quelle da cui arrivano meno proventi, rientra silo il 10-15 per cento di quanto speso, sono quelle sportive «le uniche su cui avete intenzione di investire!?!». Il consigliere di Area 2010 ha poi proposto nuovamente di eliminare la figura del portavoce del sindaco «quantomeno sottoutilizzato» per effettuare un risparmio di 40mila euro.

Arrivati alle 23.30 nessuno si è più prenotato per intervenire e stava per chiudersi la discussione quando ha preso la parola Mottola, dando così eventualmente la possibilità di poter stendere ulteriori emendamenti. Data l’ora e il fatto di non essere più utili non essendoci più la possibilità di dibattito i tecnici e dirigenti del Comune hanno abbandonato l’aula seguiti da parte della maggioranza infastidendo il consigliere democratico che ha chiesto la verifica del numero legale. Fra i banchi della maggioranza non c’erano più di una decina di consiglieri, insufficienti a garantire il proseguimento della seduta anche se in seconda convocazione, mentre le minoranze sono uscite. Qualche attimo di fibrillazione e di telefonate per riconvocare i consiglieri già usciti o dispersi nei vari uffici sono serviti a portare in sala 17 consiglieri che hanno permesso di dichiarare la seduta valida e conclusa. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

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