Memoria e verità: La repubblica del dolore
La sala dello Spazio Gloria, sabato mattina 26 novembre, era piena di studenti delle scuole medie superiori di Como, attenti e partecipi per il nuovo appuntamento del ciclo “Memoria e verità”, serie ormai pluriennale dedicata all’approfondimento dei fenomeni dello stragismo e del terrorismo in Italia.
Nato nel 2009-2010 dall’esigenza di conservare e approfondire il ricordo della strage di Bologna – in cui morirono i comaschi Carlo e Annamaria Mauri, col figlio Luca –, il ciclo “Memoria e verità” si conferma come un momento importante di dibattito e di conoscenza sulla recente storia italiana, avendo l’indiscutibile merito di portare di fronte alle giovani generazioni forti testimonianze di protagonisti delle vicende degli anni Sessanta-Settanta-Ottanta e meditate elaborazioni storiografiche sulla società italiana di quel periodo.
L’appuntamento di ieri mattina, articolato in tre “sezioni” (teatro civile, riflessione storica e testimonianze) ha avuto due momenti altissimi, per intensità e qualità: il primo è stato l’intervento del prof. Giovanni De Luna, docente dell’Università di Torino, che ha approfondito gli elementi centrali del decennio 1969-1979; il secondo è stato l’ascolto della canzone “Quasi soltanto mia” dedicata da Filippo Andreani a Licia Pinelli, subito seguita dalla testimonianza di Claudia Pinelli, figlia di Pino.
Giovanni De Luna nel suo intervento è partito dalla considerazione che il pericolo maggiore nel considerare la storia recente è quello di affidarsi ai luoghi comuni: facili scorciatoie che conducono a una storia “senza spessore” e a un passato “senza complessità”. È il caso della definizione giornalistica di “anni di piombo” data agli anni Settanta, definizione certo efficace ma che ha finito per oscurare le caratteristiche più importanti di quegli anni, che – secondo De Luna – sono stati profondamente segnati dall’allargamento dello spazio pubblico. Due date sono state messe in evidenza: l’approvazione nel 1970 dello Statuto dei Lavoratori che portava anche dentro le fabbriche i diritti costituzionali e il varo nel 1978 della Legge Basaglia che finalmente apriva le porte dei manicomi. Metafora di questo espandersi dello spazio pubblico sono le piazze: piene di gente, di manifestazioni, di voglia di esperimersi, per tutto il decennio e poi come “implose” e “desertificate” all’inizio degli anni Ottanta. Senza sottolineare una simile apertura degli spazi non si ha chiaro – secondo De Luna – lo sfondo su cui si inserirono i fenomeni dello stragismo e del terrorismo. Un altro elemento importante per capire quei fenomeni viene da una considerazione tutta interna alla storia italiana del Novecento: gli anni Settanta, in realtà, sono molto più vicini alla seconda guerra mondiale di quanto normalmente si pensi, e subiscono gli esiti dell’onda lunga del periodo fascista che da un lato aveva portato alla ribalta la violenza come opzione vincente per l’azione politica (il regime fascista nacque dalla violenza squadristica nelle piazze) e dall’altro aveva spinto l’opposizione democratica nella clandestinità, facendo nascere un legame tra lotta politica e separatezza dalla società civile. Entrambi questi elementi sono ancora attivi negli anni Settanta e contribuiscono forse allo sviluppo dello stragismo di destra e del terrorismo di sinistra. Eppure gli anni Settanta sono il periodo in cui, proprio con la sconfitta di quei due fenomeni, ci si congeda “dalla storia nera del Novecento”. Con una contraddizione però: alla fine di quel decennio si sviluppa una profonda sfiducia nell’impegno democratico. Le piazze si svuotano. In compenso tra 1976 e1979 inItalia vengono aperte più di 30mila discoteche.
Gli altri interventi sono stati più coinvolgenti dal punto di vista emotivo: ma tutti – Claudia Pinelli, Carlo Arnoldi (figlio di una delle vittime della strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano del 1969), Roberto Castaldo (ferroviere ferito nella strage alla stazione di Bologna del 1980), Antonio Iosa (gambizzato dalle Brigate Rosse) e Manlio Milani (testimone della strage di Brescia del 1974) – hanno messo in evidenza molti elementi di conoscenza sulla dinamica degli avvenimenti e sul contesto storico. Un po’ più deludenti le sintesi degli studenti di “Memoria e Verità” di Como e del Laboratorio L.A.P.S.U.S. Milano su “Lo stragismo e il terrorismo in Italia”, dove a più riprese si è sentita l’eco di quei luoghi comuni cui – poco dopo – ha fatto riferimento De Luna; ma certo sintetizzare in pochi minuti fenomeni così complessi non è facile.
In apertura, dopo gli interventi di Claudio Fontana e Roberta Pomoni dell’Associazione Memoria Condivisa, di Michele Tortora prefetto di Como e di Anna Veronelli assessore alle Politiche educative del Comune di Como, due momenti di rilettura lirica: “Non c’ero, ma ho pianto. 11 settembre e altre violenze” di Gerardo Monizza letto da Jasmine Monti accompagnata da Filippo Andreani e “Il coraggio della memoria” di Claudio Fontana interpretato da Stefano Annoni. [Fabio Cani, ecoinformazioni]