Lavoro, legalità, territorio per un manifesto di responsabilità sociale

Al dibattito organizzato  per il Progetto San Francesco della Cisl a Villa Gallia martedì 14 febbraio con il presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello e il prefetto di Como Michele Tortora, il segretario della Cisl di Como, Gerardo Larghi, ha lanciato la proposta di un protocollo territoriale di legalità, per coinvolgere sindacati e amministrazioni comunali in un progetto condiviso.

La giornata Lavoro, legalità, territorio per un manifesto di responsabilità sociale voluta dalla Cisl e dai referenti del Progetto San Francesco è cominciata con la sostituzione della targa dedicata al giudice Giovanni Falcone posta sul lungolago Trieste e danneggiata il 23 maggio 2011, proprio nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci, di cui quest’anno ricorre il ventennale.

Dopo il gesto simbolico avvenuta alla presenza, tra gli altri, dei sindaci di Como e Cermenate e del prefetto di Como, Villa Gallia ha ospitato il convegno con il quale i rappresentanti sindacali hanno voluto esporre le idee che stanno alla base dell’impegno nel progetto San Francesco contro le mafie e l’illegalità. Ospite d’onore, a simboleggiare un appuntamento di unificazione del Paese, è stato Ivan Lo Bello, il presidente di Confindustria Sicilia che da alcuni anni ha adottato un codice etico che prevede l’espulsione degli associati che non si rifiutano di pagare il pizzo alla criminalità mafiosa o che sono addirittura collusi. «La memoria è fondamentale – ha affermato Lo Bello – nel caso delle stragi del 1992 lo è ancora di più perché quest’anno ne ricorre l’anniversario. Giovanni Falcone fu un magistrato “nuovo” nell’approccio culturale e operativo contro la mafia: fu il primo a fare indagini a lungo termine e sugli ambiti finanziari, fu il padre della Dia e della Dna e soprattutto ha consolidato una nuova giurisprudenza, dimostrando processualmente l’esistenza di un organizzazione mafiosa unitaria denominata Cosa nostra. Negli ultimi anni la lotta alle organizzazioni mafiose è stata caratterizzata dalla qualità e dall’importanza dei successi ottenuti dallo Stato, ma inquadrando la questione in ambito nazionale esiste un problema di indifferenza da parte della maggioranza della popolazione italiana, che si declina in varie gradazioni: dalla sottovalutazione del problema all’illusione che sia limitato geograficamente solo ad alcune zone». Nella lotta alla mafia occorrono – secondo Lo Bello – coerenza, concretezza e dialogo con gli imprenditori, oltre a prese di posizione collettive, ma serve anche una «Grande alleanza tra società civile ed economica, insieme alla qualità della vita amministrativa locale: la buona amministrazione è un elemento fondamentale per supportare il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine. La mafia ha compresso e distorto il mercato e le regole, frenando la crescita del paese e distruggendone la ricchezza».

Il prefetto di Como Michele Tortora si è detto ottimista nella battaglia che lo Stato sta combattendo contro le organizzazioni criminali, sottolineando la necessità, come fu per il terrorismo, di una grande mobilitazione popolare per poterla portare a termine. Arrivato a Como circa due anni fa, il prefetto ha ricordato che «in un’occasione simile a quella odierna dissi che la mafia esisteva anche a queste latitudini; questo sulla base di una considerazione di buon senso, vista la sua estensione extranazionale che quindi non poteva far escludere i territori lariani. Qui la mafia opera con caratteristiche differenti rispetto al Sud Italia, probabilmente è ancora lontana dal controllo del territorio, pizzo ed estorsione sono ad un livello artigianale. Opera soprattutto in ambito finanziario, investendo grandi proventi illegali in attività commerciali, esercizi pubblici, settori produttivi come il movimento terra». Il dottor Tortora ha spiegato i due errori che bisogna evitare: minimizzare il fenomeno, definendolo un’invenzione, e allo stesso tempo drammatizzarlo eccessivamente: «Oltre al lavoro delle forze dell’ordine, serve il coinvolgimento della società civile per prevenire nuove infiltrazioni, uno scatto d’orgoglio per creare uno sbarramento».

Il segretario generale della Cisl di Como, Gerardo Larghi, ha sottolineato il risvolto economico, oltre a quello etico, decisivo in questa battaglia: «La Cisl crede e partecipa al Progetto San Francesco perché protestare non basta, ma bisogna agire e intervenire concretamente, anche aiutando le pubbliche amministrazioni e la maggioranza dell’economia sociale pulita comasca. In questo momento di crisi, per recuperare soldi ed equità sociale, occorre rilanciare la lotta alle illegalità: legare il contrasto all’evasione fiscale alla lotta alle mafie significa provare ad intercettare gli oltre 130 miliardi di euro l’anno sottratti dai criminali dalle nostre tasche. Proponiamo che il 35 per cento dei capitali mafiosi confiscati vangano assegnati per il rafforzamento degli ammortizzatori sociali, e poi urgentemente occorre lavorare per un protocollo territoriale di legalità. Questo protocollo di legalità vuole essere aperto ai contributi di tutti ed è rivolto alle amministrazioni comunali del territorio, a partire da quella di Como. Prossimamente, entro un mese, noi metteremo sul tavolo le prime cinque proposte, riconoscendo nel Prefetto di Como l’Istituzione indispensabile a garanzia per tale necessaria nuova fase sociale». [Tommaso Marelli – ecoinformazioni]

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