La Terra nelle nostre mani: Vandana Shiva a Como

Incontro d’eccezione nella serata del 26 marzo 2012 con Vandana Shiva nel salone di Confindustria Como, organizzato da Parolario come anteprima dell’edizione 2012 dedicata al tema “Leggere il futuro”, e reso possibile dalla collaborazione con Lisa Spa e Fondazione Prima Spes onlus.

È quasi impossibile sintetizzare in poche righe la ricchezza del contributo di una grande personalità della cultura e della politica come Vandana Shiva. Il titolo della serata “La Terra nelle nostre mani. Diritto al cibo e rispetto dell’ambiente” nonostante l’ampiezza della tematica proposta è in realtà solo un pretesto per entrare in contatto con una persona che – come ha giustamente sottolineato in apertura il giornalista Nello Scavo di “Avvenire” – sta dando un grande contributo per cambiare la storia dell’umanità, o – meglio ancora – per migliorare il futuro dell’umanità.

La prima provocazione è sulla globalizzazione: esiste una globalizzazione buona accanto a quella cattiva? Certo, è la risposta: la globalizzazione buona è quella che diffonde le buone idee e c’è sempre stata, non è un’invenzione recente. La globalizzazione attuale – quella che passa per globalizzazione tout court, come se non ci fossero alternative – è un processo non democratico, che serve a consolidare il sistema economico imperante, con i suoi privilegi e le sue vittime. Le crisi ricorrenti hanno una funzione di rafforzamento di questo sistema che mira solo a ottenere merci a prezzo più basso, senza tenere in considerazione che i bassi costi di produzione si tramutano in altissimi (anzi insostenibili) costi sociali.

Ma queste affermazioni di fondamentali principi sono solo l’inizio di un racconto che intreccia analisi globali ed esperienze dirette, storia della propria terra (l’India) e attenzione per il destino dell’intero pianeta, capacità di guardare alle tendenze generali e conoscenza delle più minute dinamiche locali. Tutto questo racconto si concreta nell’inesausto sforzo di difesa della biodiversità, per la salvaguardia dei semi, contro la dittatura della chimica e delle modificazioni genetiche in agricoltura. È la lotta contro le multinazionali che si arrogano il potere di “brevettare” la vita, contro uno “sviluppo” che non conosce altre regole che quella del profitto, contro i ladri (così li definisce, senza mezzi termini) che rapinano la natura.

Il discorso di Vandana Shiva è ricco di esempi, di profondità e precisione scientifica, ma anche di potenza evocativa. Ci sono più di tre mila varietà di riso e alcune di queste sono in grado di resistere all’acqua salina, e posseggono perciò una potenzialità enorme per ridare cibo – e quindi futuro – alle zone devastate dagli tsunami e dalle alluvioni; eppure solo pochi tipi sono quelli che “funzionano” per il commercio internazionale, e quindi tutti gli altri vengono marginalizzati e rischiano l’estinzione. Ci sono decine e decine di tipi di banane, ma per le multinazionali sono tipi “sbagliati”, e solo un tipo viene commercializzato.

Ma soprattutto il racconto di Vandana Shiva è ricco della sua storia e della sua esperienza. Dalle donne con cui ha iniziato il suo impegno ha imparato due cose – dice -: che proteggere la natura è il primo atto di giustizia, e che la conoscenza nasce dalla relazione. A chi le domanda se ha paura che la sua lotta contro le multinazionali possa trasformarsi in una minaccia alla sua incolumità, risponde: “non ho paura, perché dovrei?”

La sua battaglia è una battaglia per la verità e per la giustizia, ed è una battaglia per lo sviluppo, per l’unico sviluppo possibile, per lo sviluppo sostenibile.

La sua parola è davvero una parola di saggezza, articolata con sicurezza e con precisione, con una voce pacata e ferma, profonda e musicale. Una parola che è la natura stessa, prima ancora che la sua difesa.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

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