Fluxus: a Chiasso la rivoluzione visiva degli anni Sessanta

Si è inaugurata venerdì 20 febbraio al m.a.x.museo di Chiasso la mostra dedicata al gruppo creativo di Fluxus, nato nel 1962 e attivo per molti anni in molti campi artistici, ma soprattutto in quello della comunicazione visiva e sonora.

Giusto cinquant’anni fa un gruppo di persone interessate (ma forse ancora di più: dedite) all’arte, tanto vasto e variegato da poter essere definito una “galassia”, diede vita, intorno alla figura centrale di George Maciunas (architetto, grafico e artista di origine lituana ma emigrato a New York nel 1948) e nella città tedesca di Wiesbaden, al movimento di Fluxus.

Già da questa estrema sintesi si capisce che Fluxus è stato un groviglio di esperienze e di stimoli, segnato da relazioni complesse e quasi inestricabili con altri movimenti artistici contemporanei: pop art e minimalismo, nouveau realisme, dadaismo e new-dada sono stati di volta in volta fonte di ispirazione e oggetto di scontro.

Ma dietro tutte le riflessioni e le teorizzazioni (tutt’altro che episodiche) il segno distintivo di Fluxus appare essere quello del divertimento, dell’irrisione, del non-dare-nulla-per-scontato. Ed è questo che si coglie nella piccola ma straordinaria mostra del m.a.x.museo di Chiasso: una gioiosità che prorompe dall’affastellamento di disegni, grafiche, oggetti, segni, immagini – esposti alle pareti, esibiti nelle vetrine, appesi ai fili tesi al soffitto.

L’attenzione è principalmente rivolta all’aspetto grafico, settore in cui Fluxus seppe esprimere proposte di grande novità, contribuendo a fondare la comunicazione visiva contemporanea; ma dentro e accanto alla comunicazione grafica, c’è ovviamente – e non poteva essere altrimenti – di tutto e di più: arte (in senso stretto, anche secondo i canoni più tradizionali), poesia, filosofia, moda, musica… E ci sono più di cinquanta personalità artistiche (e se per la maggior parte i loro nomi sono poco noti al pubblico generico, è solo per la pigrizia della storia dell’arte, perché meriterebbero davvero maggiore attenzione…); tra di loro ci sono comunque nomi fondamentali come Marcel Duchamp e John Cage (considerati un po’ i numi tutelari del movimento), Joseph Beuys e Man Ray, Yoko Ono e Nam June Paik, George Brecht e La Monte Young.

Per il catalogo, che si immagina interessante e fondamentale per conservare la memoria di una tale rutilante ricchezza di stimoli, bisognerà aspettare ancora qualche settimana: ne è infatti prevista la pubblicazione in occasione dell’inagurazione della seconda “sezione” dell’esposizione dedicata espressamente a Joseph Beuys e alla sua critica del sistema della comunicazione, il prossimo 22 maggio.

Un’unica osservazione critica: alla mostra manca il sonoro che pure ebbe nell’esperienza di Fluxus un ruolo fondamentale (come sa chiunque abbia avuto l’avventura di visitare il “museo” – con molte virgolette – di Fluxus a Wiesbaden), del resto intuibile in mostra dalla presenza di molti spartiti (a partire da quelli bellissimi di Cage) e di molti riferimenti alla musica. Nonostante i problemi tecnici da superare, una colonna sonora non sarebbe stata solamente decorativa…

La mostra – a cura di Antonio d’Avossa e Nicoletta Ossanna Cavadini – si può visitare fino al 22 luglio (orari: da martedì a domenica, 10-12, 15-18; ingresso: intero 10 frs, ridotto 8 frs)

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

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