Cosa fare per superare il degrado civile e politico? e il rapporto conflittuale fra politica e cittadini?

Queste le domande introduttive di Mauro Meggiolaro che ha moderato l’incontro con Umberto Ambrosoli e Virginio Colmegna lunedì 23 aprile nell’Auditorium del don Guanella a Como. Luogo di una riflessione sulla responsabilità civile organizzata dalla lista civica a sostegno della candidatura di Mario Lucini Amo la mia città a cui hanno partecipato una settantina di persone nonostante il tempo inclemente

Un appuntamento introdotto da Pietro Coerezza, candidato della lista, che ha individuato nell’Altro la causa prima della propria responsabilizzazione partendo dal pensiero del filosofo Emmanuel Lévinas.

«Bisogna cambiare il linguaggio della politica – ha esordito Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità ed ex direttore della Caritas milanese – ha perso sempre più credibilità e di fronte a una sfiducia totale bisogna farla tornare un luogo caldo, capace di scaldare i cuori».

Una «politica di tenerezza con la capacità di essere appassionati e indignati e di andare oltre l’indignazione e i muri – ha precisato perché – cambiare il linguaggio vuol dire anche entrare nel merito delle relazioni fra le persone».

Un esempio è quello del termine sicurezza: «negli anni ’70 quella sociale ora è stata strappata da questo significato e significa paura e controllo».

Anche responsabilità, in un mondo sempre più individualista, «ha assunto una accezione quasi moralista, bisogna ribaltare la prospettiva» e riportarla al proprio significato che è quello di saper rispondere.

Il giornalista Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, fatto assassinare da Sindona quando era commissario liquidatore della Banca privata italiana, ha voluto dare degli esempi di responsabilità, «che significa contribuire allo sviluppo della realtà in cui si opera», una possibilità che è data solo dalla libertà di poterlo fare.

E in realtà come il Meridione questa possibilità non è così scontata. Ricordando la figura di Libero Grassi, l’imprenditore siciliano che ha combattuto contro il pizzo, «che non ha trovato solidarietà e, diventato un simbolo, è stato allora spazzato via dalla Mafia». Dopo il suo assassinio è nato un movimento di imprenditori che hanno rifiutato di pagare il pezzo ed «è cambiata l’associazione degli imprenditori siciliani che ora non accetta chi paga fra i propri soci».

Il secondo esempio portato è quello, nato per iniziativa di un gruppo di studenti, che hanno coinvolto invece i commercianti nella lotta al pizzo. Con una campagna e un adesivo Addio pizzo hanno creato una rete di consumo critico antimafia che ha avuto tanto successo: «Che ora c’è un serio vaglio per le nuove adesioni per evitare quelle opportunistiche».

L’ultima esperienza è quella, nata da poco, di professionisti, da architetti, avvocati a professori, che hanno sottoscritto un decalogo in cui si impegnano a non aiutare l’affermazione di soggetti mafiosi.

«Perché la responsabilità non si ferma alla contingenza, serve a dare un senso al presente» e a creare il futuro.

È partita dalla propria esperienza di come ex dirigente pubblica Gisella Introzzi un ruolo in cui «bisogna anche avere la capacità di compiere scelte dolorose, ma avere la capacità di tessere relazioni positive». Una pratica che per la capolista di Amo la mia città è messa in crisi dal sistema dello Spoil System, oltre ad alcuni aspetti tecnocratici, che hanno portato alla formazione di una dirigenza con una scarsa preparazione e, dato il controllo politico, una scarsa responsabilità e libertà.

Con l’intervento del pubblico si sono affacciate le presidenziali francesi e la grande affermazione del Front Nationale «un partito che non è molto differente da altri sviluppati sul nostro territorio – ha precisato Ambrosoli, ricordando che anche in momenti di crisi come quello attuale – il ruolo della politica è di far qualcosa di diverso, non concentrarsi sulle esigenze dell’oggi, cercare di non soddisfare e saper regalare un sogno».

«La politica è la costruzione della Polis di una cittadinanza responsabile» ha aggiunto don Colmegna, citando il caso di Opera dove la paura generata contro i rom ha pagato politicamente l’attuale sindaco, ma gli stessi a cui sono state bruciate le tende ora abitano nei condomini: «Mi hanno raccontato che una vicina di casa è venuta dicendo per fortuna che ci siete voi, vi lascio le chiavi di casa, così mi bagnate i fiori, ma state attenti perché in giro ci sono gli zingari!».

Una speranza che nasce dai rapporti fra le persone che può essere un piacere e che può essere unita ad una riflessione sugli stili di vita, «non in maniera moralista o pauperista, ma con orgoglio e coerenza personale» un altro modo per incidere e lasciare un segno.

La serata si è conclusa con l’augurio di un cambiamento come è avvenuto a Milano e l’auspicio di una partecipazione che vada oltre la semplice tornata elettorale. [Michele Donegana – ecoinformazioni]

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: