Riforma province: il decreto Salva Italia scioglie la giunta di Como

«Per i lavoratori – commenta Matteo Mandressi, segretario generale Fp Cgil di Como – sono in discussione non solo luogo e datore di lavoro a venire, ma anche la conferma del posto di lavoro stesso»

L`art. 23 del cosiddetto decreto “salva Italia” che prevede lo svuotamento delle funzioni a oggi svolte dalle Province ha cominciato a produrre i suoi effetti: per quelle i cui organi dovevano essere rinnovati nel 2012 c’è il commissariamento. È il caso della Provincia di Como, ieri il saluto della giunta, già nei prossimi giorni potrebbe essere nominato commissario il presidente uscente, Leonardo Carioni. «Riteniamo che una riforma seria degli assetti istituzionali debba procedere partendo dall’individuazione delle funzioni pubbliche e quindi dalle loro assegnazioni, mentre in questo caso si è fatto l’esatto contrario provocando la paralisi di un’istituzione a presidio del territorio, cosa ancora più grave vista la pesante crisi economica che attanaglia il paese» dichiara Mavì Gardella, segretaria Fp Cgil Lombardia. Che aggiunge: «La Cgil è in campo con una sua proposta, già presentata ad Anci, Upi e regioni. Abbiamo aperto una discussione che dal livello nazionale vogliamo portare anche a livello locale, con la consapevolezza che i tempi in cui muoverci si stanno assottigliando».

«Sotto il profilo dell’attività politico amministrativa la situazione della Provincia di Como, per come la conoscevamo, è arrivata a un punto di svolta – afferma Matteo Mandressi, segretario generale Fp Cgil di Como –. Nell’ultima riunione di Giunta svoltasi ieri i comaschi non hanno potuto eleggere democraticamente e direttamente i propri rappresentanti in Giunta e Consiglio provinciale». Designato il Commissario i singoli settori dovranno fare riferimento a un unico soggetto, con un conseguente ritardo nell’espletamento delle funzioni e dei servizi, «correndo il rischio – precisa il sindacalista – di arrivare sino alla loro sospensione o interruzione».

Per quanto riguarda i lavoratori, come sottolinea Mandressi, «sono in discussione non solo luogo e datore di lavoro a venire, ma anche la conferma del posto di lavoro stesso, messo in pericolo dalla riorganizzazione, a seconda delle scelte che farà Regione Lombardia»

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