«La memoria condivisa non diventi dimenticanza»

Si è tenuta nel pomeriggio di sabato 6 ottobre nella Biblioteca Comunale Vittorio Antonini di Lenno la conferenza La battaglia di Lenno e la Resistenza Italiana nella riflessione storica, relatore Vittorio Roncacci, storico contemporaneo e autore del libro La calma apparente del lago Como e il comasco tra guerra e guerra civile 1940-1945.  L’incontro ha concluso la manifestazione organizzata dall’Anpi

Davanti a un’attenta platea di circa 60 persone, e sotto la discreta vigilanza della forze dell’ordine all’esterno dell’edificio (un’antica filanda sapientemente ristrutturata), Roncacci ha ripercorso gli eventi lennesi del 4 ottobre 1944, soffermandosi su due delle vittime, due luminose figure della Resistenza lariana, esemplari delle ‘due anime’ della Lotta di Liberazione in Italia: il cattolico e monarchico Ugo Ricci e il comunista ‘puro’ Alfonso Lissi. Anime che, ha spiegato Roncacci, convivevano nelle formazioni partigiane lariane; altri punti forti della relazione, l’appoggio goduto dai resistenti in tutta Italia da parte delle popolazioni civili, la partecipazione massiccia e attiva degli ex-militari (nel nostro territorio, in particolare del Quinto Alpini), il mancato fiorire degli ideali della Resistenza nel dopoguerra: “Hanno fatto della Resistenza un mito, che a un certo punto non ha più fatto comodo”.

Noto per la sua schiettezza, Roncacci ha pure esaudito il desiderio dei relatori per qualche frase provocatoria, ‘a effetto’: «I morti sono tutti uguali… ma quand’erano vivi, no! Immaginiamo: se avessero vinto i nazifascismi, quale Europa avremmo oggi?». E ancora: «Una ‘memoria condivisa’ corre il rischio di diventare ‘dimenticanza’. La Storia sì, dev’essere condivisa, riscoprendo aspetti non giustamente valutati; ma la memoria, ognuno abbia la sua». E ha citato il Giuramento dei partigiani a Ramponio Verna come la sintesi esplicativa della Resistenza tutta: l’impegno a riportare in Italia libertà e democrazia, e ad obbedire agli che venissero loro impartiti a tale scopo. «Certe guerre civili – ha detto ancora Roncacci – meritano di essere combattute. Il merito dei resistenti è di aver voluto rifondare l’Italia anche a costo di spargimento di sangue».

Non sono mancate riflessioni, domande e reminiscenze da parte del pubblico, tra cui si trovavano anche persone che vissero la Resistenza in prima persona: Zaccaria Cambiagli, il ragazzo che a Dongo accompagnò i gerarchi all’esecuzione; Gaetano Lillia della 52a Brigata, di Dongo; un nipote di Alfonso Lissi a sua volta combattente in Piemonte; e Nello Caronti, figlio (all’epoca quindicenne) di un’altra figura limpidissima della Lotta di Liberazione, Enrico Caronti da Blevio. [Gigliola Foglia per ecoinformazioni]

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