Forma e colore
Esposizione nella sede Bnl di piazza Cavour 32 a Como, al primo piano intorno al giardinetto interno fino a venerdì 16 gennaio aperta dalle 8.30 alle 13.20 e dalle 14.30 alle 16. Apertura straordinaria per Telethon 2012 venerdì 14 dicembre dalle 8.30 alle 22 e sabato 15 dicembre dalle 10 alle 22
«Nel venire a contatto con la miriade di critici, teorici, artisti che vagano all’interno del panorama culturale italiano nel periodo in cui emerge prepotentemente l’implosione postmoderna, è impossibile non prendere coscienza della difficoltà di riportare in maniera esauriente quanto siano bravi ed emozionanti Maria Luisa Pozzer e Fabio Ceschina in questa loro Mostra a favore di Telethon Forma e colore – scrive nell’intervento critico Davide Fent –. La forte connotazione anarchica degli artisti, intrisi di un individualismo privo di regole che li porta a rifiutare ogni forma di etichetta, ha prodotto in questo periodo una sorta di nomadizzazione dell’arte. Bisogna essere colti e studiati tanto per interpretare le opere degli artisti (con molte licenze poetiche) quanto i testi dei critici?».
«Ho sempre pensato di no – precisa Fent –, vado solo a “mi piace” o “non mi piace” e in tutta la storia dell’arte gli unici che mi siano sempre piaciuti senza riserve – ma non ne so bene il perché – sono Hopper, René Magritte, Giovanni Segantini e Alberto Giacometti. Bene in questa Mostra ho trovato queste emozioni. Nella pittura di Maria Luisa Pozzer che è luce, colore, emozione c’è una dichiarazione di intenti, una donna sola davanti alla natura, ai paesaggi, una donna che che scruta l’orizzonte del mare, con l’intensità poetica di Ernest Hemingway e la campagna e le colline e i fiori con la contemplazione che si trova nei romanzi di Mario Rigoni Stern ne sente la potenza e il dominio. Una donna che fugge il mondo e si rifugia fra vette inavvicinabili, eleggendole a luogo della mente capace di lenire ogni dolore, a imprigionare la spiritualità di una natura percepita come simbolo e metafora di un tutto da rivelare. L’artista, sa interpretare più di ogni altro i dubbi, le incertezze, le angosce del nostro secolo e la ricerca delle emozioni, dei colori è presente nella pittura di Maria Luisa Pozzer, e la luce. La luce è quel cielo equanime e soverchiante che forse coincide con la pittura stessa, e che è insieme astrazione totale. Eppure questa solitaria meditazione e ricerca spasmodica sul colore e la luce non comportarono affatto un’emarginazione dal punto di vista artistico, anzi è una condivisione di emozioni».
Invece: «Fabio Ceschina matura un percorso del tutto personale di riflessione esistenziale – spiega il critico –. In Fabio Ceschina la scultura è lo strumento mentale più efficace di una ricerca incessante volta a scavare nell’oggetto fino a catturarne l’essenza, che ai nostri occhi appare come un miracoloso labirinto di linee, incerte tra la distruzione del pieno e la costruzione del vuoto. Fabio Ceschina mi appare come un ingordo di naturalità, alla ricerca dell’aria e della luce quando esce dallo studio e si guarda intorno. Lo immagino a guardare l’aria, ne trae sicuramente profitto, infila nella memoria quei dati, e li tiene stretti perché non si perdano, immagino. I poeti hanno sempre fatto così. Eugenio Montale se non aveva uno spazio libero sul cartoncino dei fiammiferi Minerva era perduto. Come si fa a ricordare se la memoria sta già rincorrendo un’altra cosa? Bisogna sempre scrivere, prendere appunti. Lo scrittore e scultore Mauro Corona ha di recente definito in un suo scritto “Dio è un fabbro”. Nell’opera di Fabio Ceschina si sente e si vede questa ricerca di Vita e Assoluto» (la brochure). [md – ecoinformazioni]