Tarpini: lavoro, costi della politica e nuova legge elettorale, le priorità del paese

PresidioCgil03«Un accordo con Berlusconi è impensabile. Si mettano da parte gli errori e si cerchi insieme al Movimento cinque stelle di risolvere in fretta le questioni preminenti. L’alternativa è il caos istituzionale». Sulla newsletter mensile della Cgil l’intervista ad Alessandro Tarpini, segretario generale della Camera del Lavoro di Como

I risultati elettorali ti hanno sorpreso?
Io non sono per nulla meravigliato. Era sufficiente parlare con le persone per capire il sentimento che stava montando nella pancia del paese, in modo particolare fra i giovani.

Che cosa ha sbagliato la coalizione di centro sinistra?
Probabilmente sono stai fatti errori clamorosi in campagna elettorale, l’Italia però ha la memoria corta. A novembre 2011 eravamo nella condizione di non riuscire a pagare gli stipendi. Si è deciso di mettere in atto misure dolorose e pesanti, in molti casi non eque, che però hanno evitato di arrivare a una situazione come quella greca. Dopodiché il governo Monti ha fatto in cinque giorni un intervento sulle pensioni che ha cambiato la vita a milioni di persone e buttato nella disperazione un altro centinaio di migliaio. In tredici mesi però non ha agito sui costi della politica, sulla moralità pubblica e sui privilegi. L’immagine data ai cittadini è stata di una classe arroccata su se stessa, incapace di cambiare i propri vizi.Infine a sinistra si è parlato di lavoro con slogan probabilmente da aggiornare e rendere più comprensibili. I messaggi trasmessi non sono stati recepiti, bisogna avere il coraggio di metterli in discussione un’altra volta.

In Lombardia invece che cosa è successo?
In un paese cosiddetto normale, i recenti fatti accaduti in regione avrebbero azzerato un gruppo dirigente. Non solo non è successo ma si è riproposto un meccanismo analogo a quello precedente. Questo a testimoniare che spesso non c’è molta differenza fra i rappresentati e i rappresentanti, ciò non toglie il ruolo di guida e di esempio che deve avere una classe dirigente. A questo aspetto bisogna aggiungere che vent’anni di “berlusconismo” hanno azzerato un’etica della politica e il meccanismo “formigoniano” ha costruito una rete fortissima di interessi terrorizzata di perdere un sistema di favori. L’esito del voto fotografa anche un’organizzazione del centro sinistra non più capillare. Al di fuori delle città fa una grande fatica a esprimersi. Nelle zone di provincia, ad esempio, Ambrosoli era poco conosciuto.

Tornando alle elezioni politiche nazionali, è mancato un segnale importante da parte di Bersani?
Negli ultimi quindici giorni di campagna elettorale si è discusso delle piazze piene di grillo e dell’Imu di Berlusconi. Bersani non è riuscito a far passare un’idea forte di cambiamento e di rottura con le precedenti esperienze. In Lombardia per certi versi è stato uguale, si è discusso del 75% delle tasse in Lombardia.

 Che cosa faresti al posto di Bersani?
Bisogna avere il coraggio di dire che su alcuni problemi portiamo tutti una parte di responsabilità. Pensiamo al debito pubblico, non arriva da Marte, è frutto di governi eletti democraticamente negli ultimi trent’anni.
Detto questo, un’alleanza con il centro destra è impensabile, ci sono differenze quasi antropologiche con loro.
Io ho letto il programma del Movimento cinque stelle e, propaganda a parte, alcune cose le condivido e il movimento può contribuire a un cambio straordinario per quello che significa i costi della politica, che mette sull’altare della corruzione 70 miliardi di euro l’anno, il conflitto d’interessi e la moralità pubblica, le priorità del paese assieme ai temi del lavoro e a una nuova legge elettorale.
Una cosa: smettiamola di chiamarli grillini. Sono attivisti di un movimento, con idee radicali su alcuni aspetti e magari più confuse su altre, ma non sono certo persone da demonizzare. Non dimentichiamoci: tredici mesi fa eravamo un paese esangue, se questa situazione ha una funzione di defibrillazione, per certi versi potrebbe anche essere positiva. L’alternativa è il caos istituzionale.

In campagna elettorale il M5s ha parlato di abolizione del sindacato?
Mi lascia un po’ sconcertato. È propaganda, mi piacerebbe comunque interloquire con gli eletti del Movimento e mostrargli cosa facciamo noi dalla mattina alla sera per cercare di lenire la sofferenza della gente. Poi qualcuno dice che facciamo parte della casta: ecco io guadagno 1900 euro al mese e sono quello che in Camera del Lavoro guadagna più di tutti. Se si decide che anche così si fa parte della casta, allora basta dirlo. [Andrea Quadroni, ecoinformazioni]

1 thought on “Tarpini: lavoro, costi della politica e nuova legge elettorale, le priorità del paese

  1. Condivo l’analisi fatta da Tarpini, un accordo con Berlusconi non è neanche da pensare..l’unica è sperare nei 5 stelle…adesso decvono avere il coraggio di mettersi alla prova e se sono responsabili devono fare quello che proponevano, altrimenti si va tutti a casa, anche loro..e poi?

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