L’azzardo del gioco d’azzardo

carovana-antimafie-2013-serata-azzardoInspiegabili vantaggi fiscali, totale antiproibizionismo in materia, tristi record negativi per il Belpaese: questa l’Italia del gioco d’azzardo e delle mafie raccontata per Carovana antimafie a Como da Cristina Perilli, Guido Salvini e Daniele Poto. Guarda sul canale youtube di ecoinformazioni i video dell’iniziativa  del 16 maggio  a Como.  L’Italia è lo stato che gioca di più d’azzardo in Europa, il terzo al mondo dopo Stati uniti e Giappone. Il fenomeno, come raccontato dal giornalista de La provincia Michele Sada, ha assunto dimensioni significative nel nostro territorio: «sono 200 le persone in cura per ludopatia nella provincia, ma sono compresi tra 2000 e 8000 i giocatori patologici non ancora noti». Testimonianze preziose e competenti hanno raccontato giovedì sera diverse visioni e opinioni attorno al complesso fenomeno del gioco d’azzardo.
Cristina Perilli, psicoterapeuta dell’Asl di Milano, da anni si è trovata a lavorare con “giocatori patologici”, persone che sviluppano una dipendenza dal gioco d’azzardo simile alla tossicodipendenza, che annulla qualsiasi altro valore umano: «in Italia esiste una slot ogni 150 persone, più del rapporto dei posti letto disponibili in tutti gli ospedali. La spesa pro capite nel gioco d’azzardo, contando anche i bambini, è passata dai 335 euro del 2001 ai 1400 del 2012. Como è la seconda città per spesa pro capite in Italia dopo Pavia, con 1924 euro giocati in media da ciascun abitante in questa provincia». L’intera classe politica negli ultimi vent’anni, senza differenza alcuna tra gli schieramenti, ha sempre incentivato il gioco d’azzardo, attraverso leggi e deroghe per incrementare le entrate fiscali collegate a queste attività; ma il risultato paradossale, a fronte di un aumento incredibile dei soldi giocati (dai 24,7 miliardi annui del 2004 siamo arrivati ai 79,9 miliardi del 2011) e all’introduzione di “tassazioni di vantaggio”, è stata la diminuzione del gettito fiscale ricavato. Anche il più recente Decreto Balduzzi non ha introdotto alcuna significativa miglioria in questo campo, definendo il gioco d’azzardo come patologia ma senza stanziare fondi per curarla né fornire indicazioni concrete e puntuali sulle modalità e gli organi incaricati della prevenzione.
Guido Salvini, attualmente giudice del Tribunale di Cremona, ha analizzato le scelte fatte dallo Stato sul gioco d’azzardo paragonandole ad altri ambiti: «In questo campo lo Stato è antiproibizionista, mentre non lo è riguardo la prostituzione e il consumo di droga, anche se complessivamente si può dire che il consumo di marijuana, ad esempio, è meno pericoloso del gioco d’azzardo». Salvini inserisce l’incremento della ludopatia all’interno di una cornice della società con caratteristiche molto simili: «la società attuale è basata sui consumatori e sulla velocità; ci sono prodotti che cambiano e migliorano continuamente e una società compulsiva porta anche al gioco compulsivo». Lo Stato, monopolista del gioco d’azzardo, insiste sull’importanza dei miliardi di tasse prodotte grazie ai giochi, ma non considera le spese causate: a partire dalle cure necessarie per i malati, passando per le giornate lavorative non lavorate dai giocatori, dai mutui non pagati, dalle aziende e dalle imprese che falliscono per debiti di gioco fino alle famiglie in crisi per questo fenomeno. La soluzione che Salvini propone è netta: «Bisogna vietare le slot machines nei luoghi pubblici e non predisposti, eliminandoli dai bar per confinarli in luoghi appositi». Un ulteriore aspetto critico è quello collegato al mondo della criminalità e delle mafie: «Nel sessanta per cento dei casi entrando in un bar o tabaccheria con delle slot machines, queste sono state messe dalla ‘ndrangheta o perché l’esercente ne è contiguo o perché è stato minacciato». Il giudice ha poi illustrato due modalità di sfruttamento del gioco d’azzardo che ha verificato nel corso di alcune inchieste: «Il clan della ‘ndrangheta Valle-Lampada, dagli anni settanta attivo a Vigevano e nel milanese nei settori dell’estorsione e dell’usura, aveva una società chiamata “Peppone giochi” che gestiva centinaia di macchinette nei bar della provincia di Milano, la maggior parte scollegate dai Monopoli di Stato. Questa attività è molto redditizia e fa rischiare poco, molto meno dello stesso traffico di droga, per questo rappresenta un settore di grandissimo interesse per i clan mafiosi». Gli stessi biglietti vincenti dei Gratta e vinci, ad esempio, rappresentano per i mafiosi delle giustificazioni lecite dei capitali illeciti di cui dispongono: per questo motivo i biglietti vincenti vengono “comprati” dai clan mafiosi con un sovrapprezzo del 10% in cambio di denaro da riciclare. Dopo aver raccontato le implicazioni criminali con il mondo del calcioscommesse, Salvini ha sottolineato la differenza in termini inglesi del gioco, chiamato “play” quando indica l’insieme di regole per fare qualcosa, e “gambling”, simile a “truffa”, quando rappresenta il concetto di guadagno basato su una fortuna illusoria.
Daniele Poto, giornalista e curatore del dossier “Azzardopoli” per Libera, ha citato una frase di un ex onorevole parlamentare: «Per ogni euro guadagnato legalmente dallo Stato ci sono 7-8 euro guadagnati illegalmente dalle mafie». Riprendendo le parole dette da Salvini, Poto ha sottolineato che l’azzardo, non percepito negativamente dall’opinione pubblica come la droga o le violenze, rappresenta un settore d’espansione nel fatturato delle mafie, stimato nel 2012 in una forbice compresa tra i 170 e i 200 miliardi di euro. «Nel 2012 almeno 4 milioni di italiani hanno giocato ad una slot. Paragonando lo Stato ad un pasticciere, è come se cucinasse una torta enorme di cui di anno in anno si riserva, come tasse, una fetta sempre più piccola e le parti restanti vengono spartite anche tra le organizzazioni mafiose. Il valore della cultura in Italia è di 68 miliardi di euro e produce un investimento di oltre 100 miliardi, eppure si fa una fatica tremenda a incrementare questo settore. Dobbiamo però imparare e insegnare a distinguere tra il gioco e l’azzardo, dividendoli con un vero e proprio muro, prendendoci la responsabilità civica di aumentare l’attenzione su gioco d’azzardo, combattendolo riempiendo la vita di altri valori».
Riprendendo la recente proposta tornata d’attualità di limitare le intercettazioni, sia Salvini che Poto hanno sottolineato l’importanza fondamentale di questo strumento investigativo per perseguire numerosi reati. La serata si è conclusa con una testimonianza di una persona presente tra il pubblico, familiare di un giocatore compulsivo da 15 anni che ha portato conseguenze negative per la famiglia stessa, arrestato pochi giorni fa per estorsione e minacce di morte: «Sono convinto che le mafie approfittano delle debolezze di queste persone, stanno al margine di certe situazioni e se ne servono,  facendo da ammortizzatori sociali e traendo vantaggi per i propri affari. Trovo scandaloso che il parlamento non faccia nulla in tutta questa situazione e il mio rimedio è quello di dare fuoco in piazza a tutte queste macchinette». [Tommaso Marelli, ecoinformazioni – Fotografia di Alida Franchi]

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