Il disordine ordinato di Maurizio Migliori

Il disordine ordinatoL’incontro il 19 maggio al Volta di Como per la presentazione de Il disordine ordinato. La filosofia dialettica di Platone [Brescia, Morcelliana 2013] offre a Gian Piero Testa l’occasione per parlare dell’autorevolezza e del rigore dell’autore Maurizio Migliori, professore e animatore infaticabile della sinistra lariana per la quale, controcorrente, continua a proporre  (invano?) occasioni di formazione politica e culturale. È bene «che si sappia che nel nostro povero tempo non si aggirano solo buffoni da spettacolo».

Oggi sono andato al mio antico Liceo Volta per ascoltare Maurizio Migliori (dovrei dire il prof. Migliori: ma lì c’era l’uomo di sempre, anche se in veste di professore; e allora il titolo sarebbe solo un orpello). Presentava un suo colossale studio su Platone, e, tra gli altri, lo coadiuvavano Paolo Ceccoli – che fu mio alunno – e Claudio Fontana – che conobbi, supplente, nei primi anni del sindacato scuola della Cgil. Ovviamente non ho letto i due tomi, di 1500 pagine complessive, dello studio di Maurizio. Ho capito solo che ha rivisitato parola per parola Platone, riuscendo a combinare l’amore per lui e per la verità, a dispetto delle comode e riduttive od “originali” rappresentazioni che del filosofo massimo e del narratore incomparabile (o comparabile solo a Shakespeare) ci sono state per secoli e secoli fornite. Ricordo che Maurizio Migliori non fu mai, per me, una comoda compagnia nel sindacato: coltissimo, lucidissimo, determinato, non gli sfuggiva nessuna “aporia” del nostro pensare e del nostro agire. Ma aderiva con tanta intellettuale onestà e con tanto rigore a tutti i suoi assunti, che non solo lo rispettavo, ma anche gli volevo bene e lo ammiravo. Tutto ciò oggi si è ripetuto (e mi sono anche senilmente commosso). E credo, pregiudizialmente per ora, che la sua sia un’opera fondamentale e che nessuno potrà in futuro dire nulla di Platone, senza averla letta. Perché così era e così è ancora Maurizio Migliori: appassionatissimo e rigorosissimo. Mi ha assicurato che l’opus magnum – che vorrebbe riscrivere, perché socraticamente non sa essere apodittico – si riesce a leggere bene anche da bestioni come me. Ed è una cosa che farò. Gli ho promesso che, alla fine, sacrificherò un gallo ad Asclepio, per essere stato guarito da tanti luoghi comuni. Grazie Maurizio. Siamo di una buona generazione. [Gian Piero Testa per ecoinformazioni]

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