
Emergenza umanitaria/ I container in via Regina Teodolinda operativi per il 15 settembre
Nella conferenza stampa del pomeriggio del 17 agosto, Bruno Corda, prefetto di Como, ha fatto il punto sulla risposta istituzionale al fenomeno migratorio che interessa la città dal mese di luglio. Affiancato da Mario Lucini, sindaco di Como, Corda ha riconosciuto con gratitudine il merito di associazioni e cittadini volontari nel prestare aiuto alla popolazione di migranti, che è aumentata di volume con una certa costanza, con un picco tra la fine di luglio e l’inizio di agosto.
L’azione volontaria si manifesta sotto forma di beni e di assistenza diretta, ed è al momento coordinata in modo organico e funzionale grazie all’attivazione di servizi come mense, docce, alloggi notturni e un presidio della Croce Rossa per curare le persone malate o in condizioni particolarmente delicate, come i bambini e le donne in stato di gravidanza, per i quali don Giusto della Valle ha messo a disposizione una struttura nei pressi dell’oratorio di San Martino a Rebbio (Sant’Agata, l’Opera Don Guanella, Sant’Eusebio e il Collegio Gallio sono altri centri religiosi attivi nell’assistenza dei migranti a Como) . Essenziale, ricorda Lucini, che i contributi dei volontari rimangano coerenti tra loro, oltre che efficaci negli effetti e attendibili nei contenuti si pensa soprattutto all’assistenza di tipo sanitario e giuridico, che deve essere affidata a persone coni competenze per non creare confusione e disinformazione.
Per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza e dell’ordine pubblico, non sono ancora stati registrati episodi particolarmente problematici. Le forze dell’ordine mantengono un presidio presso la stazione di Como San Giovanni, dove è presente anche un servizio di assistenza sanitaria offerta dagli assessorati regionali all’Immigrazione e alla Salute (il personale fa riferimento all’Azienda di Tutela della Salute dell’Insubria, in collaborazione con l’Agenzia Socio-sanitaria territoriale, la Cri, gli Ordini dei Medici e degli Infermieri e Federfarma)
Corda ha confermato che le istituzioni comunali, regionali e statali fanno la loro parte attiva nella gestione dei flussi migratori a Como facendo riferimento e affidamento le une sulle altre e contribuendo a coordinare l’operato dei volontari funzionalmente agli sviluppi della situazione tra Milano, Como e il confine italo-svizzero. Un aumento della popolazione migratoria anche dopo la fine dell’estate è senz’altro prevedibile; da qui la necessità di mettere a disposizione nuove strutture ampie e funzionali per fronteggiare un’emergenza umanitaria che potrebbe protrarsi ancora a lungo.
Il prefetto ha fornito informazioni sulla struttura di accoglienza in preparazione presso la chiesa di San Rocco, al capo opposto di via Regina rispetto alla stazione San Giovanni. Finanziata dal Ministero degli Interni e affidata alla gestione della Cri, essa sarà pronta al più tardi entro la metà di settembre e potrà ospitare fino a trecento persone, occupanti 50 container, oltre ad una postazione di ambulatorio. La visita del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione ha già confermato l’idoneità della sede, servita da acqua corrente, elettricità e impianto fognario. Altre aree, quali la caserma Carlo de Cristoforis nel quartiere di Como Borghi, l’ex scalo merci della stazione di Como San Giovanni, l’area un tempo di competenza della Stecav, l’area di Sant’Abbondio sono state prese in considerazione, ma scartate per ragioni di dimensioni, sicurezza, compresenza di altre attività (nei casi della caserma e del campus universitario), spazi limitati, o assenza delle condizioni di abitabilità. Ovviamente, trecento individui non sono che una parte di un gruppo sempre più vasto e in continuo ricambio interno, e sarà necessario trovare soluzioni aggiuntive; comunque, l’area di san Rocco costituirà un importante punto di riferimento, rammenta il prefetto.
Confermata, nel frattempo, la presenza di un presidio sanitario mobile presso la stazione San Giovanni: la mattina dalle 8 alle 10, un operatore sanitario affiancato da volontari è a disposizione per verificare l’insorgere di sintomi preoccupanti, segnalando gli eventuali soggetti a rischio di malattie acute o infettive. Visite mediche specializzate sono offerte da un medico volontario in serata, tra le 20 e le 22. La presenza continua di operatori sanitari ha prevenuto efficacemente la propagazione di patologie gravi ed epidemiche: come per l’aspetto della sicurezza, dunque, non c’è motivo di allarmarsi troppo. L’assistenza sanitaria è supportata dall’attivazione di una linea telefonica e di moduli formativi per i volontari, in modo che essi siano pronti a fronteggiare le emergenze; bisogna inoltre ricordare la presenza di mediatori linguistici e culturali nell’area della stazione. Responsabile dei servizi sanitari rivolti ai migranti rimane la Cri, facente riferimento al comune di Como, il quale mantiene il controllo sull’erogazione di attività di altro tipo, come la mensa o la raccolta di beni di prima necessità. Queste ultime sono gestite dalla Caritas diocesana, pure responsabile del servizio docce presso il Collegio Gallio e referente per le donazioni. Non manca inoltre una Rete dei eervizi per la grave marginalità, a cui fa riferimento l’assessorato comunale alle Politiche sociali, insieme a diverse fondazioni e associazioni attive sul territorio di Como.
Corda si augura che l’erogazione di un sistema di assistenza ben funzionante crei le condizioni per riportare alcuni migranti nel circuito della legalità, valutando di richiedere asilo allo Stato italiano piuttosto che proseguire verso nord, rischiando di essere respinti e rimandati indietro. [Alida Franchi, ecoinformazioni]
L’ha ribloggato su comosenzafrontiere.
2500 mq : 500 migranti = 5 mq a testa ?