
Indizi – anche comaschi – di felicità
Giunto ormai alla sua terza opera cinematografica, Walter Veltroni ci mostra una serie di scorci di forte impatto sulla storia personale di uomini e donne di tutta l’Italia, raccolti nel film-documentario Indizi di felicità. Confcooperative Insubria, Acli, Cisl e Cgil hanno invitato il politico e regista la sera del 13 giugno e organizzato una proiezione al cinema Astra, in virtù di un legame che unisce questo film al nostro territorio.
Una delle vicende narrate attraverso le numerose interviste è infatti quella vissuta da Angelo Chianese e Carolina Beretta, ex dipendenti di un’impresa comasca colpita dalla crisi che insieme a sette altre persone hanno preso in mano il loro futuro dando vita alla cooperativa PatrolLine, aderente a Confcooperative, e continuato autonomamente la produzione per comprare infine la loro stessa azienda. Una breve discussione iniziale è stata introdotta da Mauro Frangi presidente di Coonfcooperative Insubria e condotta poi da Marilena Lualdi per La Provincia, che ha intervistato il regista e i due rappresentanti di PatrolLine. «Noi non siamo superman» afferma Angelo «abbiamo solo condiviso idee riguardo a possibili vie d’uscita e trovato la più utile per tutti». La condivisione a cui accenna il direttore della cooperativa è indicata da Veltroni come la chiave di volta per comprendere il senso del film, che vuole mostrare come la felicità non sia raggiungibile attraverso un individualismo narcisistico, ma solo con il sudore e l’apertura verso il rapporto con gli altri. Indizi di felicità indaga sulle infinite sfaccettature che questo sentimento può assumere nel mondo del XXI secolo, nel momento storico in cui la generazione del dopoguerra e del boom economico, che pure dovrebbe essere la più felice di sempre, ha abbandonato la certezza che il progresso porti i figli a vivere meglio dei padri ed è scivolata in uno stato di cupa disperazione. Le storie che la telecamera racconta vogliono invece dimostrare che una luce in fondo al tunnel si può ancora raggiungere e che ognuno può riuscirci a modo suo. Nell’introduzione del docu-film, all’immagine carica di aspettative del capodanno del nuovo millennio nello stadio di New York subentra subito una lunga carrellata di servizi di telegiornale e video amatoriali di fatti storici, dall’11 settembre agli attentati in Spagna del 2004, dallo svilupparsi della crisi economica alla guerra civile siriana, per arrivare alla strage del Bataclan e ai morti del Mediterraneo. È in un mondo così delineato che inizia la ricerca di indizi di speranza, trovati nelle vicende personali di uomini e donne più o meno comuni. Qui inizia il film vero e proprio. Come spiega il primo intervistato, essere felici significa dare senso a noi stessi e la felicità si configura come un percorso interiore senza una meta programmata, ma proseguendo nella visione scopriamo che per altri questa si ottiene invece solo attraverso il ricordo, perché nell’istante presente in cui siamo immersi non ci accorgiamo davvero di tutto ciò che ci scivola addosso. C’è chi non si è arreso ad un tumore nonostante le previsioni dei medici e chi ha lasciato il lavoro al comune di Venezia per coltivare e vendere ortaggi sull’isola della Giudecca. I nomi e i dati personali dei protagonisti e delle protagoniste delle vicende non sono sempre esplicitati, tanto che spesso ne possiamo riconoscere la regione di provenienza solo dall’accento, ma in alcuni casi davanti alla telecamera di Veltroni troviamo personaggi abbastanza noti, come lo scopritore del bosone di Higgs Valerio Grassi. In ogni caso però, la personalità di ognuno è messa a nudo e posta in primo piano. Non mancano episodi commoventi, come quello di un’anziana ex staffetta partigiana di Roma, che ricorda con dolcezza il primo bacio con il defunto marito. Con Marino, priore di una comunità di monaci nell’eremo di Fano, e vari altri intervistati viene toccato invece il tema della felicità nell’ottica cristiana della condivisione, raggiunta anche attraverso esercizi spirituali. Sul finire del film, è lasciato largo spazio alla frammentata narrazione di un sopravvissuto di Birkenau, che ritrova oggi la serenità attraverso la memoria dell’Olocausto a cui dà voce davanti a bambini e bambine. La visione d’insieme è decisamente ottimistica, perché invita a ritrovare quella speranza che l’epoca in cui viviamo ci ha brutalmente strappato, fornendo la consapevolezza che in luoghi non molto lontani qualcuno riesce davvero ad essere felice, e che ognuno ha il suo personalissimo modo di uscire dal tunnel. [Tommaso Grisoni, ecoinformazioni]
On line sul canale di ecoinformazioni tutti gli altri video di Tommaso Grisoni dell’iniziativa all’Astra e dell’incontro di Veltroni con Maurizio Traglio alla Sala Bianca del Teatro sociale .