
Lenin a Lurago d’Erba
La quarta serata dell’appassionante rassegna storica organizzata dalla Biblioteca di Lurago d’Erba, dedicata a importanti anniversari, ha avuto per argomento Lenin e la Rivoluzione Bolscevica.
Anche questa volta la partecipazione è stata ragguardevole, e anche questa volta nell’aria aleggiava qualcosa di più di un generico interesse storico, come testimoniato in forma diversa dalla presenza di una bottiglia di Vodka sul tavolo, e dall’evocazione di prossimi anniversari sui quali organizzare serate (il ’68, la rivoluzione cinese).
Dopo i consueti saluti da parte di Giovanni Molteni, è toccata al prof. Porro una introduzione con un inquadramento storico sul periodo che ha portato alla rivoluzione d’ottobre.
La parola è poi passata al prof. Bolliger che ha trattato l’argomento con la passione di chi è cresciuto con il mito della rivoluzione, ma anche il disincanto di chi dopo il 1989 vi ha dovuto fare i conti.
Ne è uscita una trattazione tra luci e ombre, sommaria e a tratti frammentaria e apparentemente contraddittoria, ma condensare un’epopea in un’ora è indubbiamente impresa improba.
Molto in sintesi, ciò che ne è uscito è stato il ritratto di Lenin come grande figura storica, al di sopra dei suoi avversari ma anche dei suoi compagni contemporanei e successivi, presentato come l’unico che avrebbe potuto dar vita alla rivoluzione d’ottobre, per le sue capacità ma anche per il carattere spregiudicato e cinico; capacità testimoniate dal fatto di aver raggiunto obiettivi ambiziosi partendo sempre da posizioni di minoranza anche all’interno del suo stesso partito; carattere che in fin dei conti lo avrebbe portato ad essere un seguace del Machiavelli. A questo riguardo, si è smontata la retorica che vorrebbe un primo periodo rivoluzionario (leninista) romantico e vicino al popolo, in contrapposizione con il successivo periodo stalinista di repressione e terrore, evidenziando come Stalin abbia in realtà agito in un contesto che era quello delineato dallo stesso Lenin.
Queste considerazioni hanno inevitabilmente dato spazio alla domanda su come avrebbe potuto evolvere la Russia, e il mondo intero, se si fosse dato spazio a quella rivoluzione “borghese” del febbraio 2017 con le sue ambizioni di costruire una democrazia parlamentare, anziché soffocarla con la rivoluzione proletaria dei soviet. Luci e ombre si diceva, e infatti questa suggestiva idea è stata subito smontata dallo stesso Bolliger che ha rimarcato come il primo e immediato grande successo di Lenin sia stato, anche contro buona parte degli esponenti del suo partito, sia stato il conseguire ciò che non era riuscito al governo provvisorio uscito dalla rivoluzione del febbraio, cioè l’uscita della Russia da una guerra che realmente il popolo non voleva.
Questo risponde in buona parte alla prima delle due domande poste sul finale dal prof. Bolliger: Perchè ha vinto Lenin?
Meno semplice trovare una risposta convincente alla seconda domanda: Lenin ha effettivamente vinto? [Federico Brugnani, ecoinformazioni]