Goletta dei laghi 2018/ Impegnarsi, tutti, per un Lario più pulito


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È stato presentato nella mattinata di lunedì 9 luglio alla Camera di Commercio di Como (via Parini 16) il resoconto delle indagini condotte quest’anno dalla Goletta dei laghi di Legambiente nelle acque del Lario, in collaborazione con Conou e Novamont. Sono intervenute/i in rappresentanza dell’associazione Enzo Tiso, Chiara Bedetti e Barbara Meggetto, rispettivamente responsabile scientifico (Tiso) e presidente (Bedetti) del circolo comasco “Angelo Vassallo” e presidente di Legambiente Lombardia (Meggetto). L’incontro è stato introdotto da Annarita Polacchini, coordinatrice del Tavolo per la competitività della Camera di commercio che, lo scorso 19 giugno a Villa Erba, aveva presentato agli Stati generali del lago di Como il Patto per il Lago di Como, per il Ceresio e per i laghi minori, sottoscritto ora dalle presidenti Legambiente di Como e della regione.
Diffusa approvazione è stata espressa rispetto al patto dai e dalle rappresentanti di Legambiente presenti, non solo da parte delle relatrici e dal relatore dell’incontro ma anche da Gisella Introzzi e da Franca Anzani, oltre che dal sindaco della città di Como Mario Landriscina. Tale proposta denota infatti un atteggiamento volenteroso e propositivo nei confronti del lago, come ambiente naturale  – in un’accezione più estesa del solo specchio d’acqua – e come risorsa economica e sociale del territorio e della sua popolazione, quella stanziale e anche quella temporanea, che è andata aumentando di volume negli ultimi anni, soprattutto nella stagione estiva. Si è inoltre appena conclusa la kermesse del brand di alta moda Dolce & Gabbana, che ha interessato alcune località della sponda comasca del lago (celebrato come uno dei più belli del mondo) dandogli ancor più visibilità a livello internazionale: ma per mantenere alta l’attrattiva, e soprattutto la sostenibilità del paesaggio e della comunità lariane, c’è senz’altro molto lavoro da fare, a livello istituzionale e associativo ma anche nella dimensione individuale e privata.

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La situazione riportata dal rapporto della Goletta dei laghi di quest’anno conferma in buona misura quanto già detto al convegno Como città d’acqua, organizzato sabato 19 maggio da Legambiente alla Ca’ d’Industria di Como. Come responsabile scientifico, Tiso è intervenuto a fornire un quadro riassuntivo dei parametri considerati e dei risultati ottenuti in seguito alle indagini condotte da Arpa Lombardia, da Roberta Bettinetti, ricercatrice dell’Università degli studi dell’Insubria e dalla Goletta dei laghi in collaborazione con Enea.
A livello biologico, lo stato delle acque lacustri è fermo a “sufficiente” ormai dal 2009, anno delle prime rilevazioni di Arpa: si è tentato, di sei anni in sei anni, di portare il livello a “buono”, ma si è dovuta posticipare la scadenza addirittura al 2027 per l’elevata presenza di fosforo, che determina l’eutrofizzazione di specie algali già dall’inizio della stagione estiva, processo a cui concorrono in modo importante anche i cambiamenti climatici in atto. Dei quattro punti presi in analisi per un’analisi microbiologica, a Como, Cernobbio, Dongo e Argegno, solo quest’ultimo rientra nei limiti di legge.
Al netto dello sgradevole impatto estetico, alcuni tipi di alga sono di per sé innocui, mentre altri trattengono sostanze patotossiche e neurotossiche che possono compromettere la balneabilità e l’equilibrio dell’ecosistema del lago. Quest’ultimo è ulteriormente messo alla prova da uno stato chimico che le indagini di Arpa Lombardia e dell’équipe di Bettinetti confermano essere “non buono”, data la persistenza di sostanze come Ddt  – illegale dal 1978, ma trattenuto dalle acque di origine glaciale che si riversano nel bacino del lago in seguito a ondate di caldo –  e Pcb (policlorobifenili, composti caratterizzati da un’alta volatilità che si diffondono facilmente nell’aria e nell’acqua), ma anche di elementi come mercurio, cadmio e nichel, che non pregiudicano  – per ora – la commestibilità dei pesci di lago eviscerati e cotti, ma che sono pericolosi per la salute. Altro elemento di criticità, riportato dall’Ispra, è costituito dall’elevata presenza di pesticidi in alcuni dei torrenti che confluiscono nel lago. Per quanto riguarda, invece, le microplastiche, al Lario spetta addirittura la “maglia nera” tra i laghi su cui la Goletta di Legambiente ha condotto i suoi campionamenti lo scorso anno (per quelli del 2018, bisognerà aspettare il riscontro delle analisi di laboratorio).

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Se l’efficacia degli impianti di depurazione presenti lungo le sponde lariane – comasche e lecchesi – varia di località in località, con un impatto particolarmente negativo dato dagli impianti fognari misti, la condotta ecologica può incidere in modo decisivo sulla qualità delle acque e delle sponde lariane, così come sullo stato di salute delle specie vegetali e animali «quest’anno, al campionamento delle acque per la rilevazione delle microplastiche è stato affiancato quello dei sedimenti e quello delle specie ittiologiche», precisa Meggetto, che ricorda un concetto già espresso al convegno dello scorso maggio: «In presenza di un capillare sistema di raccolta differenziata, come quello di Como e di altri comuni, rammarica prendere atto che troppe persone utilizzano lo scarico di casa come una pattumiera per rifiuti non biodegradabili, le cui piccole dimensioni ne impediscono il filtraggio: da tredici anni a questa parte, non si osservano miglioramenti in questo senso». Cattive pratiche provengono non soltanto dagli ambienti domestici e non soltanto in merito alle microplastiche, ma anche da allevamenti che riversano agenti di inquinamento batteriologico nei corsi d’acqua che finiscono nel Lario e che veicolano patologie trasmissibili anche agli esseri umani.

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Tracciare la responsabilità  – o, se si vuole, “trovare il colpevole” – della presenza di agenti inquinanti nel Lago di Como è una questione complicata. Se alle amministrazioni spetta il compito di implementare una messa in efficienza degli impianti di depurazione e di scarico, oltre che di raccolta e smaltimento dei rifiuti e del sistema di navigazione, pubblico e privato, l’osservanza di una buona condotta ecologica dipende necessariamente dai singoli e dalla comunità, e può (deve ancora?) essere supportata da una campagna educativa che inquadri il rispetto dell’ambiente per la questione collettiva che in effetti è. Certo le istituzioni non possono “manipolare” le concrete azioni dei soggetti, impedendo fisicamente ai bagnanti l’immersione in aree inquinate [per la cronaca: sono 37 le aree considerate balneabili dalle Ats] o tracciando il percorso di ogni inquinante alla radice. Nel miglioramento della situazione attuale del lago (e del suo territorio, quello naturale e anche quello urbanizzato), e nella prevenzione di danni futuri, ognuno ha la sua parte di responsabilità, tanto nell’esercizio delle buone pratiche quanto in un’avveduta gestione delle risorse disponibili: del resto, ha sottolineato Meggetto in conclusione, impegnarsi per un Lario più pulito è un fatto di sicurezza, di benessere e di immagine,  ma anche, e innanzitutto, una doverosa scelta di civiltà. [Alida Franchi, ecoinformazioni]
Leggi il comunicato stampa di Legambiente sul rapporto 2018 della Goletta dei Laghi per il Lago di Como

Leggi l’articolo di Alida Franchi sul rapporto 2017 della Goletta dei Laghi (8 luglio 2017)

Leggi l’articolo di Alida Franchi sul convegno Como città d’acqua di sabato 19 maggio 2018 e la relazione di Enzo Tiso in seguito allo stesso convegno, pubblicata da ecoinformazioni venerdì 25 maggio 2018

Leggi l’articolo di Vincenzo Colelli sugli Stati generali del Lago di Como, martedì 19 giugno 2018

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