Lurago d’Erba prende la Parola
Si è purtroppo conclusa la rassegna 2018 “La Storia Siamo Noi” organizzata dalla Biblioteca Comunale di Lurago d’Erba.
Giovedì 6 dicembre si è infatti tenuta l’ultima serata, “la presa della parola”, dedicata al 1968. Più nello specifico il relatore, prof. Mario Porro, ha fatto riferimento al Maggio francese. Presenti una trentina di persone, numero più che onorevole in un piccolo centro della provincia comasca.
Dopo i saluti iniziali di Giovanni Molteni e l’introduzione di Gilberto Bolliger, Porro ha dato avvio alla trattazione che ha nel corso della serata attinto ampiamente a riferimenti da autori francesi e non solo, da Marcuse a Morin a De Certeau. La premessa è stata di quelle che mettono subito in chiaro come l’argomento non vada santificato: il ’68 soprattutto in Francia è stato sì un momento di esaltazione, di estasi collettiva, ma non è stato esente da degenerazioni; dopo il 1848, è stata la seconda grande rivoluzione a livello globale, rivoluzioni entrambe fallite ma foriere di importanti cambiamenti, nell’analisi di Porro, che ha individuato diverse analogie tra questi due eventi storici: le barricate, la partecipazione degli studenti, la mobilitazione spontanea.
E’ stata poi messa in evidenza la dimensione planetaria della rivolta almeno nella sua prima fase (perchè come diceva Marcuse, le lotte devono avere dimensione planetaria, dovendo combattere un capitalismo che a sua volta si internazionalizzava); e allora pur con modalità diverse, oltre al mondo occidentale coinvolsero la Cecoslovacchia, il Giappone, il Brasile, il Messico delle Olimpiadi, della strage della piazza delle Tre Culture e del pugno guantato di Smith e Carlos sul podio olimpico.
E poi le caratteristiche salienti del ’68, il rifiuto di ogni apparato burocratico o anche istituzionale, il collettivismo, il rifiuto dei partiti a vantaggio di comitati di base, movimenti, collettivi; la denuncia del controllo repressivo e burocratico nei luoghi di produzione e di insegnamento. I paradossi (almeno apparenti) negli slogan, “vietato vietare”, “non so cosa dire ma voglio dirlo”. La liberazione delle pulsioni e dei desideri anche qui in chiave anticapitalistica perchè, sempre con Marcuse, la ragione nel capitalismo maturo è repressione.
Ma soprattutto l’importanza data, più ancora che a libertà o uguaglianza, alla fraternità, in un’accezione comunitaria, ludica, quasi dionisiaca.
Infine, con De Certeau, poiché fino allora “la parola” era stata appannaggio delle classi colte e benestanti, come nel 1789 fu presa la Bastiglia, nel 1968 vi fu appunto “la presa della parola” da parte degli “ultimi”, dei “deboli”.
In chiusura, gli immancabili interventi dal pubblico e gli spunti del moderatore; degno di nota il quesito se il grillismo, come da qualcuno suggerito, possa considerarsi erede del ’68; pacata ma netta è la risposta negativa di Porro, che evidenzia proprio nella mancanza di dimensione collettiva ed egualitaria a fronte invece di una marcata componente individualista e di dipendenza dal leader, la distanza del grillismo dal ’68.
I saluti conclusivi della sempre presente assessora alla Cultura e Istruzione Gigliola Colombo, hanno chiuso la serata e la rassegna. Rassegna che ci si augura di poter vedere programmata anche per il prossimo anno, e non dubitiamo che Giovanni Molteni sia già all’opera per individuare temi interessanti di cui ricorrano anniversari, ed esperti di rilievo che possano trattarne autorevolmente come fatto finora, in maniera appassionata ma senza mitizzazioni, come è avvenuto nelle varie serate di questa rassegna anche quando l’argomento era suscettibile di mitizzazioni, come nel caso del ’68, di Che Guevara, ed altri.
Infine, una segnalazione relativa a un nuovo interessante evento in programma presso la sala consiliare di Lurago d’Erba il prossimo giovedì 13 alle 21, con l’Antologia di Spoon River, un omaggio al grande Fabrizio De Andrè nell’imminenza del ventennale della morte, con letture di Ivano Gobbato e musiche di Marco Belcastro e Michele Lepratti. [federico brugnani, ecoinformazioni]