
Canción sin miedo
Cosa significa la parola “sessismo”? Da tempo di sente parlare di casi in cui la donna ha subito ingiustizie legate al suo “essere donna”. Questi comportamenti sono sicuramente il risultato di un passato che ha da sempre considerato il genere femminile inferiore. Come sappiamo, è la donna che si è da sempre occupata delle faccende domestiche, dalla pulizia della casa, al cibo, ai figli. Atteggiamenti sessisti sono diventati pericolosi, provocano fastidio, dolore, ingiustizie, e hanno movimentato milioni di donne che, insieme, gridano l’urgenza di uguaglianza di genere.
Cecilia Robustelli, linguista dell’Università di Modena e Reggio Emilia, ha scritto per Treccani la voce sul “sessismo nella lingua italiana”. Come spiega in un’intervista al Corriere della sera, «il termine è stato coniato dalle femministe americane degli anni ’60 per indicare l’atteggiamento discriminatorio di chi giustifica, promuove o difende l’idea dell’inferiorità del sesso femminile rispetto a quello maschile. Sarebbe sessista anche chi svilisce gli uomini in quanto tali, ma dato che storicamente è accaduto il contrario, la parola ha assunto un’accezione tanto forte da esaurire il suo significato nell’ambito della discriminazione femminile»
La lingua non è il riflesso diretto della realtà, ma esprime la nostra visione dei fatti. Per questo motivo, come viene spiegato nella ricerca della stampa italiana “Il sessismo nella lingua italiana” di Alma Sabatini, è importante agire anche dal punto di vista del modo di esprimersi per correggere vecchie abitudini e convinzioni sbagliate. Saggista, linguista e insegnante, Alma Sabatini suggerisce metodi per superare l’uso della lingua come espressione di teorie e pensieri che non tengono conto dell’esistenza del genere femminile. Con il passare del tempo e grazie alla continua evoluzione della società, la lingua è mutata sotto molti punti di vista. Diversi termini, ad esempio, provengono da parole inglesi, come “imputare” da “input” o “digitare” da “digit”. Si tratta di cambiamenti che hanno vinto su atteggiamenti abitudinari e conservatori, dunque ci si chiede perché non debba avvenire la stessa cosa anche nei confronti del genere femminile. Associazioni culturali, organizzazioni religiose e politiche, e vari organismi premono per superare un uso sessista della lingua, infatti in alcuni paesi europei, così come Canada e Australia, si stanno muovendo in questa direzione, introducendo, la “femminilizzazione” dei nomi di professione.
«Se era vero negli anni ’70 che le “brave bambine vanno in paradiso ma quelle cattive vanno dappertutto”, oggi lo è ancora di più e della consapevolezza di ciò che siamo e di quanto valiamo, della libertà soggettiva che ognuna di noi si è conquistata, sentirete parlare molto presto». [dal blog di Movimento essere sinistra]
[Immagine di Ivana Fabris – Coordinatrice nazionale responsabile Movimento Essere sinistra MovES]
Canciòn sin miedo è una canzone diffusa il 7 marzo 2020 sul canale youtube della cantautrice Vivir Quintana: nel video è accompagnata da El Palomar, un gruppo composto da decine di donne, e dalla cantante cilena Paz Court. Un testo potente, una musica che si riallaccia alla canzone popolare, un’interpretazione appassionata, dolente e rabbiosa, Canción sin miedo è diventata l’inno femminista contro i femminicidi, che si verificano quotidianamente in Messico e in tutto il mondo.
Ni una menos è un grido collettivo contro la violenza di genere. Esso nasce in Argentina dalla necessità di dire «Basta al femminicidio!», perché qui ogni 30 ore viene uccisa una donna solo per essere donna. La chiamata è nata da un gruppo di giornalisti, attivisti, artisti, ma è cresciuto con una campagna collettiva. A Non una di meno si sono unite migliaia di persone, centinaia di organizzazioni in tutto il paese, le scuole, i membri di tutti i partiti politici. Poiché la richiesta è urgente e il cambiamento è possibile, Non una di meno si è stabilita nell’agenda pubblica e politica.
Il 3 giugno 2015, nella Piazza del Congresso di Buenos Aires e in altre centinaia di piazze in Argentina una moltitudine di voci, identità e bandiere hanno dimostrato che Ni una meno non è la fine di tutto, ma l’inizio di un nuovo percorso.

Non una di meno nasce a Roma dal confronto tra diverse realtà femminili e femministe che da diversi mesi stanno ragionando in merito ad alcune macro aree – il piano legislativo, i Centri anti antiviolenza e i percorsi di autonomia, l’educazione alle differenze, la libertà di scelta e l’Ivg. Il 28 novembre, richiama in piazza del Popolo centinaia di donne per gridare insieme le parole di Canciòn sin miedo.
Cantamos sin miedo, pedimos justicia
Gritamos por cada desaparecida
Que resuene fuerte: ¡Nos queremos vivas!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
¡Que caiga con fuerza el feminicida!
[Cantiamo senza paura, chiediamo giustizia
Urliamo per ogni disperso
Lascia che risuoni ad alta voce: ci vogliamo vivi l’un l’altro!
Lascia che il femminicidio cada forte!
Lascia che il femminicidio cada forte!]
[Mara Cacciatori, Arci – ecoinformazioni]