Personali geografie/ Città del Guatemala

Sebastian Castoldi è nato in Guatemala, quando era in corso una durissima guerra civile.

«Le forze dittatoriali che governavano con il terrore in quegli anni Settanta – racconta – hanno distrutto oltre quattrocento villaggi maya; contadini, vecchi, lavoratori, bambini, tanti vennero massacrati, altri costretti a fuggire, a nascondersi nelle foreste. Mi hanno raccontato che oltre un milione di persone vennero considerati rifugiati; fu un massacro comunque. A me uccisero il padre e la madre».Orfano, fu accompagnato dalle Suore Somasche, dove venne accolto con due fratelli e tre sorelle, insieme a tanti altri bambini.

«Lì, in Città del Guatemala, venni registrato e mi diedero la data di nascita 1976, sebbene, penso, ero più piccolo di un paio d’anni.

Nel Guatemala di allora, i diritti per gli indios non esistevano; chi denunciava questo era Rigoberta Menchù, a cui venne assegnato il Nobel per la pace, per il suo impegno a loro difesa.

Nel 1984 venni adottato da una famiglia italiana; ricordo il viaggio aereo e l’arrivo ad Albate, dove iniziai la scuola, divenni grande, inserendomi in Oratorio e nella sua società sportiva, giocando al pallone; tra l’altro vinsi un campionato giovanissimi. Terminati gli studi, ho trovato lavoro, mi sono sposato, sono padre di due bambine; mi sono realizzato».

In Guatemala è ritornato due volte.

«Con i miei nuovi genitori, nel 2005, sono riuscito a rintracciare due mie sorelle, sposate con tanti bambini (quindici!) in un paesino chiamato San Cristobal; le ho rintracciate nelle capanne, in una località chiamata San Lucas: questo paese è vicino a Cobán, una città di commercio e turismo».

Il secondo viaggio è stato nel 2009: «In viaggio di nozze, con la mia ragazza italiana».

«Il Guatemala è vicino all’equatore, in America Centrale; stretto tra Messico, Belize, El Salvador e Honduras; è una striscia tra il Mar dei Caraibi da una parte e il Pacifico dall’altra; presenta diversi paesaggi unici, dalle montagne della Sierra Madre a due strisce di costa sugli oceani e a numerosi vulcani. Il clima è umido, con tanta pioggia.

Città del Guatemala, l’attuale capitale, è una città di oltre 4 milioni di abitanti; è sita su un altopiano alto sui 1500 metri. La città è divisa in quartieri, con la logica dai più ricchi ai più poveri, lontani dal centro.Come in tutte le grandi città, oltre ai grandi centri commerciali, c’è stata e c’è tuttora, una grande povertà; la città è cinta da baraccopoli; e poi ci sono attorno le foreste, fitte e piene di alberi. Il trasporto per tutti è su autobus, sempre strapieni e colorati, e sui taxi.

Le scuole elementari ora ci sono per tutti; ma quando ho rintracciato i miei tanti nipoti (nel 2005) mi raccontavano che per raggiungere la scuola dovevano camminare per oltre due ore. Allora – e penso che la situazione in certi luoghi non è migliorata – era difficile però continuare con le superiori, perché la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze doveva andare a lavorare per aiutare la famiglia (la maggior parte nei lavori agricoli).Per l’attualità, purtroppo devo dire che ancora, anche se la situazione sociopolitica è un po’ migliorata, ci sono molte zone a rischio a causa di microcriminalità, furti e violenze.

La maggior parte della popolazione vive mantenendosi con i prodotti della propria terra e facendo prodotti artigianali (in genere abiti, tessuti con telai vecchi di legno) che poi vanno a vendere ai mercati. Di mercati ce ne sono un mucchio, in ogni quartiere e angolo della città: prodotti alimentari, molta frutta e molto artigianato, specie appunto i tessuti dai mille colori.

In Guatemala c’è anche tanto turismo; vicino a Guatemala City c’è Antigua la vecchia capitale, con i suoi monumenti dell’epoca dei Conquistadores spagnoli (monasteri, chiese, prigioni costruite apposta per trattenere gli indigeni). Con l’aereo, a un’ora di distanza si raggiunge il sito archeologico di Tikal, con le famose piramidi maya, testimonianza dell’antica cultura distrutta dagli eserciti spagnoli, lì arrivati dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. Una lunga storia di soprusi che andrebbe ricomposta e conosciuta meglio.

Sono presenti molte multinazionali; la Coca Cola, poi fabbriche di birra e di caffè, prodotto che viene molto coltivato, come lo è il mais; la gente mangia carne di mucca e di gallina, tortillas (tipo la nostra piadina) e tanta frutta.
La cosa che più colpisce in Guatemala sono però i mille colori; dalle chiese tutte dipinte, dal verde intenso delle foreste, dai suoi mercati, ai suoi tessuti, ai suoi uccelli, pappagalli, tucani e il quetzal un uccello variopinto, che è un vero simbolo nazionale, inserito anche sulla bandiera e che dà il nome alla
moneta». [Luigi Nessi, ecoinformazioni]

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