Milano pedala contro i fascismi

«Il 25 aprile non è una ricorrenza: ora e sempre Resistenza!»
Nulla meglio di questo coro può riassumere lo spirito con cui oltre mille persone hanno attraversato Milano in bicicletta per celebrare il settantaseiesimo anniversario della Liberazione e ricordare che il fascismo esiste ancora e va combattuto quotidianamente in tutte le sue forme.
La manifestazione è confluita all’Arco della Pace, la cui piazza (e i cui giardini) hanno ospitato gli/le almeno 2000 antifascisti/e scesi in strada con le varie iniziative organizzate in questa giornata a Milano.

La manifestazione del 25 aprile è stata il punto culminante di una due giorni che si era aperta sabato con il presidio contro la libreria fascista Altaforte a Cernusco sul Naviglio e con quello in via Corelli, a Milano, contro i Cpr.
Anche domenica, nonostante la centralità dell’antifascismo “storico” e delle commemorazioni dei partigiani che hanno dato la vita per un’Italia libera, è stato dato molto spazio alla lotta odierna contro le nuove forme di fascismo e discriminazioni.
L’espediente delle biciclette ha consentito di appropriarsi della città senza violare le norme anti-covid: i partecipanti hanno mantenuto le distanze e tenuto le mascherine per poter attraversare Milano al grido di «Siamo tutti antifascisti!»

I pedalatori si sono mossi da Palestro e, dopo una veloce sosta di fronte al liceo Da Vinci, hanno fatto tappa in piazza Fontana, teatro di uno dei più grandi drammi degli Anni di piombo e prima di una lunga serie di attentati neofascisti.
Qui un lungo applauso ha accolto il canto Ballata dell’anarchico Pinelli, vittima di uno stato italiano che troppo spesso ha strizzato l’occhio alla destra reazionaria coprendone i misfatti alle spese degli antagonisti di estrema sinistra.

Secondo punto caldo della manifestazione è stato il carcere di san Vittore: si è deciso infatti di mettere in luce la natura repressiva delle istituzioni portando solidarietà alle persone detenute in questa prigione. Persone che, nelle parole dei manifestanti, si preferisce rinchiudere ed emarginare piuttosto che risocializzare e aiutare a costruire un’esistenza meno problematica.
In supporto e complicità verso i e le detenute, i manifestanti hanno intonato Bella ciao, per ricordare che uno stato che rinchiude e abbandona è uno stato illegittimo.

Prima di arrivare all’Arco della Pace, i manifestanti si sono fermati a lungo davanti al Piccolo teatro occupato, che da tre settimane è animato con incontri ed iniziative politiche e culturali da lavoratori dello spettacolo e studenti.
Il Piccolo era una tappa obbligata per l’idea di antifascismo promossa dalla manifestazione: una lotta ai fascismo di ieri e di oggi basata su trasversalità, intersezionalità e partecipazione alle diverse lotte per l’emancipazione di categorie discriminate socialmente (donne, persone migranti, comunità Lgbtqia+) o economicamente (studenti e lavoratori dello spettacolo).

Sotto l’Arco della Pace si è radunata, comunque in sicurezza, una folla numera che ha ascoltato i numerosi interventi che, passando anche in trasmissione online dopo le 19, hanno garantito insieme ai cortei un’intensa giornata di Memoria e lotta.
Oltre 2000 persone hanno risposto alla chiamata antifascista, indipendentemente dal tipo di iniziativa che le ha portate a scendere in piazza; non sono stati solo la voglia di socialità e il bel tempo a portare in strada così tanta gente: esiste ancora una Milano (e in generale una Lombardia) che crede nei valori della Resistenza e in una società che sia davvero uguale per tutti e tutte e priva di discriminazioni.

[Pietro Caresana, ecoinformazioni]

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