L’iniziativa Missing at the borders consiste in una pagina web (disponibile in più lingue, cui di recente è stato aggiunto anche l’arabo) creata per dare voce e dignità alle famiglie dei migranti morti, dispersi o vittime di sparizione forzata nel corso del loro viaggio migratorio.

Sostenuta dal circolo Arci Todocambia, il team del progetto è composto da membri di diverse organizzazioni, tra cui: Milano senza frontiere, Palermo senza frontiere, Como senza frontiere, Carovane migranti, Association des travailleurs maghrébins de France, Alarm phone e Watch the med. L’attività che ogni giorno Missing at the borders conduce è quella di raccontare e diffondere le esperienze di chi, ancora oggi, è vittima delle politiche migratorie europee. Da diverso tempo l’Europa innalza muri per nascondersi e staccarsi dal confine che la separa da realtà che sempre più persone decidono di abbandonare. Barriere che non fanno altro che ostacolare il diritto alla mobilità delle persone sancito dall’art. 13 della Dichiarazione universale dei diritti umani, le cui vittime non sono solo coloro che intraprendono il viaggio, ma anche i loro parenti, che vivono l’angoscia per la scomparsa dei loro familiari o il lutto senza neanche il conforto di una degna sepoltura. Il Mediterraneo, infatti, è diventato un cimitero all’aperto: dal 2000 il numero delle vittime ha superato le 35.000 unità. E nessuno sa quante siano esattamente quelle lungo i percorsi che dall’Africa subsahariana e dal Medio Oriente portano verso le coste meridionali del Mediterraneo. Per molti, però, si tratta solo un numero, che ogni tanto, tra una notizia e l’altra, compare al telegiornale, e finiscono per ignorare che ognuna di quelle vittime rappresenta una persona, con un sogno che l’ha spinta a migrare nel tentativo di realizzarlo. Gli attivisti di Missing at the borders raccolgono ogni giorno interviste video affinchè le famiglie possano raccontare, in prima persona, le loro esperienze. «Chiediamo giustizia, verità e dignità per le famiglie. Chiediamo che:
– si diano alle famiglie risposte concrete su ciò che è accaduto ai loro familiari scomparsi;
– l’Unione Europea cessi di esternalizzare la sorveglianza delle frontiere;
– sia garantito a tutti e a tutte la libertà di movimento». [Mara Cacciatori, ecoinformazioni]

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