
#io non sono d’accordo
Il 15 luglio si voterà in Parlamento il rinnovo delle missioni internazionali e il memorandum di intesa con la Guardia costiera libica. Una vergogna, Mediterranea Saving Humans, assieme alle organizzazioni della Civil Fleet e ad altre realtà della società civile, organizza una campagna sui social media per opporsi.
Sono passati ormai quattro anni da quando sono iniziati gli accordi tra Italia e Libia. L’intesa prevede il contenimento dei flussi migratori in cambio di un vasto compenso. Proprio così, perchè, malgrado le istituzioni internazionali e europee non considerino la Libia un luogo sicuro, ma anzi un paese del tutto instabile, continua ad aumentare il contributo italiano ed europeo alla Guardia Costiera libica. L’Italia, fedele alla prassi di esternalizzazione del controllo delle frontiere, ha speso la cifra record di 785 milioni di euro, per finanziare le autorità libiche impegnate nelle operazioni di accoglienza e contrasto all’immigrazione clandestina, con l’obiettivo di ridurre il traffico illegale via mare e migliorare le condizioni dei “centri di accoglienza” in territorio libico, acquistando medicine e attrezzatura medica, oltre a investire nella formazione del personale impiegato. E pensare che coloro cui si sta riempendo il portafoglio, sono proprio le persone che violano i diritti e le libertà conquistati grazie alle dure e ripetute lotte impresse sui nostri libri di storia. Lo dichiara l’Onu, quando afferma che i centri ufficiali in molti casi sono gestiti dai medesimi attori coinvolte nella tratta di esseri umani e nel traffico di persone. È da stupidi non comprendere che riportare i migranti in Libia non fa che alimentare il traffico di esseri umani. Il 7 luglio di quest’anno 29 associazioni e ong laiche e religiose, riunite nel tavolo Asilo e Immigrazione e impegnate sul fronte dell’accoglienza, con una lettera-appello rivolta al governo Draghi, ribadiscono la necessità di cancellare il Memorandum con la Libia. «Il governo continua a pagare le motovedette che sparano anche ai nostri pescatori, nonostante gli ottocento morti in mare superati quest’anno, secondo quanto riportato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni», ha rivendicato Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione dell’Arci, durante una conferenza stampa in Senato. Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief) propone una serie di interventi sulla rotta per una gestione chiara e sicura del fenomeno migratorio: 1) superare la legge Bossi-Fini ed estendere i canali di ingresso regolari per i migranti in Italia e in Unione europea; 2) approvare un piano di evacuazione delle persone detenute illegalmente in Libia; 3) istituire una missione navale europea con chiaro compito di ricerca e salvataggio delle persone in mare; 4) riconoscere il ruolo fondamentale delle organizzazioni umanitarie nella salvaguardia della vita umana in mare; 5) interrompere l’accordo Italia-Libia, subordinando qualsiasi futuro accordo alla fine della fase di transizione politica nel paese, nonché alle necessarie riforme che eliminino la detenzione arbitraria e prevedano adeguate misure di assistenza e protezione, in particolare per migranti e rifugiati.
Per sostenere un cambio di rotta per porre fine a tanta ingiusta sofferenza, Mediterranea Saving Humans, assieme alle organizzazioni della Civil Fleet e ad altre realtà della società civile organizza una campagna sui social media per opporsi a questo scempio. Con la diffusione di due hashtags: #NienteAccordiConLaLibia e #NonSonoDAccordo ribadisce la sua assoluta contrarietà ai centri illegali di detenzione, agli abusi, alle torture fisiche e psicologiche che continuano a colpire migliaia di persone, alle ripetute morti lasciate prodursi in mare, al cinico comportamento della guardia costiera libica, al continuo girarsi dall’altra parte dei governi. Governi che vantano principi e leggi costituzionali basate sulla centralità e dignità della persona umana, sui diritti inviolabili, sul valore della vita, sulla giustizia, sulla solidarietà. Valori apparentemente banali e scontati, che sembrano però essere ancora lontani. [Mara Cacciatori, ecoinformazioni]