Ancora folgorati dall’Europa

«Le frontiere continuano a ferire e uccidere. È della serata di sabato 4 settembre la notizia che un uomo è rimasto folgorato alla stazione internazionale di Chiasso mentre si trovava sul tetto di un treno. Quasi meccanicamente, le fonti giornalistiche aggiungono che quella persona, di cui tuttora si ignora l’identità, dovrebbe essere un “migrante” che cercava di passare “illegalmente” la frontiera.

È una notizia che non deve sorprendere perché da anni la totale mancanza di politiche relative alle migrazioni (in Italia, in Europa, nel mondo), diverse dalla pura e semplice repressione, spinge le persone costrette a vivere i drammi dell’abbandono dei propri Paesi sulle strade della disperazione, in viaggi costellati di violenze e di pericoli.

Abbiamo cercato in questi anni di conservare la memoria di Youssouf Diakite, morto folgorato nel 2017 alla stazione di Balerna, e di Mohammed Kouji, travolto da un treno nel 2018, ma questi fatti continuano a ripetersi: poco più di una settimana fa tra Ventimiglia e Mentone, un’altra persona è morta in maniera analoga, mentre sulle rotte balcaniche la morte è all’ordine del giorno, e non è un treno a fare la differenza.

Non possiamo e non dobbiamo abituarci a questi fatti assurdi e tragici. L’unico modo per evitarli non è pensare a frontiere “più sicure”, ma organizzare una gestione delle migrazioni che sia all’altezza dei diritti sanciti dalle leggi internazionali e dei doveri di umanità che tutti e tutte abbiamo.

Como è città di frontiera, non può affondare nell’indifferenza per queste vicende. Siamo di fronte a un preciso dovere di intervento e di azione politica, per cambiare questa gravissima situazione, che ci rende di fatto corresponsabili di ripetute morti, violenze e soppressioni di diritti.

La persona folgorata ieri sera a Chiasso è ricoverata in gravissime condizioni, ma non è ancora deceduta. Le auguriamo, con tutto il cuore, di salvarsi, senza dimenticare che, per tutti e tutte, non ci sarà salvezza senza un cambiamento radicale delle politiche migratorie». [Como senza frontiere]

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