
Video/ A Ghedi contro le armi illegali e letali
Lo sanno bene anche i promotori della denuncia contro chi ha accolto e permette le armi nucleari in Italia: non sarà una sentenza a risolvere il problema della sudditanza del governo attuale e di quelli proecedenti che hanno accetato di “ospitare” ordigni nucleari americani per la nostra “sicurezza” rendendo milioni di persone a rischio “evaporazione” se il nemico decidesse di colpire le “nostre” armi di guerra. Eppure lo studio di Ialala e la decisione di tante organizzazioni antimilitartiste e pacifiste di chiedere alla magistratura di agire contro un evidente reato (lo dimostra il libro che anche Arci e Csf di Como hanno contribuito a rendere possibile) è un tassello essenziale utile ai movimenti come alla politica della rappresentanza che solo sinergicamnte possono salvarci dalla fine dell’umanità e di molte delle specie viventi. E che servano anche le sentenze – lo ha sottolineato Ugo Giannangeli nella conferenza – è evidente oggi dopo il pronunciamento storico che ha salvato tre migranti aggrediti dalle norme liberticide del decreto contro la memoria delle vititme della strage europea di Cutro.
Anche in questo caso le disposizioni antiumane non vengono soppresse grazie al rispetto della Costituzione affermato nella sentenza, ma la percezione popolare dell’ingiustizia forse un po’ si fa strada. La chiave di volta per rendere devvero salvifica la propostta di Abbasso la guerra e di Pax Christi e di altre venti organizzazioni sta nella capacità di rendere questo passo contro gli armaenti nucleari condiviso da tutta la galassia pacifista superando il settarismo che non risparmia nemmeno questo insieme tutt’altro che unitario. E’ un buon segno che i propomotori abbiano posto questa necessità come prioritaria. All’appello mancano alcune delle organizzazioni più grandi e importanti, se ci saranno la speranza di salvarci insieme saranno maggiori. A Ghedi il primo passo è stato fatto il 2 ottobre, proprio davanti alla base. [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]




