Indagine su una mafia al di sopra di ogni sospetto
La responsabilità del futuro: recita così il titolo dell’incontro organizzato dal Comitato soci Coop Lombardia di Como sul tema delle mafie, ma c’è anche il bisogno di ricostruire il passato – per capire il presente – perché nella comprensione delle vicende degli ultimi vent’anni riesiedono molte delle spiegazioni che possono servire a rendere più afficace la lotta alla criminalità organizzata.
Anna Vinci, autrice del libro La mafia non lascia tempo, esordisce proprio collegando la mafia alla P2, su un ideale linea che unisce la storia “nera” dell’Italia recente, e ricordando quanto sia necessario ricostruire il puzzle e ricomporre il quadro. “Non mi sento come una giapponese che resta nella foresta mentre la guerra è ormai finita”: per la lotta alle mafie serve un impegno costante,
Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino e quindi attivista, fondatore del Comitato 19 luglio ’92 e del Movimento agende rosse, mette nel suo intervento tutta la passione da cui è animato: sottolinea come la strage di via D’Amelio in cui furono uccisi suo fratello e la scorta sia di fatto una strage di stato, ricorda come si possa ormai dire con sicurezza quanto Paolo Borsellino fu intralciato nelle sue indagini dai vertici proprio in vista di quell’accordo (o trattativa che dir si voglia) tra Stato e mafia. Usa parole molto dure verso l’attuale presidente della Repubblica che appare il garante del silenzio sul quella trattativa. E sottolinea poi quanto sia pericoloso cercare di far passare quelle vicende per “vecchie” storie.
Mentre l’intervista telefonica con il collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo risulta piuttosto deludente (del resto rivolta soprattutto a costruire un’immagine alternativa a quella del killer), è centrale l’intervento di Giorgio Bongiovanni, direttore AntimafiaDuemila, per quanto complicato da parecchi inconvenienti tecnici. Il giornalista afferma senza mezze termini che la trattativa c’è stata ed è andata in porto, così che con le forze criminali è stato siglato un vero e proprio patto; gli assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino si collocano in questo scenario, eseguiti dalla mafia ma con l’appoggio dei servizi segreti e forse anche con appoggi internazionali (certo la mafia statunitense era interessata a far sparire Falcone, autore tra l’altro di importanti inchieste sul traffico internazionale di droga). Bongiovanni sottolinea anche quanto l’economia della criminalità organizzata abbia ormai una rilevanza fondamentale: si calcola che ogni anno il “fatturato” delle principali organizzazioni criminali si aggiri in Italia tra i 150 e i 200 miliardi di euro; ciò significa – di fatto – la possibilità di interferire con la gestione dell’economia nazionale, attraverso una infinita serie di aziende, formalmente “pulite” ma gestite con i soldi della criminalità. Ciò nonostante, e nonostante il clima pesante, Bongiovanni si dichiara ottimista. La lotta non è finita. La sperianza nemmeno.
Un messaggio analogo a quello lanciato in apertura, da Marcello Iantorno, assessore a Legalità, diritti e trasparenza del Comune di Como, che aveva fatto appello al ruolo della società civile per rimuovere qualsiasi complicità nel paese.
Al netto di un’organizzazione un po’ problematica e di qualche sbavatura nei toni, la serata del 24 ottobre al Teatro Nuovo di rebbio ha fornito parecchi elementi di prima mano per la conoscenza della criminalità organizzata di ambito mafioso, insediata – e in modo non episodico – anche nel territorio lombardo e comasco.
[Fabio Cani, ecoinformazioni]
Il palco all’inizio della serata.
Patrizia Di Giuseppe, coordinatrice dell’incontro con Salvatore Borsellino.
Anna Vinci con Marcello Iantorno, durante l’intervista telefonica a Gaspare Mutolo.
Salvatore Borsellino.